mercoledì, 16 settembre 2009
CONCILIAZIONE
L’abbandono progressivo degli studi classici con la mancanza di fantasia, di sogni e la povertà spirituale portano al tramonto della espressione artistica. La eliminazione delle attività artigianali, il venir meno di alti stimoli alla concreta intraprendenza, il rapporto non rispettoso con l’ambiente, contribuiscono al crollo disastroso della restante armonia della vivibilità e dell’economia. Il pericolo è il regresso della poca civiltà raggiunta. Perciò è opportuno attivare l’intelletto, coniugarlo con scelte produttive e costruttive di comprovata indispensabile utilità. Nel contempo recuperare o demolire tutto il costruito non utilizzato, aiuterebbe a riportare l’artificiale ad un livello il più basso possibile, nel rapporto con l’esistente naturale. Riprendere così con consapevolezza il moto di umanizzazione dell’umano nel rapporto con la natura e le altre forme di vita. Dalla preistoria fino al capitalismo l’intervento artificiale non ha influito ( se escludiamo i periodi devastanti delle guerre ) così negativamente, come in questi ultimi tempi, sulla qualità della vita. La confusione produttiva, gli enormi quantitativi di merci e servizi inventati dal libero mercato hanno provocato un crescente disordine sociale e naturale. E’ evidente che l’umanità deve pacificarsi con se stessa, con le altre forme di vita e con la natura.
GENTE
Volti, braccia, gambe,
parole, parole, mani.
Centinaia di diti si stringono
e nell’abbraccio
delle braccia si spezzano.
Occhi: tanti occhi.
Occhi che guardano
tanti altri occhi.
L’aria lambisce
ammassi di carne umana
che si scompone
e a suo piacimento
prende le forme:
volti, braccia, gambe.
Cappelli,
sono dappertutto
e formati i mille colori
il cielo ritorna
ad essere quello dell’essere.
Movimenti stupidi.
Giusti movimenti.
Nel ritorno
un cuore cammina solo
mentre il corpo:
volto, braccia, gambe,
parole, parole, mani,
sono laggiù rimasti.
Mani morte:
non potranno più stringere.
Corpo morto:
non potrà più tornare.
Cuore vive!
Ritorna ancora, ancora.
-Renzo Mazzetti-
(Dal mio cranio dal mio cuore “10” Febbraio 1969)
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