mercoledì, 30 aprile 2014
UN MAGGIO VERO
In antichità il corteo del primo maggio, quando passava
davanti al monumento del re, cambiava il colore rosso bandiera con quello nudo
dell’asta: i lavoratori torinesi, in segno di disprezzo, passando sotto a quel
monumento, capovolgevano le loro bandiere. Riprendiamo quella significativa
tradizione? Quando siamo sotto al monumento del re Giorgio e quando passiamo
sotto ai monumenti dei sindacati e dei governanti, perché non capovolgere le
nostre bandiere? Sotto a tutti quei monumenti, capovolgiamo le nostre bandiere?
L’orgoglio proletario del libero cittadino ha sempre rianimato, tutto e
ovunque, o no? (Ricordo da un racconto di Rita).
INNO DEI LAVORATORI
Su fratelli, su compagne,
su, venite in fitta schiera:
sulla libera bandiera
splende il sol dell’avvenir.
Nelle pene e nell’insulto
ci stringemmo in mutuo patto,
la gran causa del riscatto
niun di noi vorrà tradir.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
La risaia e la miniera
ci han fiaccati ad ogni stento
come i bruti d’un armento
siam sfruttati dai signor.
I signor per cui pugnammo
ci han rubato il pane,
ci han promessa una dimane:
la dimane si aspetta ancor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
L’esecrato capitale
nelle macchine ci schiaccia,
l’altrui solco queste braccia
son dannate a fecondar.
Lo strumento del lavoro
nelle mani dei redenti
spenga gli odii e fra le genti
chiami il dritto a trionfar.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Se divisi siam canaglia,
stretti in fascio siam potenti;
sono il nerbo delle genti
quei che han braccio e che han cor.
Ogni cosa è sudor nostro,
noi disfar, rifar possiamo;
la consegna sia: sorgiamo
troppo lungo fu il dolor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Maledetto chi gavazza
nell’ebbrezza dei festini,
fin che i giorni un uom trascini
senza pane e senza amor.
Maledetto chi non geme
dello scempio dei fratelli,
chi di pace ne favelli
sotto il pié dell’oppressor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
I confini scellerati
cancelliam dagli emisferi;
i nemici, gli stranieri
non son lungi ma son qui.
Guerra al regno della guerra,
morte al regno della morte;
contro il diritto del più forte,
forza amici, è giunto il dì.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
O sorelle di fatica
o consorti negli affanni
che ai negrieri, che ai tiranni
deste il sangue e la beltà.
Agli imbelli, ai proni al giogo
mai non splenda il vostro riso:
un esercito diviso
la vittoria non avrà.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Se eguaglianza non è frode,
fratellanza un’ironia,
se pugnar non fu follia
per la santa libertà.
Su fratelli, su compagne,
tutti i poveri son servi:
cogli ignavi e coi protervi
il transigere è viltà.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
-Filippo Turati-
Vedi:
PRIMO MAGGIO (1 maggio 2010) ;
960,05 MAGACICLI (4 marzo 2010) ;
PERSONALITA' E PERSONALITA' (4 aprile 2014).
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