FEMMINISMO

 

domenica, 28 novembre 2010

FEMMINISMO

L’opera sparsa e faticosa che andavo compiendo non mi confortava molto delle intime disfatte. Cominciavo a spiegarmi la mancanza in Italia di un nucleo che disciplinasse i tentativi e le affermazioni femministe. La solidarietà femminile laica non esisteva ancora. Invece il cattolicismo, che aveva sempre imposto alla donna il sacrificio, consentiva ora ad una certa azione muliebre, ma sotto la propria sorveglianza. Contro questo nuovo pericolo nessuno s’aggruerriva. Anzi, come ben mi indicava la vecchia amica, i liberi pensatori di Montecitorio mandavan le loro figlie in istituti retti da monache, allo stesso modo che quelli del paese di laggiù mandavan le mogli al confessionale. Femminismo! Esclamava ella. Organizzazione di operaie, legislazione del lavoro, emancipazione legale, divorzio, voto amministrativo e politico… Tutto questo, sì, è un compito immenso, eppure non è che la superficie: bisogna riformare la coscienza dell’uomo, creare quella della donna! E la buona vecchia, la cui energia contrastava vittoriosamente colla gravezza penosa della persona, mi portava con lei a vedere le sue opere nuove o rinnovate. Agire! Questa è la vera propaganda! Ella aveva aperto da poco, accanto al reparto femminile dell’ospedale celtico, ove era ispettrice, una specie di scuola per quelle disgraziate, una sala bianca dove le inferme potevano ricevere un po’ d’istruzione elementare, leggere qualche libro, ascoltar qualche parole che agitasse in fondo alla loro povera sostanza calpestata una brama di rinnovamento, di salvezza. Un giorno entrai anche là. Oh, non vi rievocherò, dolorose sorelle, in queste pagine! Io devo rivedervi, devo sentirmi rivelare da voi ancor più cose che non potei in quell’unico e ormai lontano incontro. E’ un voto che non ho ancora sciolto, e che ho formulato fin d’allora, quando rientrai a casa e mi strinsi al cuore mio figlio e mi domandai con terrore – la prima volta! – se avrei potuto custodire illeso quel fiore di vita, avviarlo integro e libero all’incontro della sua compagna ...(Sibilla Aleramo, frammento da Una donna).

ALLA DONNA LONTANA
Così t’ho perduta davvero?
Mia bella, mi sei sfuggita?
Risuona ancora nell’orecchio assiduo
ogni parola, ogni nota.
Come l’occhio del viandante all’alba
invano scruta tra le nebbie
quando, nascosta nel cielo,
in alto sopra lui canta l’allodola;
così il mio occhio scruta ansioso
i campi, i cespugli e il bosco.
T’invocano tutti i miei canti:
Amore, amore, torna da me!
-Johann Wolfgang Goethe-
 

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