PICCOLO FRUGOLO
GIOVEDÌ, 14 APRILE 2011
PICCOLO FRUGOLO
Mio caro piccolo grande figlio, sì, il mio grande tu sei,
con il tuo cuore intelligente capisci già tante cose, me ne sono accorto quando
sei venuto a trovarmi qui, e perciò sai, e lo devi sapere, che il tuo papà è
triste perché non potrà essere con te il giorno del tuo compleanno. Come mi
piacerebbe andare con te davanti alla casa di Francoforte, quando fa buio, o
meglio ancora salire sulla grande terrazza a tetto di Berlino per andare a
guardare le stelle che già ti piacevano tanto quando non eri che un piccolo
frugolo. Qui ho letto molto in un grande libro che parla di stelle (ti
ricordi?) e intanto pensavo spesso a te e a quando una volta, dopo l’allarme
aereo, volevi vedere le stelle, e c’erano quelle due belle luminose che stanno
sempre insieme e anche quella grande, e tu volevi sapere come si chiama. Lo sai
ancora?, o no, certamente no; è il re degli astri, Giove. Pensa un po’, Giove
ha otto lune come la nostra luna, ma è tanto lontano che non si possono vedere.
Ma a Berlino c’è un palazzo, un osservatorio astronomico con dei telescopi, e
se ci si guarda dentro, si vedono le lune di Giove e la nostra che si vede
grandissima con montagne alte come a Traunkirchen. Mi dispiace che non ci siamo
andati mai, avremmo visto anche Saturno che ha intorno a sé un grande anello
luminoso. Sai cosa? Siccome a noi due piacciono tanto le stelle, all’ora della
tua nascita, fra le quattro e mezzo e le cinque, guarderemo tutt’e due dalla
finestra il cielo e penseremo con un affetto speciale l’uno all’altro e alla
mamma. E se il cielo dovesse essere coperto di nuvole, allora pensa che è così
com’era quel giorno in cui la mamma ti mise al mondo e quasi ne moriva; se
invece è sereno, pensa che sono quelle stesse stelle che prima erano nascoste
dietro le nuvole scure. E ora ti auguro una buona giornata con i nonni e
certamente con Harold, Karin e la zia Kate che mi saluterai di tutto cuore. E
di’ loro che la mamma mi ha scritto e io a lei e che ciò ci ha reso molto
felici. Ho potuto anche vedere le deliziose bambole che lei ti ha fatto, ti
dovranno essere molto care perché in ogni punto vi è un pensiero di amore e di
nostalgia per te. Bambino amato, ti prendo nelle mie braccia e ti bacio. Scrivi
qualche volta, il tuo papà.
(biglietto scritto pochi istanti prima di morire) : Mio caro
figlio, gioia grande e tardiva, dunque, ti lascio senza padre? Tutt’un popolo,
no, ancora troppo poco, tutto il genere umano sarà padre per te. -Adam
Kuckhoff, impiccato il 5 agosto 1943 a Berlino-Plotzensee. ( Lettere di
condannati a morte della Resistenza europea, Einaudi).
PASSO DELLA FUTA – 10 AGOSTO 2007
Cammino raccolto
nel cimitero
terribilmente immenso.
Da nemici viventi
nelle vostre tombe
vi considero fratelli.
Ma quanta umanità
trucidata inerme
atrocemente sofferente.
Ma quanto grano
olio e riso
gettati nel fango.
Ma quante opere
ridotte a macerie
sulla terra affogata dal sangue.
Dell’esercito possente
foste soldati
implacabili.
Implacabili destini
di morti
anche voi ammazzati.
Uccisi da fratelli
e compagni salvatori
di nuova avvenuta vita.
Spero che qui
sepolti solo corpi
resti e solo resti di corpi.
Gli spiriti
sereni ritornati
da dove i corpi vennero.
La terra della Futa
non perdona
non odia.
Con pietà
custodisce le spoglie
silente ricorda.
-Renzo Mazzetti-
(ToscanAutori Antologia, IBISKOS EDITRICE RISOLO, 2008)
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