DONARE

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CLEO&CHARLY

 


Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha. La rinunzia sarà graduale, iniziando coi meccanismi, che saranno abiliti tutti, dai più complicati ai più semplici, dal calcolatore elettronico allo schiaccianoci. Tutto ciò che ruota, articola, scivola, incastra, ingrana e sollecita sarà abbandonato. Poi eviteremo tutte le materie sintetiche, iniziando dalla cosiddetta plastica. Quindi sarà la volta dei metalli, delle leghe pesanti e leggere giù giù fino al semplice ferro. Né scamperà la carta. Eliminata carta e metallo non sarà più possibile la moneta, e con essa l'economia di mercato, per fare posto a un'economia di tipo nuovo, non del baratto, ma del donativo. Ciascuno sarà ben lieto di donare al suo prossimo tutto quello che ha e cioè, considerando le cose dal punto di vista degli economisti d'oggi, quasi niente. Ma ricchissimo sarà il dono quotidiano di tutti a tutti nella valutazione nostra, nuova. Saranno scomparse le attività quartarie, e anzitutto i grafici, i PRM, e i demodossologi. Spariranno quindi le attività terziarie, e poi anche le secondarie. Le attività di tipo primario, coltivazione della terra, andranno man mano restringendosi, perché camperemo principalmente di frutti spontanei. E' ovvio che a questo si arriverà per gradi, e non senza arresti o inciampi. Agli inizi formeremo appena delle piccole comunità, isolette sparute in mezzo allo sciaguattare dell'attivismo, e gli attivisti ci guarderanno con sufficienza e dispregio. Per parte nostra, metteremo alla porta con ferma dolcezza i rappresentanti di commercio, gli assicuratori e i preti. Avremo eletto per nostra dimora le zone meno abitate, cioè quelle che hanno clima migliore. A poco a poco vedremo la nostra isola crescere, collegarsi con le altre isole fino a formare una fascia di territorio ininterrotto. E un giorno saranno gli altri, gli attivisti, a ridursi in isola; poche decine di longobardi febbrili aggrappati a rotelle e volani, con gli occhi iniettati di sangue. Forse non riusciremo mai a vincerli alla nostra causa, e resteranno lì a correre in circolo, a firmarsi l'un con l'altro cambiali, a esigerne il pagamento. Ridotti così in pochi, man mano che i meno saldi muoiono d'infarto, formeranno un cerchio sempre più angusto e rapido, fino a scomparire da sé. E noi li staremo a guardare dall'esterno, sorridendo. Il lavoro si sarà per noi ridotti quasi a zero, vivendo dei frutti spontanei della terra e di pochissima coltivazione. Saremo vegetariani, e ciascuno avrà gli arredi essenziali al vivere comodo, e cioè un letto. Il problema del tempo libero non si porrà più, essendo la vita intera una continua distesa di tempo libero. Scomparsi i metalli, gli uomini avranno barbe fluenti. Scomparse le diete dimagranti e i pregiudizi pseudoestetici le donne saranno finalmente grasse. Scomparsa la carta, non avremo né moneta né giornali né libri. Perciò, trasmettendosi le notizie di bocca in bocca, noi non sentiremo né le false né le superflue. Senza libri, la letteratura dovrà tramandarsi per tradizione orale, e la tradizione orale non potrà non scegliere i soli capolavori. Vedremo automobili ferme per via, senza più carburante, e le abbandoneremo ai giochi dei bambini, ai quali però nessuno dovrà dire che cosa erano, a che cosa servivano quelle cose un tempo. Ovunque cresceranno vigorose erbe e piante, in breve l'asfalto ti tingerà tutto di verde, con immediato miglioramento del clima. Anche le zone umide e nebbiose diventeranno abitabili. Gli animali domestici passeggeranno liberi e robusti in mezzo a noi, galline, dromedari, pipistrelli, pecore, eccetera. Cessato ogni rumore metalmeccanico, suonerà dovunque la voce dell'uomo e della bestia. Liberi da ogni altra cura, noi ci dedicheremo al bel canto, ai lunghi e pacati conversari, alle rappresentazioni mimiche e comiche improvvisate. Ciascuno diventerà maestro in queste arti. Non essendovi mezzi meccanici di locomozione, ci sposteremo a dorso d'asino o a piedi, e questo favorirà l'irrobustimento dei corpi, con immediati vantaggi fisici ed estetici. Grandi, barbuti, eloquenti, gli uomini coltiveranno nobili passioni, quali l'amicizia e l'amore. (Meditazione su La vita agra di Luciano Bianciardi).

L A    P I A N T A    P  R O T E T T A
Una pianta gentile e giovinetta
Si lamentava che il cultor l'avesse
Tra le spine ed i vimini costretta.
Ei  tacque allor: ma quando
A quella un giorno libertà concesse,
Venivale additando
Molte all'intorno pianticelle torte
O mozze, o svelte; e le diceva al fine:
Quest'era la tua sorte,
Ingrata, senza i vimini e le spine!
Fanciulli miei benevoli,
Che nella zucca avete un po' di sale,
A voi da questo apologo
Lascio cavar la debita morale.
-Marc'antonio Parenti-

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