SORCI
giovedì, 23 gennaio 2014
SORCI
“Non aveva mai visto in vita sua una segale così sinistramente bruna, marrone, del colore di oro vecchio brunito. In genere, mietuta a suo tempo, la segale è molto più chiara. Quei campi color fiamma, che ardevano senza fuoco, quei campi che senza suono urlavano la loro invocazione d’aiuto, erano incorniciati dalla calma indifferenza di un cielo senza fine che già volgeva verso l’inverno e dove, come ombre su un volto, nuotavano, instancabili, lunghe nuvole di neve, stratificate, nere al centro e orlate di bianco. Tutto aveva un moto lento, regolare. Scorreva il fiume, incontro gli veniva la strada, sulla strada comminava il dottore, le nubi avanzavano nella stessa direzione. Nemmeno i campi rimanevano immobili:qualcosa si muoveva sulla loro distesa in preda a un minuto, irrequieto brulichio che dava ribrezzo. I topi vi si erano moltiplicati in numero sterminato, mai visto fino ad allora. Gli correvano sulla faccia e sulle mani, gli si arrampicavano su per le gambe e dentro le maniche, quando la notte lo coglieva in aperta campagna e gli toccava sdraiarsi a dormire in mezzo ai solchi. Di giorno torme di topi ben pasciuti gli si intrufolavano tra i piedi lungo la strada e, a schiacciarli, si trasformavano in una viscida melma che ancora s’agitava e squittiva. A rispettosa distanza lo seguivano in muta terribili mastini di campagna, villosi e inselvatichiti, che si guardavano tra loro come per consigliarsi sul momento di avventarglisi contro e sbranarlo. Si nutrivano di carogne, ma non disdegnavano nemmeno i sorci di cui la campagna formicolava” ………………………………………. sente arrivare il sonno, spegne la luce e si vede mentre continua a leggere Zivago a un Lenin sorridente ………………….(Ricordo da un racconto di Ariella).
Vedi:
ESPERIENZA (29 dicembre 2013) ;
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