LETTERA A UN GIORNALISTA

lunedì, 19 ottobre 2009

LETTERA A UN GIORNALISTA

Al compagno Luigi Pintor

Nel travaglio dei comunisti ( dentro o fuori alle decisioni dello scioglimento del PCI nel XX° Congresso ) il tuo giornale può svolgere un ruolo positivo per costruire l’unità politica dei comunisti e per le alleanze indispensabili al potere dei lavoratori e alla liberazione dal sistema capitalistico per una società senza sfruttamenti.

Da troppo tempo era venuta meno nel PCI l’analisi della realtà e le conseguenti appropriate decisioni di elaborazione della iniziativa prima culturale e poi politica. Era venuto meno quel processo di formazione, ricerca, promozione sul campo di dirigenti capaci perché conoscitori convinti di un’ideale e perché tanti, di massa, in quella ambizione culturale qual è l’intellettuale collettivo. La omologazione, il consociativismo e l’imborghesimento di dirigenti hanno talmente preso tanto che c’è stata la rinuncia alla lotta per il cambiamento della società. C’è stata la perdita del filo conduttore dell’ideale comunista.

L’originalità del comunismo italiano è in simbiosi con l’originalità della Costituzione e per questo parlano di seconda repubblica, di Costituzione vecchia, di “ nuove “ leggi elettorali, di presidenzialismo e cancellariati. Ebbene, sono convinto che, in Italia si sono affermati principi di socialismo mentre, per la propria sopravvivenza, il “ palazzo “ si rifascistizza con il “ popolo sovrano “ perché altra cosa è la partecipazione del popolo che costruisce nella lotta democratica il proprio autogoverno. Pertanto la Costituzione si è dinamicamente evoluta ed appare molto di più attuata in quanto contrariamente inattuata. Ratificare la realtà d’oggi alle proposte revisionistiche e di restaurazione significherebbe non solamente avere Stato e Istituzioni conservatrici ed antidemocratiche ma non sviluppare e cancellare le conquiste del popolo lavoratore, dei partigiani, dei comunisti.

La funzione culturale e sociale, dell’impresa e della finanza è talmente pratica degenere quotidiana che, a seconda della sua lettura può essere fattore di unità e partecipazione democratica per il cambiamento come, al contrario, di divisione e di restaurazione, liberando totalmente il capitalismo dalla Costituzione con modernizzazioni e novità dando magari più  “ soddisfazione “  nel voto-delega quale scelta subalterna di schieramenti alleati per il governo e ci sarà sì un cambiamento ma di sole sigle e ci sarà chi  “ vince “  ma a perdere saremo tutti.

E’ chiaro che se non ricominciamo a ritenere i partiti ( non le segreterie ) fondamenta della democrazia ed occasione alla pari per i lavoratori di fare politica di organizzarsi per contare e per governare nel pieno spirito della Costituzione, un semplice accordo elettorale, anche se vasto, va incontro all’insuccesso. Anche perché l’andare al governo non può essere solo somma di voti-delega ma soprattutto conseguenza di potere reale acquisito nella società. L’accordo elettorale dei comunisti e della sinistra non può prescindere almeno da queste prese di conoscenza e di coscienza.

Il nascituro Partito Comunista non può né deve essere agenzia elettorale e le sue Sezioni trasformate in comitati elettorali per essere di più in un Parlamento trasformato in assemblea costituente per la seconda repubblica. Prima è indispensabile condurre a fondo e insieme la battaglia di difesa della Costituzione e della Repubblica. Perché saltare questo aspetto? Perché già dire di aver perso senza prima lottare? Che almeno venga mantenuta la possibilità di elezioni votando come Costituzione recita. E dopo si vedranno i dati delle volontà, i nuovi terreni di lotta che si apriranno siano essi arretrati o avanzati.

Pertanto si tratta di riconquistare capacità critica reale sulla reale realtà e non farsi più coinvolgere dalle metafore degli apparati, delle mode dei mezzi di coercizione ( informazione ) adoprati in maniera repressiva contro il lavoro, la cultura, l’intellettualità, l’arte.

Riprendere la Costituzione, farla rivivere ( demetaforizzarla ), rifare propri i suoi principi, l’umanità, la volontà di riscatto democratico dei lavoratori e del popolo con la loro partecipazione attiva; il ritornare protagonisti dei lavoratori e degli intellettuali che allora la scrissero già prima, durante e dopo la lotta armata contro la dittatura fascista, è fattore indispensabile per costruire la via italiana al socialismo e non la delega ai professionisti della politica con la affluenza alle urne del 40-50% o fino al 70% con l’apporto della mafia di elettori facenti parte come dipendenti di due “ diversi “ schieramenti diretti da caste di professionisti della politica senza ideali.

Tutto questo può essere attuazione della Costituzione democratica fondata sul lavoro e nata dalla Resistenza armata del popolo contro il fascismo per la liberazione dell’Italia dall’occupante straniero e per la conquista della pace.

Tutto questo può realizzare la democrazia compiuta come tappa indispensabile per il proseguire del socialismo italiano e da questo verso l’umanità del comunismo. Tutto il resto sarebbero caste-SpA- ai governi nazionali e mondiali dell’economia mentre il sociale e il politico solo fascismo con un esercito professionale altamente specializzato a uccidere e a distruggere per ristabilire “ l’ordine mondiale “.

Cordiali saluti

Renzo Mazzetti

San Romano, 4 luglio 1991

 INCONTRO
E sentivo
che tu sentivi
quel richiamo
della nostra foresta:
… se il vento fischiava
ora fischia più forte …
Un bacio
ad ogni strofa
sulle labbra entusiasma
quello e questo entusiasmo.
Contessa del mondo
nostra unica Patria.
Momenti magici
perenni rivivono
vivono!
-Renzo Mazzetti-
 ( Orizzonti. Esemplari del linguaggio poetico contemporaneo – Libroitaliano – Ragusa 2001 )




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