VIRUS SPOSTATI ORSO

 

giovedì, 10 settembre 2020

VIRUS SPOSTATI ORSO


IL GRANDE EGLI

Egli (al momento non mi viene il nome) era,

sicuramente,

un dei docenti della Normale;

in via Fratti (antica soffocata dignità proletaria)

interveniva quando non me l’aspettavo

e quando tutto sembrava per tutti

essere chiaro e tranquillamente deciso.

Egli, per me operaio, era sempre una gradevole sorpresa,

aspettata con ansia quando ritardava.

Egli, grande docente,

sempre nel presente attuale e oltre,

vestito con la lunga sciarpa dai colori non ricordati,

anche nell’altrui barbosa estate m’incuriosiva.

Una cosa che non capivo era, e, nel ritorno a casa

mi sorprendevo e ancora m’interrogavo:

Perché quel professore

si scagliava violentemente contro e sempre,

comunque in ogni uno dei suoi preamboli aggrediva

(come per cancellarla dal vocabolario usuale) la “modernità”?

Essa era, per Egli (dopo quarant’anni l’ho scoperto)

la prima causa della criminalità sociale.

-Renzo Mazzetti Bicefalo- (Martedì 10 Marzo 2015)

VIRUS SPOSTATI ORSO

La caduta delle prime foglie, lo spuntar di funghi, l’uva da vendemmiare, il sole caldo gentile splendente, le ore più corte più dolci e più intense, i voli di pennuti nell’andare e nel venire, l’innocente orso M49 ingannato e di nuovo incarcerato esprimevano l’attualità, la modernità: era il triste periodo del mortale virus mondiale 2020 in cui tutti, in particolare le famiglie degli scolari, subivano la tristezza dello scaricare sugli altri la responsabilità delle colpe, delle spalle tonde e delle singole incompetenze. Settembre portò il “Rimando” dei ligi, forse troppo e spropositati, troppo interessati e scrupolosi osservanti, poco pensanti e troppo rigidi ignoranti disagiati (né di destra né di centro né di sinistra né di qualsivoglia d’estremo), specializzati nel gioco superficiale facile vigliacco reazionario “Scaricabarile”. Molti facevano il giusto, il proprio dovere, o si attenevano alla nenia del “Buon senso”. Pochi si autosottoponevano al sano, sincero e rivilatizzante umano “Esame di coscienza”. Qualcuno agiva per il personale basso tornaconto: Disastro degli sfortunati, di tutti gli onesti e dell’Italia unita. (Ricordo da un racconto di Irina).

CELICOLI COLORI

“Tremate le streghe sono tornate”,

gridavano le minigonne:

vergogna per la bigotta conservazione.

“Lotta dura senza paura”,

rimbombava il coro di tute con le tracce del lavoro:

sporco per il bieco reazionario.

Le vesti,

svegliate dalla presa di coscienza erano,

nella serietà della lotta,

ugualmente gioiose.

Quelle voci formavano un canto originale,

tutt’altro che un semplice slogan = grido di guerra,

erano la sonorità della sintesi delle diverse sofferenze,

anelito di libertà.

Il rosso colore abbracciava colli e spalle,

svolazzava sulle teste,

abbelliva gli alberi.

La prima scapestrata avventura:

i sedili ribaltabili, il colore blu della carrozzeria,

i pantaloni impigliati nella leva del cambio,

gli occhi socchiusi nel castano chiaro del suo profumato colore,

la sorpresa della felicità,

tutta la cinquecento finalmente mia.

-Renzo Mazzetti Bicefalo-(Mercoledì 6 Gennaio 2016).

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