PIANTE

 

LUNEDÌ, 25 LUGLIO 2011

PIANTE

E chi sa che Virgilio, Dante e gli altri toscani poeti con quelle lor favole non volessero insegnarci che le piante non sono affatto prive di senso? Io so molto bene che non v’è motivo né conghiettura né prova né ragione concludente, non tanto per la parte affermativa quanto per la negativa: ma egli è anche vero che le piante si nutricano, crescono, e producono seme e frutto come gli altri animali; cercano con ansietà il sole e l’aria aperta e sfogata; sfuggono in quel modo migliore che possono l’ugge malefiche, e con movimenti invisibili si storcono per iscansarle; e chi sa, se gambe avessero e non fossero così altamente radicate in terra, che non fuggissero da chi vuole offenderle, ed offese e straziate non facessero i lor versi ed i loro lamenti, se organi possedessero disposti e proporzionati all’opera della favella? Mi sovviene a questo proposito, ch’essendo io del mese di marzo in Livorno, vidi un certo pomo o frutto marino abbarbicato nella terra tra gli screpoli d’uno scoglio; la grossezza e la figura di esso pomo era come quella d’una arancia di mediocre grandezza, di quel colore per appunto che ànno i funghi porcini, che però fungo marino da’ pescatori è chiamato; ed avendolo colto e volendo vederne l’intera struttura, appena cominciai col coltello a pungerlo ed a tagliarlo, che vidi manifestissimamente che moto avea e senso, raggrizzandosi ed accartocciandosi ad ogni minimo taglio e puntura; e pure nella sua interna cavità, le pareti della quale erano bianche lattate, non conteneva altro che cert’acqua limpidissima di sapore di sale ed alcuni fili bianchi, i quali da una parte all’altra delle pareti senz’ordine alcuno erano distesi e tirati. E le spugne, che per alcuni valentuomini son noverate tra le piante, non si scontorcon elleno e non si raggrinzano, quando son toccate ed offese?

 I N D O V I N A      L’ I N D O V I N E L L O:

 C H I   E’   L’ A U T O R E ? ? ? ? ? ? ?

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 ALBERO
 Rumore di foglie
 secche
 cadute dall’albero
 ormai spoglio.
 Nudo
 al freddo inverno
 le sue radici
 nasconde nella terra.
 Come morto
 non sente
 né vento né gelo
 né le leggiere zampe
 di un passerotto
 che cerca il fogliame verde.
 -Renzo Mazzetti-
(DAL MIO CRANIO DAL MIO CIORE "10", Cosenza 1969).

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