VIRUS AUSTRIACO E VACANZE

 

martedì, 14 luglio 2020

VIRUS AUSTRIACO E VACANZE


LA PATRIA

Oh dolce patria! Oh come
balza de’ forti il core al tuo bel nome!
Stimolo a generosi atti è desio
ch’ella in senno e virtù splenda felice:
La voce che ne’l dice
voce è di carità, voce è d’Iddio!
Ma tu che in fondo al core
tutti gli arcani miei leggi, o Signore,
tu sai che l’amor patrio, onde mi vanto,
non è superba frenesia di guerra,
perché di sangue e pianto,
a nome d’equità, grondi la terra.
Neppure a’ dì lontani
quando me travolvean disegni insani,
quando far forza ai casi ambito avrei,
sì che a brandi stranieri onta tornasse,
con chi gli altari odiasse
affratellato io mai non mi sarei.
Veggio con ira e sprezzo
color che tutto giorno osan, dal lezzo
del vizio che li ammorba, alzar la destra
e, brandendo il pugnal del masnadiero, …
-Silvio Pellico-

VIRUS AUSTRIACO E VACANZE

Il “Buono vacanze” non va bene alla rigida Austria, perché ad Essa andava bene il castello di San Giorgio… . Ad Essa andavano bene “Le mie prigioni” di Silvio Pellico… . Agli italiani Giuseppi antichi e attuali, tantomeno, certamente no. A Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, invocato come un Dio anche dalle genti della Siberia precedente alla Rivoluzione leninista, certamente non andava bene, così come non andava bene a San Beppino ai tempi del mortale virus mondiale 2020. Il “Buono vacanze” per noi italiani “cuore e cervello” e associati liberi economisti scienziati artisti indomiti fantasiosi pregiati focosi suonatori canterini, è nella categoria “Ferie”, osservante la democratica Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza liberatrice. Costituzione della Repubblica Italiana, titolo III, Rapporti economici: “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”. Moderni nordici antipatici, pieni di basse (inconsapevoli?) nostalgie austriache coloniali oppressive dominatrici sfruttatrici bestiali delle nostre naturali ed originali ricchezze italiche liberate con la innumerabile (misura superiore ad ogni pil e qualsivoglia tornaconto) sofferenza popolare passione pregiata valuta lacrime e sangue. (Ricordo da un racconto di Maya).


CASTELLO DI SAN GIORGIO

Lunedì, 5 dicembre di sera. Ecco le ultime linee della mia vita… Domani il mio nome comincerà a perdersi fra gli innumerevoli che sono già dimenticati… Vivrò nell’affetto de’ miei cari, ma tutto viene ad un termine, né però mi sconforto. Sì, qualche cosa di noi dura oltre il sepolcro e durerà quindi anche l’amore… La (mia vita) fu un misto di male e di bene, e se quello fé traboccare la bilancia, la fermezza della mia anima in questi sei mesi la tornò all’equilibrio; non la fermezza di questi ultimi istanti, dico, perché non è gran virtù il disprezzare la morte… Io penso che se non v’è un’altra vita, anche la morte non ha scusa. In tal caso morte non significherebbe che ultimo dolore fisico, appunto perché tale egli suppone la vita. Se poi l’anima è immortale, come sento nel mio cuore essere difatti, la morte ha nulla di terribile, perché sulla terra vi sono più affanni che gioie e in Cielo non ci deve essere che gioia, perché là solo si potrà possedere la scienza e l’amore.

Gran Dio, nel tetro carcere
Dove l’affanno è vita.
Conforta tu quest’anima
A’ cari suoi rapita,
Ch’erge la prece a Te.
-Carlo Poma-
(Martire di Belfiore, anno 1852, Patriota del Risorgimento Italiano)

categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia.

Vedi:

VIRUS IVA



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