RISPETTO

 

martedì, 7 febbraio 2012

RISPETTO

 

 Il direttore del museo della Memoria di Auschwitz ha chiuso il Memoriale italiano. Il revisionismo storico imperante, non solo in Italia, ha senza dubbio comportato una drastica revisione di fatti e protagonisti con nuove rappresentazioni storiografiche della Shoah, così come della memoria pubblica europea. A farne le spese, oggi, è così anche il Memoriale italiano ad Auschwitz dal quale si vuole cancellare ogni memoria dei deportati comunisti, partigiani, omosessuali o rom che perirono, assieme agli ebrei che di essi facevano molto spesso parte, nei campi di sterminio nazisti. In occasione dell’inaugurazione Primo Levi, che vi aveva collaborato col testo, parla della pluralità delle storie di deportazione che legge nel quadro storico dell’antifascismo e della Resistenza «La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo – disse – non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa dai primi incendi delle Camere di Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto». I quattro architetti che progettarono il Memoriale italiano furono protagonisti nella lotta antifascista, Ernesto Nathan Rogers era ebreo e rifugiò in Svizzera, Enrico Peressutti combatté con il CLN durante la Resistenza insieme a Gian luigi Banfi e Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Questi ultimi vennero catturati e deportati nel campo di Mauthausen: Banfi vi morì e Belgiojoso venne liberato dagli americani nella primavera del 1945. Al tempo della realizzazione del Memoriale, nel 1979, era vivo soltanto quest’ultimo. Per realizzare la tela che si doveva avvolgere nella spirale venne quindi contattato l’artista Pupino Samonà. Sulle grandi strisce di tela, che si snodano per circa 80 metri, l’artista illustrò la storia della dittatura, dell’occupazione tedesca, della Resistenza e della deportazione in Italia dal 1922 al 1945. Ad accompagnare il tutto l’opera di Luigi Nono, i testi di Primo Levi e il coordinamento di Nelo Risi, vale a dire il meglio dell’arte di quel periodo. Ora il Memoriale è chiuso. Ad attirare l’attenzione sul caso è oggi l’Accademia di Belle Arti di Brera che già nel 2008 aveva fatto una campagna di restauri ai dipinti di Samonà e che da quel momento si batte per salvarne l’integrità fisica. In occasione della giornata della Memoria, ha promosso una serie di eventi tra cui la laurea Honoris Causa all’archistar americana Peter Eisenman, autore del Monumento all’Olocausto di Berlino. Nell’ambito della sua Lectio Magistralis Braidensis, Eisenman ha posto l’attenzione sull’interesse culturale nazionale ed internazionale del Memoriale Italiano e sul valore del progetto e dell’arte nelle politiche istituzionali della memoria. Brera è anche capofila di un vasto movimento di opinione che vede schierati studiosi, organizzazioni, ordini professionali, artisti, accademici i quali, dopo aver inviato un appello ai colleghi tedeschi, si rivolgono ora al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendogli ”di intervenire perché al più presto vengano tolti gli offensivi sigilli al Memoriale, ripristinando così il suo stato di patrimonio comune dell’umanità, e perché il Governo Italiano, grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, lo dichiari bene culturale italiano, dando veste al mandato che il Memoriale ha storicamente svolto fino alla chiusura del primo luglio”. Il memoriale, infatti, dopo essere stato chiuso rischia ora lo smantellamento. Il mondo dell’arte, evidenzia come il Memoriale italiano di Auschwitz abbia guadagnato una storicità che si aggiunge a quella originaria e documentale della testimonianza diretta; e, secondo il principio rivendicato da Elie Wiesel in occasione del recente furto della scritta di ingresso al Museo, deve essere conservato senza essere sottoposto ad aggiornamenti perché come ”tutto ciò che è al di là del filo spinato non è disponibile”. A tal proposito, l’Accademia di Brera propone anche la mostra sul Progetto Glossa ovvero una proposta di intervento per la messa in sicurezza dell’installazione e la realizzazione di un apparato didascalico che accompagni i visitatori sviluppato nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Progettazione dell’Architettura del Consorzio delle Università degli Studi di Palermo, Napoli, Reggio Calabria, Parma ed Accademia di Belle Arti di Brera dall’architetto Gregorio Carboni Maestri e dalla restauratrice Emanuela Nolfo. Carboni Maestri, a proposito del suo progetto parla di ”un momento di riflessione su un periodo buio della nostra storia” e fornisce una lettura chiara sullo smantellamento del Memorial che definisce ”un tentativo di contrastare la rilettura dei fatti rimuovendo il ruolo e i simboli del partito comunista nella lotta al nazismo”. Singolare, per un campo di concentramento dove, in quel 27 gennaio del 1945, ad entrare fu proprio l’Armata Rossa. (Meditazione su: La Memoria cancellata di Beatrice Andreose).

 

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I  G  N  O  M  I  N  I  A

 

Lo straniero non sapeva tutto

 

di quei monti e di quelle colline

 

non sapeva tutto di quelle pianure.

 

Lo straniero si smarriva

 

nei labirinti dei centri antichi

 

non trovava gli sperduti paesini.

 

Lo straniero non conosceva quel sentiero

 

né il sicuro nascondiglio

 

dove bambini giocarono e ragazzi si uccisero.

 

Il fascio littorio

 

Salò e le camicie nere

 

furono barbarie e distruzione.

 

Antigone salvò quei neri cadaveri

 

dalla furia dei perseguitati assassinati

 

nell’aldilà dove non si perdona.

 

L’eterna oscurità detenga le spie

 

e i servitori dei tiranni dannati

 

nell’infernale pozzo dei traditori.

 

Nessun civile perdono sia concesso

 

al morto non uguale al morto

 

solo rigoroso ricordo.

 

Ancora sanguinano innocenti ferite

 

e cumuli di coscienze tremanti

 

testimonianze perenni

 

per non ricadere nell’ignominia.

 

-Renzo Mazzetti-

 

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