UN VERO UOMO
giovedì, 6 febbraio 2014
UN VERO UOMO
Per capire capire il mio punto di vista, bisogna che tu
comprenda chiaramente che per me non esiste l’uomo astratto, ma l’uomo sociale,
storico. Le categorie della verità non sono eterne e statiche, ma storiche,
vive, concrete. Quando tu dici per esempio – in forma di interrogazione – che
l’uomo può diventare un “vero” uomo svolgendo con fede ed umanità il suo
mestiere “esterno”, tu appunto usi ancora un concetto astratto (non storico) e
individualistico della moralità. E’ invece giusto l’opposto, che solo essendo
un “vero” uomo, si può diventare “veri” anche nell’esercizio d’un mestiere.
“Primum vivere, deinde philosophari”: è dalla vita che scaturisce la filosofia,
la poesia, l’arte: ma anche tutti gli altri “mestieri” tecnici e scientifici è
così. Un “vero” scienziato è prima di tutto un “uomo”, al servizio della sua
verità storica. Ciò ti aiuterà anche a capire il mio punto di vista rispetto
alle capacità particolari d’un individuo. Certo, io credo alla
“specializzazione”, dico solo che deve essere una “specializzazione” della
propria “umanità vera”, strettamente in funzione di essa. (In modo concreto:
non bisogna lasciarsi gabellare dai “galantuomini” che ti dicono: io sono un
uomo onesto, faccio il mio dovere, e così sia.) In quanto alla vocazione, è un
altro discorso. Io credo che esistano vocazioni innate, attitudini di natura,
eccetera. L’umanità d’un uomo è frutto della società da cui nasce (e che gli dà
solo una “vocazione” etica, sentimentale, psicologica) e dell’educazione che dà
all’uomo i mezzi tecnici per “specializzare” la propria umanità. La vocazione è
un a posteriori, non è un a priori: è la coscienza storica della propria
esperienza. Tutto ciò meriterebbe un lungo discorso che è impossibile a farsi.
Quanto alla medicina, io condivido l’entusiasmo per lei: ma sono convinto
ch’essa non è più “utile” in sé e per sé della chimica o dell’astronomia, o
della paletnologia e dell’etnologia o perfino dell’archeologia e della
filologia. Le “scienze” non esistono: esiste una solo “scienza” ed è quella
“dell’uomo”: è l’umanità (concreta, storica), che si fonda nella medicina,
nella filologia o nell’astrologia, che le fa tutte inutili o utili. Perciò io
amo con lo stesso entusiasmo tutte le “scienze”, perché amo l’umanità, la vita,
e credo nella gioia di vivere: se fossi “morto” invece di essere “vivo” non
potrei entusiasmarmi per niente e per nessuno. -Mario Alicata- (Meditazione
sulle Sue lettere dal carcere in Regina Coeli Luglio 1943. / – Rinascita 17
Dicembre 1966 – / ).
L ‘ U O
M O (parte)
Non cerco altro premio
perché vedo che il potere è vergognoso e noioso,
la ricchezza pesante e sciocca,
la gloria un pregiudizio
nato dall’ignoranza degli uomini
inconsapevoli del loro valore
e della supina
abitudine ad inchinarsi.
Oh dubbi! Voi non siete altro che le scintille del pensiero.
Verrà il giorno!
Nel mio petto si riunirà il mondo dei sentimenti
col mio pensiero immortale in una gran fiamma creatrice
e con quella io dissiperò tutte le tenebre, tutte le
perversività
ed allora somiglierò a quegli dei che il mio pensiero ha
creato.
Tutto nell’uomo e tutto per l’uomo!
Eccolo nuovamente grande e libero.
Egli alza il capo alteramente e a passi gravi,
ma sicuri, marcia sulle rovine dei vecchi pregiudizi.
Solo in mezzo alla grigia nebbia degli errori,
ha dietro a sé la polvere del passato come una densa nuvola
e dinanzi gli sta la folla dei misteri che imperturbabili lo
aspettano.
Così s’avanza, l’uomo, senza posa.
Sempre più s’avanza,
l’uomo, senza posa.
Sempre più avanti, sempre più in alto!
-MASSIMO GORKI-
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