CRICCA
domenica, 2 settembre 2012
CRICCA
La filosofia ha operato sforzi incredibili, prima di
riuscire a far capire agli uomini una verità evidente e le cui prove si
ripresentavano continuamente ai loro occhi, dalla culla, da cui giungono grida
confuse e indistinte, fino alla tomba che divora la sua preda e la inghiotte in
un silenzio eterno: tutti sono uguali per origine e per diritto di natura;
tutti discendono dal medesimo principio; tutti devono tendere a un fine comune.
Mi sembra che quest’immensa scoperta avrebbe dovuto avere come conseguenza
immediata la soluzione definitiva della questione sociale. Non è stato per
nulla così: essa è diventata sempre più problematica, man mano che la scienza
che la costituisce si è volgarizzata. Da che cosa deriva questo? Dal fatto che
gli sfruttatori del genere umano, non potendo aver la sicurezza che la sua
ignoranza ispirava ai suoi padroni e, tuttavia, desiderosi di conservare a
tutti i costi gli infami privilegi di coloro ch’essi avevano soppiantato,
privilegi ora definiti diritti acquisiti, hanno eretto a sistema la menzogna,
la mala fede, l’inganno, l’intimidazione e la violenza; e, con questo metodo
vergognoso, sono riusciti ad arrogarsi indefinitamente le stesse prerogative,
con l’aiuto di qualche cambiamento di forma e di denominazione. Armati di
queste terribili accuse contro il sistema d’ineguaglianza sociale, ed essendo
poi in grado di provare che quest’ultima è la fonte impura da cui sgorgano
tutte le miserie, tutti i vizi, tutti i crimini che trasformano il corso della
vita, che ognuno deve percorrere, in un’arena perennemente lordata dalle lacrime
e dal sangue, proclamiamo qui la necessità di abolirla al più presto. Abolire
l’ineguaglianza! Ma qual potere magico hanno queste poche parole! Mai una
bestemmia ha avuto un effetto così subitaneo sulle menti accecate dal
fanatismo. Le ho appena pronunciate, e già vedo innumerevoli orde scagliarsi
contro di noi, con la rabbia nel cuore e il pugnale in mano. Ciechi! Non vedete
dunque che noi vogliamo strapparvi dal petto il cancro impuro che vi rode? Non
vedete che non abbiamo nulla in comune con i riformatori che sconvolgono l’uno
dopo l’altro gli imperi? Non vedete dunque che veniamo per annunciare
all’umanità la realizzazione delle promesse, che essi fecero così sovente e
sempre invano, perché erano gli organi e gli strumenti d’una casta o d’una cricca,
di cui bisognava prima di tutto soddisfare l’orgoglio e l’avidità; mentre noi
stiamo per dare l’ultimo colpo a tutte le caste che tentano in ogni modo di far
ricadere il genere umano nell’avvilimento, avendo ancora la folle speranza di
riconquistare il loro antico dominio; noi dichiariamo qui una guerra mortale a
tutte le cricche che sono loro succedute, e il cui giogo è ancora più ignobile
di quello dei loro predecessori, perché, non potendo negare i principi, nel cui
nome sono giunti al potere, cercano soltanto di farli dimenticare mediante
false interpretazioni, sì che non rimanga altro potere se non quello dell’oro
posseduto, né altra morale se non quella d’ottenere tutto attraverso l’oro.
(Meditazione su Come le cricche son giunte al potere di Jean-Jacques Pillot).
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