LE BRACCIA E I FIGLI

 

giovedì, 13 febbraio 2014

LE BRACCIA E I FIGLI

 

L’origine e il significato della parola “proletari” risale allo Stato romano i cui cittadini si dividevano in due classi: possidenti e nullatenenti. I possidenti pagavano allo Stato tasse dirette, i nullatenenti gli davano i figli, che venivano usati per difendere i ricchi. Proles significa in lingua latina figli, discendenti. Oggi, come ieri, un piccolo numero di privilegiati possiede tutta la proprietà, la grande massa del popolo niente altro che le braccia e i figli. Proprio come ieri le nostre sorelle e le nostre figlie devono servire e soddisfare le passioni bestiali di ricchi incontinenti. Molti degli attuali proletari posseggono una buona di formazione, -grazie all’istruzione pubblica, alla stampa, alla televisione, al computer e internet-, si uniscono sempre più tra loro; la classe privilegiata presenta il quadro dell’egoismo più terribile, dell’immoralità più abominevole. La civiltà attuale offre abbastanza mezzi per rendere felici tutti gli esseri viventi; lo scopo dei proletari d’oggi non è pertanto quello di distruggere, di vendicarsi e di trovare la libertà nella morte, ma di operare onde venga fondata una società, nella quale tutti possano vivere liberi e felici. Nella società attuale sono proletari tutti coloro che non possono vivere di un proprio capitale, tanto il lavoratore quanto lo scienziato, l’artista come il piccolo artigiano; e, quand’anche la piccola borghesia possegga una piccola ricchezza, tuttavia, per la terribile concorrenza, va evidentemente incontro, a passi da gigante, a quella condizione che la porrà completamente sullo stesso piano degli altri proletari. Uniamoci quindi, e così verranno favorite entrambe le parti. (Ricordo da un racconto di Ariella).

I   GRILLI
Del nostro stivale
Ai poveri nani
Quel solito male
Dei grilli romani
In oggi daccapo
Fa perdere il capo.
E’ vario il rumore:
Che predica l’ira,
Chi raglia d’amore;
Ma, gira e rigira,
Rivogliono in fondo
L’impero del mondo.
Nel nobile guitto,
Che senza un quattrino
Ostenta il diritto
D’andare al casino,
Vi trovo in idea,
Bastardi d’Enea.
Non tanta grandezza,
O seme d’eroi
Tenuto a cavezza:
Ritorna, se puoi,
Padrone di te,
O Popolo-Re.
-Giuseppe   Giusti-

Vedi: 

SORCI (23 gennaio 2014) ; 

 LAVORATORI! (16 novembre 2009).


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