DE PROFUNDIS

 

 

VENERDÌ, 23 APRILE 2010

DE PROFUNDIS

Le assemblee legislative possono essere paragonate a delle carte geografiche che debbono riprodurre tutti gli ambienti del paese con le loro proporzioni senza che gli elementi più considerevoli facciano scomparire i minori. Questo affermava già nel 1789 il conte Onorato di Mirabeau, uno tra i primi assertori dell’idea proporzionalista. E lo stesso articolo sei della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, l’immortale messaggio ispirato all’ideologia rousseauiana, mentre proclamava che la legge è l’espressione della volontà generale e che tutti i cittadini hanno diritto di concorrere personalmente o per mezzo dei loro rappresentanti alla sua formazione, poneva al tempo stesso, seppure in modo implicito, l’esigenza di un sistema di rappresentanza che permettesse a tutti l’intervento diretto, e con uguale peso, nella cosa pubblica. In Francia, nel 1846, un democratico radicale e socialisteggiante, Victor Considerant, indicava nel sistema proporzionale il mezzo per ottenere un governo rappresentativo sincero ed una elezione veridica. Nel 1850 il principio della proporzionale è chiaramente enunciato e proposto anche nei metodi tecnici della sua realizzazione. Questo per merito del giurista inglese Thomas Hare, le cui pubblicazioni sull’argomento sollevarono immediatamente l’attenzione degli studiosi e degli uomini politici di molti paesi in Europa e in America. Fra coloro che se ne entusiasmarono e se ne fecero propagandisti e propugnatori va ricordato il celebre filosofo empirista John Stuart Mill. Un importante centro di irradiazione dell’idea proporzionalista fu, in quegli anni, la Svizzera, dove, sotto l’impulso di un altro pensatore, Ernest Naville, si costituì nel 1865, con la partecipazione di uomini di diversi partiti, L’Associazion Réformiste de Genève. Nel suo programma L’Associazion stabilì i seguenti principi da tenere presenti per la riforma elettorale: Rappresentanza di tutti, governo della maggioranza. Gli elettori sono uguali. I cittadini hanno tutti lo stesso diritto ad essere rappresentati. L’elezione dei deputati deve essere una manifestazione equa e pacifica della situazione vera del paese e non una lotta avente l’effetto di privare una parte degli elettori del diritto alla rappresentanza. Il passaggio del movimento proporzionalista dalla fase della propaganda a quella della realizzazione fu lento e contrastato. In Europa il nuovo principio venne adottato da molti Stati dopo la prima guerra mondiale e inserito in quasi tutte le nuove carte costituzionali. Un paese che può vantare una notevole precocità in fatto di istituzione della proporzionale è l’Argentina. La Costituzione di Buenos Aires del 1873 dice infatti all’articolo 49: La proporzionalità della rappresentanza sarà la regola di tutte le elezioni popolari allo scopo di concedere a ciascuna opinione un numero di rappresentanti proporzionale al numero dei suoi aderenti. In Italia nel 1872, appena compiuta l’unificazione del paese con capitale in Roma, si costituì, sul modello dell’Associazione ginevrina, la cui fervida opera aveva dato il via a numerose iniziative analoghe, un Comitato promotore per la rappresentanza proporzionale. In esso confluirono, provenendo da sponde politicamente assai diverse, alcune tra le personalità più illustri, per dottrina e patriottismo che appartenessero all’Italia ufficiale del tempo. Tra gli altri Benedetto Cairoli, Paolo Boselli, Terenzio Mamiani, Ruggero Bonghi, Pasquale Stanislao Mancini, Marco Minghetti, Francesco Genala. Purtroppo ancora non era conquistato il diritto di voto per le donne avvenuto dopo la Liberazione. La rappresentanza proporzionale non solo risponde ai principi di eguaglianza e di giustizia, ma deve ritenersi come una conseguenza logica e necessaria del suffragio universale. Nella espressione suffragio universale c’è implicita la partecipazione di tutti gli elettori ad un suffragio effettivo. Perciò senza la rappresentanza della minoranza o con una rappresentanza falsata di essa, l’aggettivo universale aggiunto al sostantivo suffragio suonerebbe come una derisione. Perché il suffragio universale non sia una parola vana bisogna che tutti gli elettori indistintamente abbiano il modo di concorrere in perfetta eguaglianza alla elezione dei deputati. La democrazia non è reale senza il sistema di elezione proporzionale. Il sistema maggioritario, sotto varie forme, è il de profundis della democrazia.

 

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CHE IO TI SENTA FRATELLO

 

Dammi la tua mano

 

che io ti senta fratello non nel giorno del commiato

 

quando la morte con artigli di fuoco

 

strappa le case dalle città , le città dal mondo,

 

strappa gli occhi alle madri stanche di piangere.

 

Che io ti senta fratello nei giorni che preparano

 

la pace, in questo mattino sonante

 

al passo dei bimbi sull’asfalto

 

e ci è caro il sole sulla speranza,

 

caro il giorno che al vertice

 

ha sempre una foglia nuova come la primavera

 

e nel pugno matura il seme di domani.

 

Dammi la tua mano

 

che io ti senta fratello nell’angoscia

 

dei popoli che non hanno un mattino di sorrisi

 

finché dura la notte della guerra, e il vento

 

nelle strade deserte, sopra grumi di sangue

 

grida le sue perdute primavere.

 

-Romano Pascutto-

 

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Quaedamiura scripta, sed omnibus scriptis certiora sunt.

 

-Seneca-

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