ANNA
mercoledì, 29 dicembre 2010
ANNA
Mandarono la
cavalleria contro la folla esasperata dall’aumento del prezzo del pane, dalla
mancanza di lavoro, dalle condizioni di vita sempre più pesanti. I lavoratori
milanesi perdono centodiciotto uomini, cinquecento sono i feriti gravi. Decine
e decine gli arrestati. Il processo si svolge due mesi dopo e per Anna
Kuliscioff la condanna è di due anni di galera. La milizia rivoluzionaria di
Anna inizia presto. Figlia di un magistrato zarista allevata in una famiglia
aristocratica, fornita di una solida cultura europea, non ha ancora vent’anni
quando emigra clandestinamente in Svizzera dopo avere svolto attività politica
in Russia, Anna conosce già la Svizzera: giovanissima vi si era recata per
proseguire gli studi a livello universitario ( in Russia l’accesso
all’Università è ancora vietato alle donne ) e si iscrive, caso straordinario
per una donna a quei tempi, alla facoltà di ingegneria. A Lugano conosce Andrea
Costa, anche lui costretto all’esilio forzato dal fallimento di un moto
contadino in Romagna. Vanno insieme a Parigi e là pensano di costruire la loro
vita (avranno insieme una figlia) ma vengono quasi subito arrestati sotto
l’accusa di preparare moti insurrezionali. Costa viene condannato e Anna,
assolta, torna a Lugano. Comincia qui l’altalena delle separazioni, delle
fughe, degli interrogatori, delle lontananze forzate che alla lunga finiranno
per logorare il loro legame e si separeranno nel 1885. Amareggiata per il
cattivo andamento dei loro rapporti personali, senza nessun aiuto nell’accudire
alla piccola, sempre occupata a fuggire, l’attività politica di Anna conosce
una breve sosta per riprendere più intensa e serena quando si trasferisce a
Napoli dove, tra l’altro, trova modo di esercitare la sua professione: si è
laureata in medicina ed esercita come aiuto ostetrico. Conosce Turati il quale
sta approdando al socialismo e vede in Anna la compagna della sua vita.
L’impegno politico di Anna si rivolge alla causa delle donne, il problema del
lavoro, della parità salariale, dei servizi sociali, della maternità
dichiarando che non si può pretendere che la vita di un essere umano si
realizzi in una funzione biologica che, seppure importantissima, si esplica in
un tempo relativamente breve rispetto alla durata della vita. Combatte perché
sia protetto il lavoro delle donne e quello dei fanciulli ancora soggetto allo
sfruttamento indiscriminato. Assiste all’avvento del fascismo. La segregazione
cui viene costretto il suo compagno, il delitto Matteotti, le distruzioni delle
sedi dell’Avanti! L’atmosfera di violenza non fanno che accelerare la fine di
un fisico già assai logorato. Il 29 dicembre 1925 Anna muore. Il funerale si
svolge a Milano seguito da un’immensa folla di donne, lavoratori, compagni.
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SON LA MONDINA, SON LA SFRUTTATA
Son la mondina, son la sfruttata,
son la proletaria che giammai tremò:
mi hanno uccisa, incatenata,
carcere e violenza, nulla mi fermò.
Coi nostri corpi sulle rotaie,
noi abbiam fermato i nostri sfruttator;
c’è molto fango sulle risaie,
ma non porta macchia il simbolo del lavor.
E lotteremo per il lavoro,
per la pace, il pane e per la libertà,
e creeremo un mondo nuovo
di giustizia e di nuova civiltà.
Questa bandiera gloriosa e bella
noi l’abbiam raccolta e la portiam più in su,
dal Vercellese a Molinella,
alla testa della nostra gioventù.
E se qualcuno vuol far la guerra,
tutti uniti insieme noi lo fermerem:
vogliam la pace sulla terra
e più forti dei cannoni noi sarem.
-Pietro Besate-
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