MISERERE

giovedì, 27 agosto 2009

MISERERE

More Thomas sul patibolo intonò il Miserere, poi abbracciò il boia dicendo:” Coraggio, amico mio, non abbiate paura. Piuttosto ricordate che io ho il collo corto. Fate attenzione: ne va del vostro onore! “. Mise la testa sul ceppo, ma la rialzò per accomodare meglio la barba:” Essa non ha tradito ( disse scherzoso ) non deve essere tagliata “. Grande umanista, avvocato e giudice. E’ stato definito un martire romano, greco di cultura e inglese di spirito. Entrò alla corte di Enrico VIII, venne nominato cavaliere. Partecipò alla vita politica inglese: sottosceriffo di Londra, membro del Consiglio privato del Re, speacker della Camera dei Comuni, Cancelliere del Re. Fu proclamato ” difensore della fede “. Dal Papa ricevette la ” rosa d’oro “. Nel 1935 è canonizzato dalla Chiesa cattolica; dalla Chiesa anglicana è commemorato nel calendario dei Santi; Nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II  è   dichiarato  Patrono    dei     governanti e dei politici.   Scrisse  ” Utopia “,  nome  inventato  con   la    combinazione   di    due  vocaboli   del     greco   antico ou-topos ( non luogo ) ed eu-topos ( luogo felice ). Utopia è, letteralmente, un “luogo felice inesistente” Lo scritto   di   More avviene durante un periodo  storico   rivoluzionario    dell’  Inghilterra.    Marx,    nel    primo    libro  del ” Capitale “, ha scritto un famoso capitolo, il XXIV, per descrivere l’ accumulazione originaria capitalistica del secolo XVI. ” Utopia ” cerca di rispondere al problema di come vaste masse contadine, cacciate dalle terre trasformate in pascoli per il commercio della lana, possono costruire una società alternativa al sistema delle recinzioni e della concentrazione della  ricchezza nelle mani di poche persone.     L’  esigenza    di     superare      le    contraddizioni     dell’ accumulazione originaria lo portano a formulare dei principi. Uno è quello dell’ abolizione della proprietà privata. E’ fantastico sentirsi dire da un profondo umanista, convinto assertore della democrazia e dell’ uguaglianza, vissuto in un periodo in cui l’ uso capitalistico della proprietà determinava il sorgere di una nuova classe sociale, che proprio quella proprietà e quei metodi di affermazione sociale erano fonte di tutte le peggiori ingiustizie. More utilizzò anche i resoconti del secondo viaggio di Vespucci in America, dov’ era detto, fra le altre cose, che gli abitanti del ” nuovo mondo ” ignoravano la proprietà privata e vivevano ” secondo natura “. Così come si servì di alcune relazioni di viaggio di scrittori spagnoli e portoghesi  in  America  Latina  che  videro  amministratori  e  prelati  spagnoli  ispirarsi  ai   fondamenti  dell’ ideologia protocomunista. Strabiliante è il giudizio di More sulla funzione della legge  nei regimi borghesi. Le leggi sono tante perché ognuna di esse deve difendere gli interessi di determinati gruppi sociali proprietari.  I ricchi  usurpano ” giorno  per  giorno qualche   cosa  di   quanto   spetta    alla povera gente “.     La   corruzione   del   capitalismo  è  così   vasta   e   profonda    che  l’ espropriazione  ai  danni dei  lavoratori   è   considerata come un atto naturale.

Molti politici professano la fede cattolica; se seguissero i principi del loro Santo Patrono sicuramente i problemi di oggi potrebbero essere risolti con giustizia.


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