FULMINE
venerdì, 13 aprile 2012
FULMINE
Un pozzo senza fondo: i 90 F-35 costeranno oltre 10 miliardi
di euro. Monti, con sostegno bipartisan, si è limitato a ridurre da 131 a 90 il
numero dei caccia da acquistare. La crisi economica, ha documentato il Censis,
ha colpito in Italia soprattutto i giovani, un milione dei quali ha perso il
lavoro negli ultimi tre anni. Tranquilli, perché al loro futuro ci pensa la
Lockheed Martin: ”Proteggere le generazioni di domani – assicura nella sua
pubblicità – significa impegnarsi per la quinta generazione di oggi”. Si
riferisce all’F-35 Lightning II, ”L’unico velivolo di quinta generazione in grado
di garantire la sicurezza delle nuove generazioni”. Sono stati dunque
lungimiranti i governi che hanno deciso di far partecipare l’Italia alla
realizzazione di questo caccia (prima denominato Joint Strike Fighter) della
statunitense Lockheed Martin. Con il sostegno di uno schieramento bipartisan,
il primo memorandum d’intesa venne firmato al Pentagono nel 1998 dal governo
D’Alema; il secondo, nel 2002, dal governo Berlusconi; il terzo, nel 2007, dal
governo Prodi. E nel 2009 è stato di nuovo un governo Berlusconi a deliberare
l’acquisto di 131 caccia che, a onor del vero, era già stato deciso dal governo
Prodi. L’Italia partecipa al programma dell’F-35 come partner di secondo
livello, contribuendo allo sviluppo e alla costruzione del caccia. E ora arriva
il governo ”tecnico” di Monti a confermare tutto con il ministro-ammiraglio Di
Paola. Vi sono impegnate oltre venti industrie: Alenia Aeronautica, Galileo
Avionica, Datamat e Otomelara di Finmeccanica e altre tra cui la Piaggio. Negli
stabilimenti Alenia verranno prodotte oltre mille ali dell’F-35. Presso
l’aeroporto militare di Cameri (Novara) sarà realizzata una linea di
assemblaggio e collaudo dei caccia per i paesi europei, che verrà poi
trasformata in centro di manutenzione, revisione, riparazione e modifica. A
tale scopo sono stati stanziati oltre 600 milioni di euro, presentandolo come
un grande affare per l’Italia. Ma non si dice quanto verranno a costare i pochi
posti di lavoro creati in questa industria bellica. Non si dice che, mentre i
miliardi dei contratti per l’F-35 entreranno nelle casse di aziende private, i
miliardi per l’acquisto dei caccia usciranno dalle casse pubbliche. Spesa
militare: 25 miliardi. Per partecipare al programma, l’Italia si è impegnata a
versare un miliardo di euro, cui si aggiungerà la spesa per l’acquisto ora di
90 F-35 (inizialmente ne erano previsti 131). Allo stato attuale, essa può
essere quantificata in oltre 10 miliardi di euro. Va inoltre considerato che
l’aeronautica sta acquistando anche un centinaio di caccia Eurofighter Typhoon,
costruiti da un consorzio europeo, il cui costo attuale è quantificabile anche
questo in oltre 10 miliardi di euro. E, come avviene per tutti i sistemi
d’arma, l’F-35 verrà a costare più del previsto. Il prezzo dei primi caccia
prodotti – documenta la Corte dei conti Usa – è risultato quasi il doppio
rispetto a quello preventivato. Il costo complessivo del programma, previsto in
382 miliardi di dollari per 2.443 caccia che saranno acquistati dagli Usa e da
otto partner internazionali, sarà dunque molto più alto. Perfino il senatore
John McCain, noto ”falco”, ha definito ”vergognoso” il fatto che il prezzo dei
primi 28 aerei sfori di 800 milioni di dollari quello preventivato. Nessuno sa
con esattezza quanto verrà a costare l’F-35. La Lockheed aveva parlato di un
prezzo medio di 65 milioni per aereo, al valore del dollaro 2010, ma poi è
stato chiarito che il prezzo non comprendeva il motore né i costosissimi
sistemi elettronici e all’infrarosso. L’Italia si è dunque impegnata ad
acquistare 90 caccia F-35 senza sapere quale sarà il prezzo finale. Anche
perché differisce a seconda delle varianti: a decollo/atterraggio
convenzionale, per le portaerei, e a decollo corto/atterraggio verticale.
L’Italia ne acquisterà circa 50 della prima variante e circa 40 della terza,
che saranno usati anche per la portaerei Cavour. E, una volta acquistati, dovrà
pagare altri miliardi per ammodernarli con i sistemi che la Lockheed produrrà.
Un pozzo senza fondo, che inghiottirà altro denaro pubblico, facendo crescere
la spesa militare, già salita a 25 miliardi annui. Arma per la guerra
d’attacco. Non ci si poteva illudere che il governo Monti cambiasse rotta,
sganciando l’Italia da questo costosissimo programma: si è limitato solo a
ridurre il numero dei caccia da acquistare. L’ammiraglio Di Paola, oggi
ministro della difesa, è infatti il maggiore sostenitore dell’F-35: fu lui, in
veste di direttore nazionale degli armamenti, a firmare al Pentagono, il 24
giugno 2002, il memorandum d’intesa che impegnava l’Italia a partecipare al
programma come partner di secondo livello. E l’F-35 Lightning (Fulmine) – che,
assicura la Lockeed, ”come un fulmine colpisce il nemico con forza distruttiva
e inaspettatamente” – è il sistema d’arma ideale per la strategia enunciata da
Di Paola quando era capo di stato maggiore della difesa: trasformare le forze
armate in uno ‘’strumento proiettabile”, dotato di spiccata capacità
”expeditionary” coerente col ”livello di ambizione nazionale”. Che l’F-35
garantirà insieme alla ‘’sicurezza delle nuove generazioni”. (Meditazione su Un
pozzo senza fondo di Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco, il manifesto).
L A M A R C I
A D E L L A P A C E
E se Berlino chiama, ditele che s’impicchi:
crepare per i ricchi, crepare per i ricchi;
e se Berlino chiama, ditele che s’impicchi:
crepare per i ricchi no, non ci garba più,
no, non ci garba più.
E se la NATO chiama, ditele che ripassi:
lo sanno pure i sassi, non ci si crede più.
Se la ragazza chiama, non fatela aspettare:
servizio militare solo con lei farò.
E se la patria chiama, lasciatela chiamare:
oltre le Alpi e il mare un’altra patria c’è.
E se la patria chiede di offrirgli la tua vita,
rispondi che la vita per ora serve a te.
-Franco Fortini e Fausto Amodei-
(dalla marcia della pace Perugia-Assisi, settembre 1961)
Commenti
Posta un commento