RISORGIMENTO Bis
lunedì, 26 luglio 2010
RISORGIMENTO Bis
Partirono divisi in due colonne: una da Pisa alla volta di Massa, l’altra da Firenze alla volta di Modena. Erano nella prima pisani, senesi, lucchesi, maremmani, livornesi, con il battaglione degli scolari capitanato dai professori; nella seconda i fiorentini, aretini, pistoiesi, pratesi. Meravigliose a vedersi quelle legioni improvvisate, nelle quali il medico, l’avvocato, l’artigiano, il nobile, il ricco, l’indigente, il prete, il padrone e il servitore, marciavano mescolati in culto d’Italia! Partirono fra gli auguri e le strette di mano della gente accalcata per le vie, partirono fra un agitare di fazzoletti delle donne affacciate ai balconi, alle quali temperavano il dolore dell’addio la carità della Patria e al figlio, allo sposo, all’amante, presentiva aureola di gloria. I rimasti promettevano di pensare alle famiglie a cui la guerra levava le braccia guadagnante il loro pane; e per le vie le colonne mosse dalla città si riscontravano coi gruppi mossi dai borghetti di campagna. Nell’attraversare i paesi, le campane suonavano a festa, piovevano fiori sulle baionette luccicanti al sole di primavera.
Povere madri toscane!
Oh come tetro ai miei sguardi il sole del 29 maggio imporporava le torri di Mantova! Ma a voi, povere madri toscane, che non ritrovaste fra i reduci i figli consacrati all’Italia, a voi sovrastava ben altra amarezza… vedere la Patria ancora in catene, malgrado cotanta immolazione, vedere l’Austriaco vincitore incoronato di mirto insultare il vostro lutto sulle rive dell’Arno, vedere cancellati i nomi degli eroi dal tempio di Santa Croce dove Firenze avevali scolpiti in comunione d’apoteosi con Dante! Coraggio, povere madri, questa notte dell’anima passerà! Leopoldo austriaco ha potuto cacciare i nomi dei rincominciatori di gloria a Toscana dal Pantheon dei nostri grandi, ma non li caccerà dai cuori toscani, dove vivono incisi a cifre d’amore. E i loro spiriti si aggirano invisibili fra le baionette tedesche e parlano accenditrice favella alla generazione che sorge, e nel mese di maggio, quando fiorisce la rosa, e l’usignolo innamorato della rosa canta sulle rive del Mincio, la madre mantovana sparge i fiori la terra di Curtatone e Montanara e dice al figlioletto: “Qui i giovani toscani morivano gridando Viva l’Italia!” e in questa arcana corrispondenza di affetti l’idea italiana si matura. (Leggendo Giuseppe Montanelli)
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