APPROFONDISCI: I RACCONTI DI “ABBAIO”

APPROFONDISCI: I RACCONTI DI “ABBAIO”


ODIO L’ODIO

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Il quotidiano “Il verso del cane” nella pagina culturale “Abbaio” riportava approfondite ricerche e considerazioni relative e alla parola “odio” e ai molteplici significati dovuti espressi dall’odio. La prima fra tutte le analisi era che non andava soffocato il sentimento umano di rivolta contro soprusi, ingiustizie, delitti. L’odio per la violenza delle manganellate contro la pace, l’odio per le armi, l’odio per la guerra, l’odio contro chi massacrava civili innocenti, che, per l’enorme numero di uccisioni, stava evidentemente attuando un genocidio, erano sentimenti di odio che esprimevano empatia, maturità umana eccelsa. L’odio era sempre giusto, addirittura doveroso, se provato da un umano sensibile e pacifico, che odiava l’odio con cui altri individui disumanizzati commettevano crimini contro l’umanità, che attuavano il genocidio del popolo palestinese.

-Renzo Mazzetti- (Lunedì 4 Marzo 2024 h.08,13)


GENOCIDIO O MANO LIBERA AI SOLDATI D’ISRAELE

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Sul quotidiano “Il verso del cane” per l’occasione della Corte dell’Aia riunita per esaminare i crimini contro l’umanità, si ricordava che Netanyahu aveva portato nell’abisso Israele assicurando “mano libera senza condanna” ai soldati scagliati contro i palestinesi. Perciò i bombardamenti tanto indiscriminati quanto tremendi senza sosta su Gaza e la strage di civili innocenti perpetrata con scientifica ricercatezza dai cecchini dell’esercito israeliano in Gaza e Cisgiordania (chiuse già da molti anni in lager di sterminio), per le autorità di “giustizia sotto alla ragion di Stato d’Israele”, in Israele, le aggressioni militari israeliane non sarebbero mai e poi mai minimamente raggiunte neppure da una parvenza di minima condanna. “Il verso del cane” concludeva con la certezza che la onesta indipendente oggettiva giustizia della Corte dell’Aia sarebbe giunta alla giusta condanna di genocidio contro lo Stato d’Israele.

-Renzo Mazzetti- (Venerdì 12 Gennaio 2024 h.16,41)


CITTADINA DEL MONDO (PORTAVOCE)

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Attilio, sul quotidiano “Il verso del cane” nella rubrica “Dimenticanze”, riportava parte dell’introduzione a “I miei giorni a Baghdad” di Lilli Gruber che scriveva: La televisione è uno strumento di comunicazione straordinario al quale ho dedicato la mia vita professionale. Continuerò a farlo finché me ne sarà data l’occasione e finché mi sentirò all’altezza delle innumerevoli sfide che accompagnano questo mestiere. Noi giornalisti televisivi deteniamo un potere eccezionale: possiamo entrare ogni giorno nelle case di milioni di spettatori e ottenere la loro attenzione. Godiamo di una sorta di diritto d’ingerenza che non è concesso a nessun altro. Questa grande libertà va però coniugata col rispetto dei fatti. Il giornalista deve scomparire dietro la realtà che racconta. E’ solo un portavoce - il più onesto possibile - della storia che si compone sotto i suoi occhi. Le sue scelte personali, le sue opinioni, i suoi sentimenti non devono pregiudicare l’obbligo più importante: mettere a disposizione del pubblico tutti gli elementi che gli permetteranno di giudicare in piena autonomia. “Dimenticanze” terminava l’articolo ricordando della violenza subita dalla Gruber per bocca dell’allora capa di governo che non voleva l’informazione libera e onesta. Nella pagina culturale dal titolo “Abbaio” c’era la poesia “Facce della stessa vergogna” che trattava dello stesso argomento. Nell’articolo di fondo, “Dimenticanze” svolgeva una propria analisi e condannava gli statunitensi per la guerra di aggressione contro l’Iraq e di altre terribili guerre con massacri di popolazioni civili innocenti, in particolare i bombardamenti “a tappeto” contro Gaza e la cieca feroce violenza: contro i palestinesi furono commessi crimini contro l’umanità e tentata l’estinzione di tutto il popolo.

-Renzo Mazzetti- (Mercoledì 22 Novembre 2023 h.12,50)


GAZA INCENERITA

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Netanyahu polverizza Gaza. Questo il titolo a caratteri cubitali sulla prima pagina di Abbaio. Enormi erano i numeri del crimine contro l'umanità commesso da Netanyahu nel campo di sterminio di Gaza. Il genocidio era in corso. Abbaio riportava i numeri delle vittime civili innocenti che aumentavano in continuazione: 2384 morti di cui 720 bambini, 390 donne, i feriti 9230. Pulizia etnica. Colpa di Netanyahu non del popolo israeliano. L'articolo commentava l'orrore della strage degli innocenti e della distruzione delle abitazioni che durava da una settimana con bombardamenti dall'aria, cannoneggiamenti dalla terra e dal mare. Netanyahu stava attuando la soluzione finale macellando i palestinesi. Tutto ciò avveniva in risposta all'attacco terroristico di Hamas che causò 1300 morti di cui 40 bambini e oltre 120 tra ebrei e stranieri presi in ostaggio. Colpa di Hamas non del popolo palestinese. Abbaio auspicava la liberazione dei sopravvissuti palestinesi e degli ostaggi senza dover combattere la Terza guerra mondiale.

-Renzo Mazzetti- (Lunedì 16 Ottobre 2023 h.06,21)


REGIO MELONI

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Regio Meloni, copiando l'imperatore nero, organizzò partito e governo familiare con sorella e cognato, amici stretti, alleati sudditi. Dopo questo preambolo il giornale Abbaio criticava le misure di Regio Meloni, perché con rabbia vendicativa, cancellavano, a colpi di bugie e trame, tutto quello che era stato fatto di buono dal precedente governo. Abbaio riportava ampiamente un famoso saggio in cui si spiegava che la deflazione è l'insieme di misure che vengono prese per contenere l'aumento dei prezzi, però, la riduzione della spesa pubblica per l'assistenza sanitaria e per l'istruzione, il blocco delle retribuzioni e delle pensioni, l'aumento delle tasse sui consumi e sui salari, il rifiuto di sistemi di adeguamento automatico delle retribuzioni al costo della vita, facevano troppo male. Abbaio criticava l'affossamento del reddito di cittadinanza e non voler stabilire un salario minimo a difesa dei lavoratori poveri, e si domandava: Mancano le risorse? Si rispondeva che bastava eliminare le spese per le armi, attuare il disarmo completo, trasformare le basi militari in luoghi risanati da restituire alle attività civili per lo sviluppo, con opere di pace e bene creare nuovi lavori e sviluppare l'occupazione con bonifiche, manutenzione, recupero e cura dell'ambiente naturale. Ma la mentalità guerrafondaia, la rendita parassitaria e la speculazione finanziaria dettavano legge. Regio Meloni faceva grande la famiglia. Gli italiani diventavano sempre più piccoli e disperati.

-Renzo Mazzetti- (Martedì 29 Agosto 2023 h.12,36)


SPRECO PAGATO

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Abbaio, nel verso del cane, riportava un avvenimento in cui nel tempo la giustizia fece pulizia. Il titolo dell'articolo: “Spreco costruito, spreco pagato”. L'articolo iniziava con una riflessione, profondamente argomentata, su come e non sempre, il passare del tempo portava giustizia e evidenziava che gli umani erano, nel migliore dei casi, estremamente bizzarri, ma, quasi sempre, nocivi per se stessi e gli altri. Il fatto preso in esame: Banchi a rotelle. Antefatto: Alla domanda di una ministro che voleva sostenere l'insegnamento, alcuni dirigenti scolastici richiesero, con altre cose, anche i banchi a rotelle. L'opposizione politica sviluppò una propaganda assillante in cui le rotelle venivano ridicolizzate su tutti i mezzi della disinformazione. Poi però, una indagine della giustizia punì coloro che avevano richiesto i banchi a rotelle e non li avevano mai utilizzati.

-Renzo Mazzetti- (Lunedì 17 Luglio 2023 h.13,05)

AMNISTIA E INDULTO

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”)

Il verso del cane, nella pagina culturale di Abbaio, riportava l'articolo di Banfi Antonio preso dal Calendario del Popolo del gennaio del 1954. Perché ciò? Per il semplice motivo che sensibilità, antifascismo, democrazia, libertà non erano state ancora avvelenate da “democrazia e libertà all'americana”. L'articolo, senza introduzione né commento era intitolato “La ragione delle amnistie”, eccolo:

L'altra sera sul rapido Roma-Milano mi era a fianco uno di quei grossi signori - ventre prolassato, braccini corti e mani tozze inanellate, guance pesanti e borse paonazze agli occhi, vestito inappuntabile - che in altri tempi avrebbe fatto la gioia di uno Scalarini come simbolo del “grasso borghese”. Io me ne occorsi per una sua risatina stridula e le parole che ne seguirono: “Ventimila amnistiati! Bisognerà far mettere una seconda serratura alla cassaforte!”. Lui dunque pensava alla sua cassaforte; io, che di casseforti non ne ho, pensavo a quei ventimila.

Ventimila uomini, vecchi e giovani, donne e ragazzi, ventimila creature dietro le sbarre, a sbocconcellare un pezzo di pane duro, a misurar la cella stretta ed umida con un disperato ritmo di passi inutili, nell'ozio, nell'amarezza, nella disperazione del domani, privi di ogni sostegno, d'ogni solidarietà sociale. Colpevoli, oh sì, colpevoli, di una loro colpa e di una colpa di tutti, di questo atroce e assurdo vivere di incertezze, di lotta, di avventura, di inganno.

Io penso che una prima ragione, la più umana, di tutte le amnistie e gli indulti sta in questa coscienza di corresponsabilità del corpo sociale alla colpa del singolo, di relatività della giustizia esercitata, di rispetto della personalità profonda di tutti, anche del colpevole.

La giustizia umana fa così giustizia di se stessa, cerca di rimediare ai tanti male che essa aggiunge ai mali fatti dall'ingiustizia. Anche perché, rivedendo via via i casi d'indulto e di amnistia balzano agli occhi gli infiniti casi della colpa commessa per errore, per ignoranza, per semplicismo ingenuo, per scatto irriflesso, per interna - quante volte giustificata! - protesta.

La macchina preparata per la faina astuta e feroce è scattata e ha preso il topolino muschiato, dal cui lieve rosicchiare nessuno si sarebbe neppure accorto. Dura lex sed lex, diceva il motto: io l'invertirei: lex sed dura lex, e in questa durezza spogliata ormai del suo senso e della sua funzione umana.

Ma v'è un'altra ragione: se è vero - se non è solo retorica - il dire che la pena ha la funzione di correggere, di rimettere il trasgressore del costume e della legge sulla retta via, come non riconoscere la necessità di farli ricominciare la vita da capo, senza il peso di nessun antecedente? E fargliela ricominciare con un indulto, prima che sia troppo tardi, prima che la prigione abbia distrutto in lui le forze sane di recupero.

Perché la prigione minaccia di far marcire non solo le ossa e i polmoni, ma l'anima e il carattere. Far ricominciare anche la vita - e questo è il caso dell'amnistia vera e propria - cancellando ogni ricordo, ogni traccia della colpa.

Né solo gli uomini hanno bisogno di cominciare da capo: anche i popoli e le nazioni. Vi sono periodi di crisi in cui la struttura sociale non concede alcuna sicurezza, il costume alcuna guida, in cui il disordine invita al disordine, l'arbitrio all'arbitrio, la sopraffazione alla sopraffazione. E la giustizia interviene e colpisce alla cieca, dimentica troppo spesso delle radici sociali e politiche dei crimini contro cui si erge.

Quando la crisi è passata, diviene necessario ricominciare da capo, e per costruire, non perdere nessuna energia. L'amnistia ha anche questa funzione: è l'atto definitivo di un risanamento del corpo sociale e politico in una rinnovata solidarietà d'intenti.

Per questo, dopo la Liberazione è intervenuta l'amnistia che passa col nome di Togliatti; per questo, dopo il sette giugno, dopo il riaffermato impulso popolare per una politica democraticamente progressiva, s'è imposta la nuova amnistia, come fatto di solidarietà per una comune opera civile”.

-Renzo Mazzetti- (Lunedì 6 Marzo 2023 h.13,54)


AMICARE E FANTOCCE

(Ricordo da un racconto di “Abbaio”

L'articolo di fondo del quotidiano “Il verso del cane” riportava, nel primo periodo del 2023, che gli umani riscoprirono il sentimento fraterno. Allora si consumavano dolci che raffiguravano bambini, donne, uomini, animali, pianeti e stelle dell'universo. Una prima colazione pubblicata su Fb e Tw: Sotto la fotografia della “Fantoccia” la didascalia: Colazione ottima e originale con “Fantoccia”. Ringrazio Antonella per avermi fatto assaggiare questo dolce cavallino. Però c'era un'altra ”Fantoccia” amarissima perché risollevava il prezzo della benzina, faceva pagare salate norme, eccetera, che soffocavano le speranze di giustizia progresso pace. Bicefalo: ...nello slancio fiducioso in bisbigli di zanzare esce l'aria dalle bocche poi le parole come abbaiare infine come uragano in urlo prorompe. Un futuristico Francesco aveva cantato: …prima della luce d'ogni guerra e d'ogni pace, immaginazione, sottovoce, rivoluzione.

-Renzo Mazzetti- (Martedì 3 Gennaio 2023 h.14,52)





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