PRIMAVERA

lunedì, 16 aprile 2012

PRIMAVERA

 

In un primo tempo la neve disgelò all’interno, in silenzio e in segreto. Quando una buona metà di quella immane fatica venne compiuta, non fu più possibile tenerla nascosta. E il prodigio si rivelò. Dalla coltre bianca che si fendeva l’acqua corse fuori e cantò. I fondi, impraticabili antri del bosco trasalirono e fu tutto un risveglio. L’acqua trovava libero sfogo: si precipitava giù dai burroni, si spandeva in stagni, si riversava dovunque. Presto il bosco si riempì del suo rombo, del suo fumido vapore. Nella foresta i torrenti strisciavano come serpi, si impantanavano e affondavano nella neve che ne legava i movimenti, scorrevano sibilando per i pianori, precipitavano alzando un pulviscolo d’acqua. La terra ormai non poteva più assorbire umidità. Da altezze vertiginose, quasi dalle nubi, se ne abbeveravano invece con le loro radici gli abeti secolari, ai cui piedi si depositava una schiuma bruna che s’asciugava in tanti cerchi, come la schiuma della birra sulle labbra e sui baffi. La primavera inebriava il cielo, che ne era stordito e si copriva di nuvole. Sopra la foresta navigavano basse nubi di feltro dai lembi sfilacciati che a momenti si abbattevano in tiepidi acquazzoni con un odore di sudore e di terra, a spazzar via gli ultimi resti della nera, squarciata corazza di ghiaccio.

 

I N D O V I N A      L’ I N D O V I N E L L O :

 

C H I      E’      L’ A U T O R E ??????????????

 

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P  R  I  M  A  V  E  R  A

 

La primavera tardò a lungo a scoprirsi.

 

Nelle ultime settimane di quaresima

 

fece un tempo sereno, gelido.

 

Di giorno, al sole, disgelava,

 

ma di notte toccava i sette gradi;

 

la neve era così indurita

 

che andavano con i carri

 

senza seguir la strada.

 

A Pasqua nevicò.

 

Poi, tutt’a un tratto,

 

il secondo giorno della settimana santa,

 

soffiò un vento tiepido, avanzarono nubi,

 

e per tre giorni e tre notti

 

cadde una pioggia tiepida e impetuosa.

 

Il giovedì

 

il vento avanzò una fitta nebbia grigia

 

come per nascondere i misteri

 

dei mutamenti che si compivano nella natura.

 

Nella nebbia si riversarono acque,

 

scricchiolarono e si spostarono i massi di ghiaccio,

 

più veloci si mossero i torbidi spumeggianti torrenti,

 

e a sera si lacerò la nebbia,

 

le nuvole fuggirono via a pecorelle,

 

si rassenerò e si aprì la vera primavera.

 

-Lev   Nikolaevic   Tolstoj-

 

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