DELITTO CONTRO LA NAZIONE
lunedì, 25 novembre 2013
DELITTO CONTRO LA NAZIONE
Gettate via i paraocchi dell’ottimismo ufficiale ed
abituatevi a guardare la realtà quale essa è. E la realtà è questa: la
liberalizzazione è concepita come un mezzo per arrivare alla integrazione ed
all’unificazione economica dell’Europa, la quale può esporre l’economia
italiana ad un pericolo grave che non bisogna perdere di vista. Fate attenzione
alle condizioni che si vanno creando per la unificazione economica dell’Europa
capitalistica. Appare ormai chiara la tendenza ad una cooperazione tra Stati
Uniti e Gran Bretagna al di fuori dell’Europa ed in contrasto con gli interessi
europei. La Gran Bretagna apre le porte delle sue colonie agli Stati Uniti
d’America, e questi fanno pressione sugli altri paesi a favore della Gran
Bretagna. Di queste manovre il governo italiano ne sa forse già qualche cosa
per le prossime trattative con la Gran Bretagna circa la quotazione della
sterlina sul mercato italiano. Il dilemma è: cambio libero o cambio ufficiale?
La prima soluzione sarebbe forse più conveniente per l’Italia, ma pare che il
nostro governo sia stato indotto dalla pressione americana ad accettare la
soluzione del cambio ufficiale, più favorevole alla Gran Bretagna. Di fronte
alla cooperazione anglo-americana sta sorgendo un raggruppamento di paesi
continentali europei nel quale la Francia tende ad affermare la propria
egemonia: è il cosiddetto Fritalux. Contemporaneamente si annuncia la
costituzione di un cartello, sotto l’egida americana, tra il Comité des forges,
la più potente organizzazione monopolistica francese e la Confederazione
dell’Industria tedesca. In queste condizioni si prepara la integrazione ed
unificazione economica dell’Europa capitalistica.
QUALE PROSPETTIVA SI APRE PER L’ITALIA?
Lo ha annunciato Zellerbach a Washington: L’Italia dovrà
sacrificare la sua industria pesante, la siderurgia e la metalmeccanica.
Ebbene, quando noi comunisti vediamo porre il problema della liberalizzazione
nei termini in cui taluni ne parlano, sorge il dubbio ed il sospetto che,
aprendo il mercato italiano all’importazione straniera, la concorrenza estera
possa puntare alla distruzione di quelle nostre industrie per le quali il
signor Zellerbach ha già suonato le campane a morte.
Orbene, se dopo le dichiarazioni del rappresentante del
piano Marshall in Italia si considerano lo stato attuale della nostra industria
meccanica, la inerzia del governo nei suoi confronti, la sua eccessiva
arrendevolezza alle esigenze dei grandi stati imperialisti, allora sorgono le
più serie e più gravi preoccupazioni.
Che cosa fa, che cosa pensa di fare il governo in questa situazione?
Condivide esso i propositi del signor Zellerbach? Non ne
sappiamo nulla. Sappiamo solo che, mentre maturano problemi di tanta gravità
per l’avvenire del nostro paese e si va creando una situazione così piena di
pericoli e di incognite per l’Italia, noi ci trastulliamo con le fanciullaggini
della solidarietà europea e del Consiglio d’Europa. Attenzione che in nome
della solidarietà europea non si condanni a morte la nostra industria
meccanica. Sarebbe un delitto contro la nazione! Noi siamo stati danneggiati
dal piano Marshall per i limiti posti alle nostre esportazioni verso l’Europa
orientale, con i maggiori danni proprio per l’industria meccanica. Siamo stati
danneggiati dalle svalutazioni monetarie,di cui solo ora si cominciano a
sentire le conseguenze; siamo ora minacciati dalla liberalizzazione degli
scambi.
MATURANO PROBLEMI GRAVI:
la politica economica del governo non dà nessuna garanzia
per la tutela degli interessi nazionali. L’esperienza del passato non consente
di essere tranquilli per l’avvenire. Il governo ha deciso di non decidere: ecco
un altro aspetto e significato della crisi ministeriale. In questo momento
bisogna avere alla testa dei ministeri persone di grande capacità per
affrontare sul piano internazionale quei problemi dalla cui soluzione dipende
la sorte e l’avvenire economico della nazione.
Voi continuate in quella politica delle occasioni perdute.
Voglio leggervi un brano sulla crisi ministeriale di una
autorevole rivista economica, che esprime il pensiero di importanti forze
borghesi e industriali: ” abbiamo l’impressione, una impressione maligna se si
vuole, che la crisi che è capitata adesso, sul nostro governo, e che si è
risolta come non crisi, finisca per creare un eccellente pretesto al
mantenimento di una linea politica che in sostanza si risolve ed esaurisce
nella procrastinazione di ogni effettiva soluzione dei problemi in sospeso.
Molte occasioni sono andate, riguardo a questi problemi, perdute. E’ comune la
constatazione sulla necessità di avviare a completa soluzione i problemi
fondamentali della vita italiana e vorremmo insistere qui su una osservazione
che abbiamo già fatta altra volta, ossia richiamare gli uomini più avvertiti
dell’attuale maggioranza parlamentare sulla labilità – rebus sic stantibus –
dei risultati del 18 aprile ”. Avete capito, signori? – (Roma, novembre 1949) -
INDOVINA L’INDOVINELLO:
CHI E’ L’ AUTORE ??????????????
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IL CIELO CADE
(parte della dedica del libro)
Mio zio Robert cugino di Albert, mia zia Nina,
le mie cugine Annamaria (Cicci) e Luce,
tutti loro dormono nel cimitero della Badiuzza
sopra Firenze
tra San Donato in collina e Rignano sull’Arno.
Sulla loro tomba c’è scritto:
” trucidate dai tedeschi
il tre agosto millenovecentoquarantaquattro ”.
Io e la mia sorella
che stavamo alla Villa fin da piccole
(perché la nostra mamma era morta)
siamo state risparmiate dalle SS
perché non ci chiamavamo Einstein
ma Mazzetti.
Così abbiamo diviso le gioie della vita
e ricevuto il loro affetto per anni
ma al momento della morte
siamo state separate da loro.
Questa vita mi è stata regalata
solo perché ero di ” un’altra razza ”.
-Lorenza Mazzetti-
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