CONTADINO

giovedì, 18 ottobre 2012

CONTADINO

Carissimi genitori, mentre penso al dolore che proverete alla notizia della mia triste sorte, vi voglio scrivere per confortarvi e assicurarvi che ho accettato ogni cosa dalle mani del Signore. Spero che come il buon Dio mi ha dato la forza di sopportare tanta pena così darà a tutti voi il coraggio e la rassegnazione. Vi chiedo scusa se non sono sempre stato buono come avrei dovuto e spero mi perdonerete. Per me non piangete che sono sicuro che il buon Dio accetterà il mio sacrificio ed ora mi trovo contento di unirmi a Lui. Tutti vi ricordo in particolare modo la mamma e il babbo i nonni i fratelli e la sorella i parenti tutti, per me non vi angustiate non piangete mi fareste dispiacere perché sono rassegnato alla volontà del Signore. Per questo sacrificio darà a voi ogni benedizione e a me darà il Paradiso dove tutti ci ritroveremo. Vi bacio e vi abbraccio tutti. Vostro affezionatissimo Leandro Corona. (anni 20, contadino, fucilato dai fascisti nel marzo 1944 a Campo di Marte in Firenze).

 UNA   NOTTE   A   FIRENZE
A volte penso che tu sia la morte,
incantata città di trasparenza.
Esulta dal suo vivido la luna
spiegata alla fermezza della terra
e dentro l’aria l’aria ha il suo tepore
chiuso al mite suggello della bocca.
Le colline non tengono che il lume
dell’eterna distanza, e se la morte
è degli umani segni l’orma breve,
il suo pensiero ad abitarti accampa,
vinto ai millenni d’una terra antica
che non conosci. O prossima al passato
del tuo sepolcro, florida e dipinta
nella memoria come stanza, il vero
pensiero della morte non ha luni,
ma la resa infinita ove la sabbia
al suo stesso miraggio si consuma,
luna deserta al suo deserto nero.
-Alfonso  Gatto-

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