AOPPIARE E IL CAPPELLO DI “MIAO!”
venerdì, 19 luglio 2019
AOPPIARE E IL CAPPELLO DI “MIAO!”
“I borghesi possono anche essere ignoranti, nella stragrande
maggioranza: il mondo borghese va avanti lo stesso… Quello borghese è un regime
di tutela; il principio d’autorità ne è la base fondamentale; l’autorità aborre
il controllo, aborre la discussione. La crisi in cui si dibattono le democrazie
è prodotta in gran parte dal contrasto tra il principio d’autorità, tra il
giacobinismo necessario ad ogni stato borghese e la tendenza di estendere
sempre più la propria opera di controllo da parte delle masse popolari
socialiste e democratiche. Per i proletari è un dovere non essere ignoranti. La
civiltà socialista, senza privilegi di casta e di categoria, per realizzarsi
compiutamente vuole che tutti i cittadini sappiano controllare ciò che i loro
mandatari volta per volta decidono e fanno. Il problema di educazione dei
proletari è problema di libertà”. Questo è uno scritto di Gramsci che “Miao!”
riporta come cappello all’articolo “Aoppiare” che la gattina sta leggendo. Oggi
aoppiamo in molteplici modi. La crisi della cultura è evidente. Non sappiamo
leggere né scrivere correttamente, parliamo l’inglese ma non comprendiamo bene
una frase scritta in italiano, tantomeno siamo capaci di svolgere una
risoluzione di un tutto nei suoi principi elementari, un esame diligente o una
investigazione, insomma, siamo incapaci di svolgere una semplice analisi
logica. La logica è l’arte che insegna a pensare e ragionare bene. E, a
proposito di arte, esiste una dannosa separazione tra arte e realtà. Questo non
ha niente del sano raffronto con l’immaginare, con il creare. Quando
l’ignoranza e la cattiveria inventano mostruosità, sollecitano l’avversione al
sapere, al bello, all’amore. L’arte diventa sublime quando entra in tensione e
in riferimento con la realtà, la storia, i bisogni, le determinazioni morali,
al sentimento e alla coscienza. L’equilibrio del senso e della ragione dovrebbe
essere il più profondo ideale dell’arte, il nucleo stesso della esperienza
artistica, il vero punto di riferimento che appare smarrito alla
consapevolezza. L’arte pare abbia smarrito la bellezza, eliminato la
progettualità, dimenticato la facoltà di ricevere impressioni degli oggetti
esterni, sensualità, intelletto, sentimento, concetto, opinione, significato di
parola. Siamo finiti in un processo autodistruttivo il quale, per non allarmare
con l’atroce sofferenza, viene anestetizzato per allontanare il più possibile
la possibilità di ritrovamento della ragione critica. (Ricordo da un racconto
di Maya).
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