SIGNOR PRESIDENTE
SABATO, 16 APRILE 2011
SIGNOR PRESIDENTE
Signor Presidente, lei non può certo conoscere i nostri
nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell’unità nazionale che lei
rappresenta. Ma, signor Presidente, siamo anche dei “ragazzi di Barbiana”.
Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere
cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si
poneva lo scopo di fare di noi dei “cittadini sovrani”. Alcuni di noi hanno
anche avuto l’ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella
Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola
italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori. Il
degrado morale e politico che sta investendo l’Italia ci riporta indietro nel
tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci portò il comunicato dei
cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso
e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci
come si reagisce di fronte al sopruso. Più tardi, nella Lettera ai giudici,
giunse a dire che il diritto – dovere alla partecipazione deve sapersi spingere
fino alla disobbedienza: “In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani,
non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla.
Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli
uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole).
Quando invece vedranno che non sono giuste ( cioè quando avallano il sopruso
del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”. Questo invito
riecheggia nelle nostre orecchie, perché stiamo assistendo ad un uso costante
della legge per difendere l’interesse di pochi, addirittura di uno solo, contro
l’interesse di tutti. Ci riferiamo all’attuale Presidente del Consiglio che in
nome dei propri guai giudiziari punta a demolire la magistratura e non si fa
scrupolo a buttare alle ortiche migliaia di processi pur di evitare i suoi. In
una democrazia sana, l’interesse di una sola persona, per quanto investita di
responsabilità pubblica, non potrebbe mai prevalere sull’interesse collettivo e
tutte le sue velleità si infrangerebbero contro il muro di rettitudine
contrapposto dalle istituzioni dello stato che non cederebbero a compromesso.
Ma l’Italia non è più un paese integro: il Presidente del Consiglio controlla
la stragrande maggioranza dei mezzi radiofonici e televisivi, sia pubblici che
privati, e li usa come portavoce personale contro la magistratura. Ma
soprattutto con varie riforme ha trasformato il Parlamento in un fortino
occupato da cortigiani pronti a fare di tutto per salvaguardare la sua
impunità. Quando l’istituzione principe della rappresentanza popolare si
trasforma in ufficio a difesa del Presidente del Consiglio siamo già molto
avanti nel processo di decomposizione della democrazia e tutti abbiamo
l’obbligo di fare qualcosa per arrestarne l’avanzata. Come cittadini che
possono esercitare solo il potere del voto, sentiamo di non poter fare molto di
più che gridare il nostro sdegno ogni volta che assistiamo a uno strappo. Per
questo ci rivolgiamo a lei, che è il custode supremo della Costituzione e della
dignità del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la
Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che
si è venuto a creare. Ma soprattutto le chiediamo di fare trionfare la sostanza
sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a
promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione. Lungo
la storia altri re e altri presidenti si sono trovati di fronte alla difficile
scelta: privilegiare gli obblighi di procedura formale oppure difendere valori
sostanziali. E quando hanno scelto la prima via si sono resi complici di
dittature, guerre, ingiustizie, repressioni, discriminazioni. Il rischio che
oggi corriamo è lo strangolamento della democrazia, con gli strumenti stessi
della democrazia. Un lento declino verso l’autoritarismo che al colmo
dell’insulto si definisce democratico: questa è l’eredità che rischiamo di
lasciare ai nostri figli. Solo lo spirito milaniano potrà salvarci, chiedendo
ad ognuno di assumersi le proprie responsabilità anche a costo di infrangere
una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i
diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani
interpelli anche lei. Nel ringraziarla per averci ascoltati, le porgiamo i più
cordiali saluti. [Firmato:] Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini,
Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani, Nello Baglioni, Franco Buti,
Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini.
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BREVE SCHEDA BIOGRAFICA DI DON LORENZO MILANI.
Don Lorenzo Milani, morto nel giugno 1967, è salito alla
ribalta della scena italiana per essersi dedicato, corpo e anima,
all’elevazione culturale di operai e contadini affinché potessero affrancarsi
dall’oppressione e dall’ingiustizia. Persona tutta d’un pezzo, appena nominato
cappellano a Calenzano (Firenze), scosse l’Italia per la sua costante denuncia
di tutte le situazioni che provocano ingiustizia e violazione dei diritti,
indipendentemente da chi le provocasse o avallasse. Ciò gli procurò molti
nemici anche all’interno della sua stessa Chiesa, che per neutralizzarlo lo
confinò a Barbiana, un villaggio sperduto sugli Appenini toscani. Ma la sua
notorietà crebbe ulteriormente perché creò una scuola del tutto innovativa, per
contenuti, finalità e metodi. L’atto finale fu la stesura di Lettera a una
professoressa, un testo collettivo scritto assieme agli allievi per denunciare
il carattere classista e discriminatorio della scuola italiana. Don Milani è
famoso anche per la Lettera ai Giudici, nella quale sostiene il primato della
coscienza sulle leggi dell’uomo proponendo la disobbedienza come via estrema
per evitare all’umanità il ripetersi delle atrocità che ha conosciuto.
PROBLEMI DI STAGIONE
Signor maestro, che le salta in mente?
Questo problema è un’astruseria,
non ci si capisce niente:
trovate il perimetro dell’allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità…
Quest’altro poi
è un po’ troppo difficile per noi:
quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?
Saremo certo bocciati!
Ma il maestro che ci vede sconsolati:
Son semplici problemi di stagione.
Durante le vacanze
troverete la soluzione.
-Gianni Rodari-
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