PRINCIPIO
domenica, 9 gennaio 2011
PRINCIPIO
La pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista
coincise, quasi giorno per giorno, con la rivoluzione a Milano e a Berlino, il
18 marzo 1848, che fu l’alzata di scudi di due nazioni al centro, una del
Continente, l’altra del Mediterraneo, due nazioni finora indebolite dalla
divisione e dalla discordia interne e di conseguenza cadute sotto dominio straniero.
Se l’Italia era sottomessa all’imperatore d’Austria, la Germania sopportava il
giogo indiretto ma non meno reale dello Zar di tutte le Russie. Le conseguenze
del 18 marzo 1848 hanno liberato l’Italia e la Germania da questa vergogna; se,
dal 1848 al 1871, queste due grandi nazioni sono state ricostituite e si può
dire restituite a se stesse, ciò avvenne, come diceva Karl Marx, perché gli
uomini che hanno abbattuto la rivoluzione del 1848 ne sono stati contro la loro
volontà gli esecutori testamentari. Dappertutto quella rivoluzione fu opera
della classe operaia; essa fece le barricate ed essa pagò di persona. Ma
unicamente gli operai di Parigi, rovesciando il governo, avevano la precisa
intenzione di rovesciare il regime della borghesia. Però, per quanto fosse
profonda la coscienza che essi avevano del fatale antagonismo esistente tra la
loro classe e la borghesia, né il progresso economico del paese né lo sviluppo
intellettuale delle masse operaie francesi avevano raggiunto il livello che
avrebbe reso possibile una riorganizzazione della società. I frutti della
rivoluzione, dunque, furono colti in conclusione dalla classe capitalista.
Negli altri paesi, in Italia, in Germania, in Austria, in Ungheria, gli operai
non fecero altro, dapprima, che innalzare al potere la borghesia. Ma in nessun
paese il regno della borghesia è possibile senza indipendenza nazionale; la
rivoluzione del 1848 aprì quindi la strada all’unità e all’autonomia delle
nazioni che finora ne erano state prive, dell’Italia, dell’Ungheria, della
Germania. Quella della Polonia seguirà a sua volta. Dunque, se la rivoluzione
del 1848 non è stata una rivoluzione socialista, essa ha spianato la strada, ha
preparato il terreno per quest’ultima. Grazie allo slancio dato alla grande
industria in ogni paese, il regime borghese negli ultimi quarantacinque anni ha
creato dappertutto un proletariato numeroso, concentrato e forte; ha quindi
allevato, così si esprime il Manifesto, i suoi seppellitori. Se non fosse stata
restituita ad ogni nazione europea l’autonomia e l’unità, non si potrebbero
realizzare né l’unione internazionale del proletariato, né la cooperazione
serena e intelligente di queste nazioni ad obiettivi comuni. Immaginatevi
un’azione internazionale e comune degli operai italiani, ungheresi, tedeschi,
polacchi, russi, nelle condizioni politiche precedenti il 1848! Perciò le
battaglie del 1848 non sono state combattute invano; i quarantacinque anni che
ci separano da questa tappa rivoluzionaria, neppure loro sono trascorsi
inutilmente. I frutti vengono a maturazione, e tutto ciò che io desidero è che
la pubblicazione di questa traduzione italiana del Manifesto sia di buon
augurio per la vittoria del proletariato italiano quanto la pubblicazione
dell’originale lo fu per la rivoluzione internazionale. Il Manifesto comunista
rende pienamente giustizia al ruolo rivoluzionario svolto del capitalismo nel
passato. La prima nazione capitalista è stata l’Italia. La fine del medioevo
feudale, l’inizio dell’era capitalista moderna sono scanditi da una gigantesca
figura di genio. Un Italiano – Dante, al tempo stesso l’ultimo poeta del
medioevo e il primo poeta moderno. Oggi, come nel ‘300, si delinea una nuova
era storica. L’Italia ci donerà il nuovo Dante che scandirà l’ora della nascita
di questa era proletaria? -Friedrich Engels- Prefazione all’edizione italiana
del 1893 al Manifesto del Partito Comunista di Marx e Engels.
VOTA COMUNISTA
se tuo padre si è consumato negli straordinari, e così fu scostante e arido,
e tua madre si è chiusa a stare in tinello, a cucinare e cuocere e cucire,
e tuo fratello, che aveva pure una testa, oggi è un analfabeta di ritorno,
tu, vota comunista:
se hai la compagna, e non hai la tua casa, e i tuoi figli, così, non ti devono nascere,
e sei troppo stanco per parlare e per amare, quando hai mangiato un boccone, la sera,
e non dici più niente, nemmeno, agli amici, perché non c’è niente di più, nella tua vita,
tu, vota comunista:
se un po’ hai capito come funziona il mondo, che lo hai capito da solo, per forza,
che se hai le scarpe, te le ha fatte qualcuno, che le sue scarpe sono peggio delle tue,
e per uno che ci diventa più umano, altri cento ci avranno fatto le spese,
tu, vota comunista:
-Edoardo Sanguineti-
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