ESSENZA

VENERDÌ, 24 GIUGNO 2011

ESSENZA

 

Si guardavano zitti e senza fiato gli innamorati. Avevano gli occhi fermi e brillanti, ma il tempo che passava vuoto vi ammucchiava il buio e i tremiti del pianto. Ed eccoti, una volta, come l’erba che trovi incastrata in un muro, nacque la parola, poi un’altra, poi più assai: solo che tutte le volte rassomigliava la voce a una cosa sognata che sentivi la notte e che poi torna più debole nella giornata. Sempre che si lasciassero, parevano come le ombre che escono allungate nelle stregonerie; se sentivano un rumore, aguzzavano l’orecchio e si vedevano; e se lampeggiava la luce si trovavano faccia a faccia nel rosso dei mattini. Un giorno – non vi saprei dire se nel mondo facesse freddo o piovesse – uscì di colpo la luce di mezzogiorno. Senza che lo sapessero, gli innamorati si tenevano per mano e insieme nuotavano nel sorriso che spandono le campane del paese. Non c’erano più angosce; si sentivano più leggeri di un santo, facevano i sogni delle vergini coricate sull’erba e che vedono il cielo e una colomba che gli passa davanti. Erano arrivati al punto giusto: adesso si potevano stringere, si potevano baciare, si potevano intrecciare come nel fuoco le vampe e come i pazzi potevano piangere ridere e sospirare; ma non fecero niente: stavano assorti come la neve rosata delle montagne quando il sole tramonta e a tutte le cose strappa un lamento. Chi lo sa. Certo si impaurivano di scomparire toccandosi col fiato; erano l’uno per l’altro la bolla di sapone colorata; e forse lo sapevano che dopo il fuoco escono torrenti di cenere e che i pazzi, se gridano troppo, li chiudono per sempre dove nessuno oserebbe entrare mai. Adesso non so dove sono, se sono vivi o sono morti, gli innamorati; non so se camminano insieme o se il diavolo lo ha voluti separati. Dio non voglia che siano divenuto fango nella strada. (meditazione sulla poesia: Da i ‘nnammurète i ‘nnammurète – Versione dell’autore : Gli innamorati – Albino Pierro).

 

 

 

M A T T I N A

 

 

 

M ‘ i l l u m i no

 

d ‘ i m m e n s o

 

 

 

-Giuseppe Ungaretti- 

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