MORALE

lunedì, 26 ottobre 2009

MORALE

Molti dicono che la rivoluzione deve farla il paese: ciò è incontestabile. Ma il paese è composto da individui, e poniamo il caso che tutti aspettassero questo giorno senza congiurare, la rivoluzione non scoppierebbe mai. Si potrà dissentire dal modo, dal luogo, dal tempo di una congiura, ma dissentire dal principio è assurdo, è ipocrisia, è nascondere un basso egoismo. Stimo colui che approva il congiurare e non congiura egli stesso, ma non sento che il disprezzo per coloro i quali non solo non vogliono far nulla, ma si compiacciono nel biasimare e maledire coloro che fanno. Con tali principii avrei creduto di mancare a un sacro dovere, se vedendo la possibilità di tentare un colpo in un punto, in un luogo, in un tempo opportunissimo, non avessi impiegato tutta l’opera mia per mandarlo ed effetto. Io non ispero, come alcuni oziosi mi dicono per schermirsi, d’essere il salvatore della patria. No: io sono convinto che nel Sud la rivoluzione morale esista, sono convinto che un impulso gagliardo può sospingerla al moto, epperò il mio scopo, i miei sforzi si sono rivolti a mandare a compimento una congiura, la quale dia un tale impulso; giunto sul luogo dello sbarco, che sarà Sapri, per me è la vittoria, anche se dovessi morire sul patibolo.

Questo scrisse Carlo Pisacane su La rivoluzione morale del Sud.

( da Cesare Pisacane: Testamento politico )

La Società Nazionale Italiana dichiara:

che intende anteporre ad ogni predilezione di forma politica o di interesse municipale o provinciale il gran principio dell’indipendenza e unificazione italiana.

Che sarà per la casa Savoia, finché la casa Savoia sarà per l’Italia, in tutta la estensione del ragionevole e del possibile.

Che non predilige tale o tal’ altro ministero sardo, ma sarà per tutti quei ministeri che promuoveranno la causa italiana, e si terrà estranea ad ogni questione interna piemontese.

Che crede all’indipendenza e unificazione italiana sia necessaria l’azione popolare italiana, utile a questa il concorso governativo piemontese.

Torino, 21 febbraio 1858                                                                                       

Pisacane, di famiglia aristocratica e di idee liberali, uomo politico, ufficiale borbonico, fuggì ( con la moglie di un altro ) dalla natia Napoli; dopo una breve parentesi nella Legione straniera in Algeria, accorse in Lombardia e combatté valorosamente sul Garda; partecipò alla difesa di Roma dove dimostrò grandi capacità di comando. Caduta la repubblica, riparò all’estero e poi, nel 1850, a Genova dove precisò il suo orientamento ideologico in senso nettamente socialista e proudhoniano. Frutto di tale maturazione fu la sua storia della Guerra combattuta in Italia in cui esamina gli avvenimenti del 1848-49 e, attraverso l’analisi delle vicende rivoluzionarie, giunse all’affermazione della natura essenzialmente conservatrice dell’intervento di Carlo Alberto e del fallimento della guerra, a causa dell’incapacità delle forze democratiche di prospettare, come fine di essa, una concreta rivoluzione sociale. Organizzò una spedizione insurrezionale nell’Italia meridionale; impadronitosi con alcuni compagni di un vapore, partì per il Sud, confidando invano sull’adesione dei rivoluzionari locali, morì a Sanza nel salernitano nel 1857.

Perché i settentrionali chiamano i meridionali col soprannome di “ terroni “ ?

Girotondo degli italiani,
milanesi e siciliani,
di Avellino o di Pescara:
non c’è terrone né polentone,
siamo tutti di una nazione.
Dalle Alpi fino allo Stretto
siamo una squadra da scudetto,
ma se d’accordo non si va
in serie B si finirà…
- GIANNI RODARI -



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