CARMELO

 

mercoledì, 22 agosto 2012

CARMELO

Io villanello a cui la roba manca mi alzo e vedo la campagna tutta biancheggiar… piovvi in Toscana e vita bestiale e non umana sì come mulo ch’io fui, declama Carmelo mentre sulla riva dell’Arno aspetta Carlino con il barcone stracolmo di sabbia. Poi si ferma e, fra se e se, ad un suo pensiero non parlato, a voce alta si risponde: l’ignoranza del volgo giudica senza discernimento e crede che il sole abbia il diametro d’un piede, così anche per i costumi la gente è ingannata dalla vana crudeltà. Non conviene seguire il gregge. Anch’io ho avuto una vita esiliata, ma il mio Dante almeno si è preso delle soddisfazioni conosciute nei secoli: iscritto al partito ghibellino e contrario al potere temporale ha perfino mandato un papa all’inferno. (Ricordo da un racconto di Tirella).

D O P O     L A     F U G A     D E L     P A P A
 Al Campidoglio! Il Popolo
 Dica la gran parola.
 Daghe i romani vogliono,
 Non più triregno e stola.
 Se il papa è andato via,
 Buon viaggio e così sia:
 Non morrem già d’affanno
 Perché fuggì un tiranno,
 Perché si ruppe il canape
 Che ci legava il pié.
 Viva l’Italia e il Popolo
E il papa che va via!
 Se andranno in compagnia
 Viva anche gli altri re!
 Al Campidoglio! Il Popolo
 D’esser tradito è stanco:
 Non vuol parole dubbie:
 Si parli chiaro e franco:
 Il papa, ch’è ispirato,
 Fé senno e se n’è andato,
 Gli altri han da far lo stesso,
 Devono andargli appresso
 E starsene da sé.
 Viva l’Italia e il Popolo
 E il papa che va via!
 Se andranno in compagnia
 Viva anche gli altri re!
 * * *
 [  N U O V A     V I T A  ]
 Ove del mondo i cesari
 Ebbero un dì l’Impero
 E i Sacerdoti tennero
 Schiavo l’uman pensiero,
 Ove è sepolto Spartaco
 E maledetto Dante,
 Ondeggerà fiammante
 L’insegna dell’amore
 Dimenticate, o popoli,
 L’ira di un dì che muore
 Sarà la terra agli uomini
 Come una gran città.
 Libera, grande, unita
 Vivrà una nuova vita
 La stanca umanità.
 -Goffredo Mameli-




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