PENNY ROBOT

PENNY ROBOT

I quotidiani di partito erano sinceri, contenevano articoli che riportavano i loro punti di vista e pezzi di propaganda, scritti di indipendenti e di avversari, contributi letterari, artistici, scientifici di esperti non allineati. I lettori con la fede politica compravano il giornale che rispondeva al proprio ideale, si informavano e partecipavano al dibattito scritto e nelle sedi di partito; si sentivano culturalmente vivi e considerati, per questo la quasi totalità degli aventi diritto partecipava alle votazioni, perché con il sistema proporzionale, senza sbarramenti, tutti gli elettori erano uguali e rappresentati nelle Istituzioni. La governabilità era assicurata dall'intelligenza e dallo spirito di servizio pubblico. I cittadini che non si interessavano di politica ma di sport o di altro, compravano giornali sportivi oppure quelli non di partito che pure avevano una loro visione culturale ma, nella sostanza, sempre veri. I pensieri erano alla luce del sole, la lotta politica prevalentemente chiara anche nei periodi di scontro, manifestazioni, aspre proteste, lotta di classe. La società era complessa nella profondità dei sentimenti, anche il figlio dell'operaio poteva diventare dottore. Il rosso era rosso, il bianco bianco. Il nero era il lutto della democrazia. C'erano i mille colori, l'arcobaleno di pace e bene, fratellanza e amore. Poi dalle fogne ritornò la carogna reazionaria che rosicchiava pensieri e ideali; tutto fu semplificato e privatizzato dalla pubblica istruzione alla democrazia, la libertà trasformata in infida metafora. L'ignoranza più nera produsse l'abbandono della partecipazione. Sparirono i partiti tradizionali e i loro quotidiani. Partecipazione democratica, ideologie antiche futuristiche, conoscenze, ricordi, memorie stravolte, coscienze affossate. Imperava soltanto l'ideologia delle privatizzazioni (togliere i beni posseduti dalla collettività per darli al singolo privato, al padrone); del sistema mercato e concorrenza (ritorno alla legge della foresta quella del più forte) senza solidarietà, con disumanità. Il Ministero della difesa fu sostituito, nell'interesse esclusivo dei trafficanti d'armi, da quello della guerra. Un direttore, nel secondo decennio del XXI° Secolo, già trasferito da una testata ad un'altra posseduta dallo stesso padrone, fu ricordato per la stampa di posizioni estremiste e terroriste che invocavano l'assassinio di un capo di Stato estero. Nonna Teresina, commentando l'episodio con tono solenne e quel sorriso tanto caro, splendente pur sdentato, disse: “I soldi fanno ballare i burattini”. (Ricordo da un racconto di Rita).

NUOVA CANZONE

Morente di fame, morente di freddo,
il popolo spogliato di ogni diritto,
sottovoce ti disperi.
Intanto il ricco sfacciato,
un tempo risparmiato dalla tua bontà,
ad alta voce si consola.
Colmi d'oro, senza affanni, preoccupazioni
e lavori, uomini nuovi
s'impadroniscono dell'arnia:
e tu, popolo che lavori, mangi e digerisci, se puoi,
del ferro, come lo struzzo. Evoca l'ombra dei Gracchi,
dei Publicola, dei Bruto;
ch'essi ti siano d'incitamento!
Tribuno coraggioso, affrettati,
noi t'attendiamo: stendi la legge
della sacra uguaglianza. Sì, tribuno, bisogna finirla,
che i tuoi pennelli facciano impallidire
Lussemburgo e Verona.
Il regno dell'uguaglianza,
nella sua semplicità, non vuole
né pennacchi né troni! Certo; un milione di doviziosi
da troppo lungo tempo costringe il popolo
a raccogliere le ghiande:
Noi, nei sobborghi, non vogliamo
né gli insorti del Lussemburgo
né quelli della Vandea. O voi, macchine da leggi,
gettate nel fuoco, senza rincrescimento,
tutti i vostri piani finanziari.
Poveri di spirito, ah! Basta:
l'uguaglianza, senza di voi, sarà in grado
di far rivivere l'abbondanza. Il Direttorio esecutivo,
grazie al diritto degli scrivani,
ci proibisce di scrivere:
non scriviamo; ma che ciascuno,
sottovoce, fraternamente cospiri
per la comune felicità.
Un doppio consiglio senza talenti,
cinque direttori sempre tremanti
al nome soltanto d'una picca:
il soldato lisciato, accarezzato,
e il democratico schiacciato:
ecco la repubblica. Ahimè stremati, fieri compagni
del buon popolo, vincitori dei re,
soldati coperti di gloria!
Ahimè non vi si riconosce più.
E che? Sareste forse divenuti
le guardie del pretorio? Il popolo e i soldati uniti
hanno pur saputo ridurre in rovine
il trono e la Bastiglia:
tiranni nuovi, uomini di Stato,
abbiate timore del popolo e dei soldati,
riuniti in famiglia. Io sono certo, che la prigione
sarà il prezzo del mio canto;
e questo m'addolora;
il popolo lo imparerà a memoria,
forse ne benedirà l'autore;
ed è questo che mi consola.

-Silvain Marechal-

categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.

VEDI:

POESIA PATRIA DELLE PATRIE -DOMENICA 13 MARZO 2022 h.09,00-

DOGMA RAZZIA (POESIE DI RENZO MAZZETTI) -VENERDI' 25 MARZO 2022 h.09,57-


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