PATRIA

domenica, 19 dicembre 2010

PATRIA

Patria. = .  La parola c’oggi il Comitato Nazionale, ampliato e formalmente costituito, indirizza a’ suoi fratelli di patria, è preambolo ad una serie d’atti, destinati a promuovere efficacemente il trionfo della Idea Nazionale. I principii che governeranno la nostra azione son noti. Stanno racchiusi entro i termini del nostro mandato, confermati, per molteplici e grandi prove, dalla volontà nazionale: Indipendenza: Libertà: Unificazione – siccome scopo: Guerra e Costituente Italiana – siccome mezzi. Noi abbiamo lo straniero accampato sul nostro terreno: vogliamo cacciarlo. Siamo tutti più o meno schiavi d’istituzioni e governi che uccidono in noi dignità e coscienza di cittadini, e intendiamo esser liberi, liberi tutti, liberi come Dio ci vuole. Siamo divisi da leggi, dogane, eserciti, influenze straniere diverse, ambizioni e trattati; e vogliamo unirci. Liberi, uniti, fratelli e forti, noi provvederemo, come le nostre tendenze, la coscienza dell’oggi e l’insegnamento dei migliori fra noi consiglieranno, al nostro avvenire. La nostra politica è semplice, diritta, schietta di sofismi e libera d’utopie. Prevale e prevarrà più sempre ai concetti studiati, complessi, arbitrari di partiti locali e di sette. L’Italia – noi dicevamo in una Circolare dell’Associazione Nazionale – vuol esser Nazione: per sé e per altrui: per diritto e dovere: diritto di vita collettiva, d’educazione collettiva, di crescente prosperità collettiva: dovere verso l’Umanità, nella quale essa ha una missione da compiere, verità da promulgare, idee da diffondere. L’Italia vuole essere Nazione Una: non d’unità napoleonica, non d’esagerato concentramento amministrativo che cancelli a beneficio d’una Metropoli e d’un Governo la libertà delle membra; ma d’unità di Patto, d’Assemblea interprete del Patto, di relazioni internazionali, d’eserciti, di codici, d’educazione, d’unità politica armonizzata coll’esistenza di Regioni circoscritte da caratteristiche locali e tradizionali e di grandi e forti Comuni, partecipanti quanto più possibile, coll’elezione, al Potere e dotati di tutte le forze necessarie a raggiungere l’intento dell’Associazione. E perché Nazione sia, è necessario che conquisti, coll’azione e col sagrificio, coscienza de’ suoi doveri e de’ suoi diritti. L’indipendenza e la libertà devono dunque raggiungersi non solamente pel Popolo, ma dal Popolo. Battaglia di tutti, vittoria per tutti. L’insurrezione è la battaglia per conquistare la rivoluzione, cioè la Nazione. L’insurrezione deve dunque essere Nazionale: sorgere dappertutto colla stessa bandiera, colla stessa fede, collo stesso intento. Dovunque essa sorga, deve sorgere in nome di tutta Italia, né arrestarsi finché non sia compiuta l’emancipazione di tutta Italia. L’insurrezione finisce quando la rivoluzione comincia. La prima è guerra, la seconda manifestazione pacifica. L’insurrezione e la rivoluzione devono dunque governarsi con leggi e norme diverse. A un potere concentrato in pochi uomini scelti, per opinione di virtù, d’ingegno, di provata energia, dal popolo insorto, spetta sciogliere il mandato dell’insurrezione e vincere la lotta: al solo Popolo, spetta il governo della rivoluzione. Tutto è provvisorio nel primo periodo: affrancato il paese dall’estrema Sicilia all’Alpi, la Costituente Italiana, raccolta in Roma, metropoli e città sacra della Nazione, dirà all’Italia e all’Europa il pensiero del Popolo. Questi principii son oggi i nostri, com’erano ieri, com’erano molti anni addietro, quando il Partito Nazionale era speranza di pochi dispersi individui e la formola Dio e il Popolo pareva sogno di menti giovenilmente audaci. Quel Partito è oggi costituito e potente: quella formola consecrò i decreti delle Assemblee di Roma e Venezia, le due città ch’ultime salvarono l’onore italiano. Non però sorge in noi intemperanza di sistema o diritto d’intolleranza. Ciascun di noi porta in core credenze fatte care dagli studi e dai patimenti; ciascun di noi sente il dovere d’esprimerle com’opera d’apostolato individuale; ma ad ogni manifestazione collettiva, La Sovranità Nazionale è norma inviolabile: Guerra e Costituente: vittoria in nome e per opera di tutti; poi, leggi pel bene e col consenso di tutti: è questo il solo programma che possa riunire sopra un campo comune gli uomini buoni e volenterosi di tutte provincie d’Italia. Su questo campo noi li chiamiamo. All’edempimento di questo programma noi sollecitiamo la cooperazione di quanti amano sinceramente, operosamente la Patria. Sorgerà un governo che lo faccia suo? Che col popolo e pel popolo mova guerra senza tregua ai privilegi, ai pregiudizi, alle divisioni dell’interno, e alle usurpazioni dello straniero? Le forze raccolte gli saranno aiuto all’impresa. Non sorgerà? Faremo da noi. Un popolo che per sagrifici eroici nella lotta, generosità sublime nella vittoria e fiera grandezza nella sventura, s’è rivelato degno erede dei Padri ed eguale ai più grandi popoli della terra – un popolo che conta Brescia e Palermo, Bologna e Messina, Roma, Venezia e Milano tra le sue città, è fatto per esser libero, conscio de’ suoi diritti e doveri, atto a trattare e compiere i suoi destini. Qualunque prefigga al lavoro fraterno, come condizione da accettarsi anzi tratto, un sistema arbitrario di forme politiche, usurpa sull’avvenire e sulla onnipotenza della Nazione. Qualunque smembri o limiti le forze attive – qualunque s’assuma dividere la questione d’indipendenza da quella di libertà – qualunque chiami il paese alla guerra d’emancipazione in nome, non d’un principio, ma d’un interesse locale ostile all’interesse della nazione- qualunque s’ostini in fidare le sorti comuni a una guerra condotta da uomini non scelti fra i caldissimi d’amor patrio, ma voluti da una casta avversa, appoggiata non su tutti, ma sopra un unico elemento del paese e inceppata da riguardi diplomatici o da paure di gente che miri più al prezzo del vincere che non al vincere – tradisce la causa nazionale e condanna a sterile rovina i devoti, a pianto inconfortato le madri, a nuovi lutti inonorati la patria. I fatti recenti potevano essere fatale, inevitabile insegnamento all’Italia: ma il ripeterli sarebbe imperdonabile colpa. Una sola guerra può dar salute all’Italia: guerra di tutte le forze regolari e irregolari della nazione, capitanata da uomini di provato amor patrio, diretta da un’Autorità suprema sciolta d’ogni obbligo da quello infuori del vincere, senza fiducia fuorché nel combattere, senz’aiuti fuorché nel moto simultaneo dei popoli, senza programma fuorché quello della Sovranità Nazionale. Noi cercheremo promuovere questa guerra, e prepararle circostanze propizie, armi e cooperazione di popoli oppressi anch’essi, e ai quali la nostra bandiera, come quella degli insorti Polacchi, dirà: per la nostra libertà e per la vostra. E noi soli, liberi d’ogni vincolo e influenza di diplomazie, senz’obblighi fuorché colla Nazione, senza timore fuorché del suo rimprovero, possiamo promuovere questa guerra. Collocati al di fuori d’ogni azione di spirito di municipio o provincia, noi non conosciamo che Italiani, noi possiamo meglio ch’altri rappresentare gl’interessi, i diritti, le speranze, le guerre, i destini della Nazione.

Gli uomini liberi di tutte contrade guardano a noi, esuli, senza diffidenza o sospetto. La nostra bandiera è bandiera di concordia, e speranza a tutte le nazionalità conculcate. Tra Roma e Vienna, Tra Pesth e Milano, tra Venezia e Bucharest, città d’una Patria, la Patria dei martiri e dei credenti in un comune avvenire, il Comitato Nazionale Italiano è facile, accettevole nesso. Esso è anello d’una vasta catena che si stende dovunque vive e freme senso del diritto e fede nell’eterna Giustizia. Italiani! Fratelli! Stringetevi a noi! Escito da un concetto d’accordo e di solidarietà nazionale, il Comitato invoca la fine d’ogni dissidio e aspetta il concorso di quanti vogliono conquistare e costituire la Patria. Immense sono le vostre forze, o Italiani, sol che le uniate; e la vittoria non è se non problema di direzione. Sia il pensiero seme d’azione insistente: ogni idea si traduca in atto; ogni individuo rappresenti un elemento di forza reale. Ordinatevi, concentratevi. Il concentramento è il segreto della vittoria. I nostri nemici sono migliaia; noi, milioni. E i trionfi delle singole vostre città v’hanno, negli ultimi due anni, insegnato che levandovi concordi da un punto all’altro, sareste invincibili. Una grande epoca sta per sorgere. La potenza d’iniziativa pende sospesa in Europa. E il popolo che saprà impossessarsene sarà benedetto fra i popoli per lunghi secoli e beato dell’unica gloria alla quale sorridono gli uomini e Dio. Una fede, una direzione, una sola bandiera! Voi vincerete, o Italiani. Padroni de’ vostri fati il dì dopo, la Nazione deciderà le questioni ch’or tengono incerti gli animi vostri. Il Comitato Nazionale non s’assume se non d’accentrare le forze e additarvi i mezzi coi quali voi potrete raggiunger l’intento. -IL MANIFESTO DEL COMITATO NAZIONALE ITALIANO- firmato da: Mazzini, Saffi, Saliceti, Sirtori, Montecchi. Agostini, Segretario.

-LONDRA, 8 settembre 1850.

ANTIFASCISMO = SECONDO RISORGIMENTO.

BELLA CIAO

Stamattina mi sono alzato
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
stamattina mi sono alzato
e ho trovato l’invasor
o partigiano portami via
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir
e se io muoio da partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir
e seppellire lassù in montagna
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior
e le genti che passeranno
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
mi diranno che bel fior
e questo è il fiore del partigiano
o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao
e questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà
e questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà.

VEDI: ARRESTATO


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