LE BORRE DEL GUFO

 

lunedì, 8 settembre 2014

LE BORRE DEL GUFO

Nella foresta grigia e spoglia, sopravviveva alla devastante modernità, l’esemplare di due razze di rapaci: uno animale, l’altro di provenienza umana. Il rapace animale, dal volo silenzioso e micidiale, inghiottiva le prede vive. Il rapace di provenienza umana, dal movimento veloce e chiassoso, improvvisamente colpiva alle spalle e politicamente uccideva, lasciando le borre disseminate ovunque, in solitaria meditazione. Il gufo animale sbuffava e soffiava, ambedue si eguagliavano nel beffeggiare. Il gufo animale, nelle credenze del popolo, era sinonimo di sventura, il rapace di provenienza umana, era catalogato nell’asocialità, si dice anche goffa e sciocca; cambiava, schizofrenico, continuamente il verso. I passaggi dei due rapaci imbrattavano le città e le campagne, causando gli interventi dell’Europa e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La situazione era talmente allarmante che furono finanziati i laboratori per le ricerche, indispensabili a scoprire un metodo risolutivo per superare la pericolosa minaccia di contaminazione e iniziare la prevenzione. (Ricordo da un racconto di nonna Teresina).

I  TRE  TESTONI
Il grande tricefalo governativo,
(Europa, Partito, Primo ministro)
rimasto provinciale rottamatore,
dopo il rodaggio, è soltanto il solitario Cesare,
il perduto baleno nel primo terzo millennio.
Testone si ripropone, di tre anni allontana,
il giudizio, la posta, il volpacchiotto rimanda,
il furbo fiorentino è l’ S.O.S. lanciato,
offre scranni ai timidi critici interni,
inveisce contro quelli esterni.
La volpe, seppur di nomea furba,
nella guerra del deserto,
nelle galoppanti cacce,
nelle novelle, senza più fiato,
senza più passo, sempre perisce.
-Renzo  Mazzetti-
(lunedì 8 settembre 2014, ore 15)

Vedi: 

IL PERIODO IPPICO (25 agosto 2014).


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