QUINTERNI
LUNEDÌ, 30 MAGGIO 2011
QUINTERNI
Molti pensano che studiare voglia dire leggere. Leggere, invece, non è sempre studio. Spesso è divertimento. Se poi si aggiunge la preoccupazione che ho visto espressa, di non fare segni sui libri perché sarebbe indice di mala educazione (che maleducato Carlo Marx, il quale riempiva i suoi libri di segni e segnacci, e li faceva perfino a pezzi, in quinterni, per poterli utilizzare meglio), temo che il leggere, per molti, sia molto lontano dallo studio. La lettura è studio quando è fatta con un certo criterio, con metodo e con uno scopo, per raccogliere certe nozioni; per mettere in chiaro tutti i termini di una questione; per venire a sapere, per esempio, come i classici del marxismo hanno giudicato un fatto, una situazione storica, come hanno risolto un problema di strategia o di tattica; per conoscere che cosa è accaduto in un certo periodo storico; o per estendere la propria conoscenza di una lingua, di una letteratura, di una forma di arte. Allora però la lettura non è sola, ma accompagnata dagli appunti, dalle note sui margini del libro, dai segni sul testo stesso, dalla rilettura, dal riassunto orale (mentale) o scritto delle cose lette, dalla loro ripetizione. Inoltre la lettura che è studio è di solito accompagnata da un piano di cose da leggere, per il quale ci si fa aiutare da che già conosce il tema, o da una bibliografia (elenco di scritti relativi ad un argomento). Solo quando per un lungo periodo di tempo si è letto a questo modo, ci si accorge alla fine di aver esteso le proprie conoscenze. Si è, cioè, imparato a studiare sui libri.
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