FIERI
venerdì, 20 gennaio 2012
FIERI
In quell’anno si ebbero molti prodigi. Sul Campidoglio
scesero uccelli di malaugurio, le case crollarono per frequenti terremoti e,
mentre si temeva che la rovina si allargasse, per il panico i più deboli
rimasero schiacciati; anche la scarsità dei raccolti e la conseguente carestia
vennero interpretate come segno divino. Le lamentele e le proteste non furono
soltanto segrete, ma il popolo con fieri clamori giunse ad assalire Claudio
mentre stava amministrando la giustizia, a ricacciarlo verso l’estrema parte
del foro, sospingendolo con forza, finché egli, protetto da un gruppo di
soldati, poté farsi strada fra la calca ostile. Nella città si sapeva che erano
rimaste vettovaglie solo per quindici giorni e non oltre, perciò furono di
aiuto in quella situazione la grande benevolenza degli dei e la mitezza
dell’inverno. Eppure un tempo l’Italia alle legioni forniva viveri nelle più
lontane provincie; neppure oggi la terra nostra è sterile, ma noi andiamo
piuttosto a coltivare l’Africa e l’Egitto, in modo che la vita del popolo
romano è alla mercé delle condizioni del mare e delle navi. (Meditazione sugli
annali di Tacito).
C O N T R O U
N D E T R A T T O R E
E che! Pensi tu dunque, o ria, mendace
Lingua, col vano tuo garrir turbarmi
Quella ch’io serbo in cor serena pace?
Pensi o desio di cibo o sonno trarmi?
Più che la tua lode, a me tuo biasmo piace.
E puoi non ira, ma pietà destarmi:
Contro candida mente e onor verace
D’invidia e di voltà che voglion l’armi?
Scorno a te cresci e pregio a me; tuo nero
Velen disfoga pur; ch’io più animoso
L’impreso ognor terrò dritto sentiero.
Alla luna così latra il mastino,
Ed ella con dispregio maestoso
Segue tacita in cielo il suo cammino.
-Lazzaro Papi-
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