OLIGARCHICO

 

MERCOLEDÌ, 23 FEBBRAIO 2011

OLIGARCHICO

 L’indole oligarchica consiste in una bramosia di dominio che tende a potenza e a profitto, e l’uomo oligarchico è suppergiù un tale che, quando l’assemblea popolare discute quali persone si debbano designare perché aiutino l’arconte a metter ordine nella processione, salta su a sostenere che a questa commissione si debbano concedere i pieni poteri, e se gli altri propongono sia composta di dieci membri, esclama: < Uno basta, ma quest’uno, sì, dev’essere un uomo>, e dei versi di Omero ne ha ritenuto uno solo: < Non buona cosa è dei molti il dominio, uno solo imperi>, mentre non ne sa a mente nessun altro. S’intende che costui è buono a tener discorsi di questo genere: <noi dovremmo raccoglierci insieme a consiglio e trovar modo di liberarci dal canagliume e dalla piazza, e lasciare stare le cariche pubbliche, e finir così una buona volta di esporre la nostra persona ai ludibri o alle onorificenze di codesta gente>; <dobbiamo essere noi o loro ad abitare in città>. Ed esce a mezzogiorno tutto avvolto nel mantello, con i capelli né lunghi né corti, con le unghie curate appuntino, e declama in tono tragico discorsi cosiffatti: <Per colpa dei denunciatori non si può più reggere in questa città>. <In tribunale, chiunque ci intenti lite, riesce sempre a farci torto>. <Non so davvero intendere a che spera riuscire chi s’immischia nella politica>. <La plebe è ingrata, e sempre alla mercé di chi le faccia largizioni e doni>. Si vergogna nell’assemblea, ogni volta che gli capita accanto uno tutto smunto e sudicio. E dice: <Quando cesseremo dal rovinarci con le trierarchie e le liturgie?>. E che la razza dei demagoghi è esosa, aggiungendo che Teseo ha lui la prima colpa dei mali di Atene, poiché egli raccolse il popolo da dodici città in una sola, abolendo le monarchie, ma che pagò egli stesso la pena delle sue malefatte, poiché fu egli la loro prima vittima. E simili ragionamenti tiene con gli stranieri e con quelli tra i cittadini che hanno carattere simile al suo e professano le medesime opinioni politiche. -Toefrasto-

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 LA STAMPA
 Le illustri note che a le greche ville
 Venner con cadmo da Fenicia, e vanto
 S’ebbero di serbar quell’alto canto
 In che vive la grande ira d’Achille,
 
 Sculte in metalli oggi escon fuor di mille
 Cellette, e accolte insiem valgono a tanto
 Che rendon vere le parole, quanto
 Da labbra umane umano orecchio udille.
 
 Stese in marmoreo piano indi le tinge
 Negror di fumo, e gemon sotto al pondo
 Dell’asse che su lor si cala e stringe.
 
 Indi in candida vesta il mar profondo
 Varcano e i liti: e sì per lor si pinge
 Il pensier d’un sol uomo a tutto il mondo!
 -Francesco Cassi-
 (Pesaro, 1778 – 1846)

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