CENSURA (CRONACA 1919 = 2024)

CENSURA (CRONACA 1919 = 2024)

(Ricordo da un racconto di Bicefalo)

Ricordiamo Bicefalo per la rigorosa coerente onesta semplice vita. Ricordiamo, in particolare, quando prese in mano “L’Ordine Nuovo” del Giugno 1919 dei giovani Terracini Gramsci Togliatti e ci lesse tutto ciò che segue per merito di una compagna, appassionata di storia e giornalismo, che tutto registrò: Abbiamo voluto commemorare, nel numero scorso, il primo centenario della nascita di Walt Whitman (31 Maggio 1819) nel modo più degno: traducendo e stampando uno dei più bei canti del grandissimo poeta americano “A un rivoluzionario vinto d’Europa”.

L’ufficio torinese Revisione stampa ha imbiancato inesorabilmente la poesia: ci ha imposto persino di sopprimere la nota bibliografica nella quale offendevamo le leggi statuarie e i decreti della patria scrivendo che la poesia era stata pubblicata la prima volta nel 1856 col titolo “Inno di libertà per l’Asia, l’Europa, l’Africa e l’America” e ripubblicata poi, con aggiunte e correzioni, negli anni 1867 e 1871, col titolo “A un rivoluzionario vinto d’Europa”.

I delegati di pubblica sicurezza, gli avvocati e i giornalisti smessi che esercitano l’ufficio di censura per delegazione dello Stato democratico -parlamentare- burocratico-poliziesco, non sono tenuti a sapere che Walt Whitman non è mai stato un agitatore, un uomo d’azione, un “sobillatore”, per il quale la poesia fosse un mezzo di propaganda rivoluzionaria; essi hanno offeso la poesia, hanno sconciamente ingiuriato la bellezza e la grazia. Come scimmie ubbriache si sono sfogate oscenamente sulla bellezza, sulla pura creazione della fantasia artistica. Non riusciamo a vincere l’ira che ci gonfia il petto nel ricordare questa miserabile azione di censori, per scrivere ora. Tanto più l’ira ci vince, in quanto pensiamo al pregiudizio, diffuso tra i cosidetti intellettuali, che il movimento operaio e il Comunismo siano nemici della bellezza e dell’arte. Invece, amico dell’arte, favorevole alla creazione e alla contemplazione disinteressata della bellezza sarebbe il regime attuale, di mercanti avidi di ricchezza e di sfruttamento che esplicano la loro attività essenziale nel distruggere barbaramente la vita e la bellezza, il regime dei trafficanti che apprezzano il genio quando si è convertito in valore monetario, che hanno elevato la falsificazione dei capolavori a industria nazionale., che hanno soggiogato la poesia alle loro leggi dell’offerta e della domanda e mentre artificialmente “”lanciano” avventurieri della letteratura, lasciano morire d’inedia e di disperazione artisti di prim’ordine “che i posteri rivendicheranno poiché i valori reali si impongono o prima o dopo” (consolazione estetico-liberale che assolve i droghieri, i salsamentari e i delegati di pubblica sicurezza, esponenti del regime, dai delitti che si commettono contro i viventi creatori della bellezza).

No, il Comunismo non oscurerà la bellezza e la grazia: bisogna comprendere lo slancio con cui gli operai si sentono portati alla contemplazione dell’arte, alla creazione dell’arte, come profondamente si sentono offesi nella loro umanità per il fatto che la schiavitù del salario e del lavoro li taglia fuori da un mondo che integra la vita dell’uomo, che la rende degna di essere vissuta. Lo sforzo che i Comunisti russi hanno fatto per moltiplicare le scuole e i teatri di prosa e di musica, per rendere accessibili alle folle le gallerie; il fatto che i villaggi e le fabbriche che si distinguono nella produzione vengono premiate con l’assegnazione di godimenti culturali ed estetici; dimostrano come il proletariato arrivato al potere tende a instaurare il regno della bellezza e della grazia, tende a elevare la dignità e la libertà dei creatori di bellezza.

In Russia i due Commissari del popolo dell’Istruzione pubblica finora assunti in carica sono stati un finissimo esteta, Lunaciarschi, e un grandissimo poeta, Massimo Gorki. In Italia alla Minerva si succedono massoni e trafficanti come Credaro e Daneo e Berenini e si lascia ai delegati di pubblica sicurezza il potere di imbiancare i canti di Walt Whitman.

-Renzo Mazzetti- (Lunedì 22 Aprile 2024 h.19,09)


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A UN RIVOLUZIONARIO VINTO D’EUROPA

I.

Coraggio ancora! Mio fratello o sorella mia!
Avanti! Bisogna servire la Libertà qualunque cosa accada;
Non è nulla ciò che è stato abbattuto da una, da due,
o da parecchie cadute,
O dall’indifferenza o dall’ingratitudine del popolo,
o da una fede mancata,
O dal potere che mostra le zanne: soldati, cannoni
e leggi penali.
Rivolta! Rivolta! E ancora rivolta!
Quello in cui noi crediamo attende sempre,
nascosto in tutte le terre, in tutte le isole
e gli arcipelaghi del mare;
Quello in cui noi cediamo non invita nessuno,
nulla promette, sta in quiete ed in luce, è reale,
è padrone di sé, non conosce scoraggiamenti,
Attende con pazienza, attende la sua ora.
(Non canti di fedeltà soltanto son questi,
Ma canti di rivolta anche,
Perché io sono il poeta giurato di tutti gli audaci ri-
belli, per il mondo intiero,
Echi a me si accompagna, lascia dietro a se la pace-
e l’usato lavoro,
E la vita sua è la posta che ad ogni momento può esser perduta).

II.

Rivolta! e la caduta dei tiranni!
La battaglia infuria con alti e ripetuti allarmi, con
frequenti avanzate e ritorni;
L’infedele trionfa – o crede di trionfare,
E’ prigione, patibolo, corda, manette, collari e
ceppi ferrati, e palle di piombo l’opera loro;
Famosi ed oscuri trapassano ad altre sfere,
Grandi oratori e scrittori sono in esilio -
giacciono malati in terre lontane,
Assopita è la causa – le voci più gagliarde tacciono,
soffocate nel loro proprio sangue,
I giovani chinano a terra le ciglia quando s’incontrano;
- Ma per tutto ciò la Libertà non ha abbandonato
il suo posto, né l’infedele ha preso pieno possesso.
Quando la Libertà lascia il suo posto, essa non è
la prima che se ne va, né la seconda,
né la terza che se né va,
Essa aspetta che tutti siano partiti - essa è l’ultima.
Quando non più ricordi vivranno di martiri e di eroi,
Quando tutte le vite, quando le anime degli uomini e
delle donne saranno spente in qualche parte della terra,
Allora soltanto in questa parte della terra la libertà,
l’idea della libertà saranno spente,
E l’infedele avrà pieno possesso.

III.

Coraggio, dunque, rivoluzionario, rivoluzionaria d’Europa!
Fino a che tutto non venga meno, nemmeno tu non devi venir meno.
Io non so per qual fine tu sei, (neanche me stesso
non so per qual fine io sia, né di alcuna cosa so).
Ma anche vinto lo andrò cercando con ansia,
In disfatta, in povertà, in sfiducia, in prigionia,
perché anche queste cose sono grandi.
Rivolta! E una palla per i tiranni!
Pensavamo noi grande la vittoria?
Essa lo è – ma ora mi pare che, quando la forza vien meno,
grande è la disfatta,
E anche la morte e il venir meno sono grandi.
-Walt Whitman-



IL Bicefalo e le dimenticanze tra le righe”


categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.







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