MAGIA

 

domenica, 26 dicembre 2010




Francesco.



MAGIA

ALINARI 1997. . = . Abbiamo venduto libri, foto 27×21 virato seppia in passepartout, fototipie, collotipie, poster, cartoline, dagherrotipi, vassoi, foulard, abatjour (piccole crisi d’identità). Oh buongiorno Elide; sì, sì, vai, vai. Abbiamo avuto, penso tutti, storie d’amore, di piccoli sguardi. Clienti affezionati, clienti tacchenti, clienti infuriati, presuntuosi, insolenti, generosi, pretenziosi, delusi e deludenti. Abbiamo tirato le nostre brave fregature. … Alinari, buongiorno… no, non c’è Paola… devo dire qualcosa, ah, non importa… Abbiamo telefonato. Sì, di gusto. Abbiamo giocato con i visitatori preferiti: cani e mocciosetti, meglio se stranieri, e poi bevuto: caffè; succhi di pomodoro, birrini con patatine rodeo, non quelle altre, le rodeo… Luce, colore, magia della prospettiva e dell’ottica è così che nasce… Abbiamo conosciuto Omar e il signor Macchia. Altri nomi? Sasso Rossi, Giovannoni, Pieri, Bogani, un cipresso lungo e stretto Piero Paravion, Fernando e la Nippa, Sammi, Stefano, Neve, la mamma di Neve, l’amante di Neve, la storia di Neve. Abbiamo corretto il buongiorno in buonasera, indicato il retto percorso, la strada del Latini, quella per il bagno, per gli archivi, per Marino marchi, per la stazione e per il Duomo. Abbiamo ridotto il prezzo a chi sorrideva e negato l’ingresso agli insistenti, raccontato storie di reporters e artisti vari per il gusto di non restare anonimi. Scritto in colonna con zelo e pazienza, addizionato, moltiplicato, percentualizzato e sottratto giroconti cassa sede e spese SIAE (ma non abbiamo mai e poi mai venduto rotolini per macchine fotografiche). Abbiamo risposto ai perché siete così cari, sorriso a chi si metteva sugli attenti o frignava, o s’ingobbiva o si dichiarava studente della vita per aver la riduzione. Consigliato un regalino, un pensierino, un bel regalo per il capo ufficio, l’amico emigrato, il parente che da giovane aveva fatto il servizio di leva a Firenze e ne parla con tanta nostalgia. Abbiamo… scusi c’è un biglietto d’ingresso, c’è un biglietto, sorry a ticket, you have to pay a… there’s an entrance, a fee, xcuse me, xcuse me, Signora!!!

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(Scritto sul retro di una busta Alinari)
Mi ricordo di aver chiesto
in silenzio a uno specchio
di spiegarmi cosa sono
i colori
e di averlo sentito
sussurrare al mio orecchio
che era giunto il momento
il momento di uscire
un po’ fuori.

Mi disse guarda
Dritto nella luce
Vedrai li troverai.
Mi disse ascolta
Bene la loro voce
E vedrai da solo
Capirai.
-Francesco Mannucci-
(dicembre 1997)
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<( REPLICA)>
 <<  Mercoledì 1° settembre 2010 h:06,35 >>
 
COS’E’ LA POESIA? 
Cos’è la poesia?
Cos’è questo momento che racchiude in sé il succo di un’anima, il frutto di una coscienza, la storia di un sentimento?
Forse è come un quadro. Uno splendido quadro da penetrare con ardore e semplicità. Da assecondare e assimilare.
Sì forse. Ma più di tutto la poesia è una lingua, una misteriosa e magica lingua. E’ il linguaggio che si sprigiona dall’animo più profondo. Quel sublime fluido che si trasforma in frasi, parole, sospiri. E’ una lingua difficile a comprendersi perché non esistono vocabolari, dizionari o traduttori vari. E’ una lingua misteriosa e per molti impenetrabile. E’ lingua della coscienza, della vita di una persona. E solo con una chiave magica è possibile sprofondare nei meandri della poesia. Solo con la chiave rara chiamata AMORE!
Poiché solo amando chi usa la POESIA, si può capirla divenendo noi stessi parte di essa, divenendo così anche noi POESIA.
-Francesco Mannucci (Checco)-

SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incattociarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
 
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
Del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
-Eugenio Montale-




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