BANCA INDUSTRIA
domenica, 9 giugno 2019
BANCA INDUSTRIA
Il recente lavoro di Elvio Dal Bosco “Germania economica,
Ediesse 1987, presenta un’esauriente esposizione del perché e del percome
l’economia tedesca abbia assunto un ruolo così importante nei mercati
internazionali e, viceversa, come mai questi mercati abbiano un ruolo così
importante per lo sviluppo della Germania. Non va dimenticato che la Germania,
uscita distrutta dalla guerra, ha conquistato e tuttora mantiene il primo posto
nel mondo nelle esportazioni di manufatti. La politica espansionistica
dell’industria tedesca verso i mercati mondiali e la connessa compressione
relativa della domanda interna sarebbero state difficilmente realizzabili, se
lo Stato non avesse assicurato, attraverso gli strumenti redistributivi, una
sufficiente integrazione delle classi lavoratrici e la loro tacita adesione al
modello di sviluppo economico. E’ questo, quindi, il segreto del “liberismo”
tedesco. In ogni luogo i tedeschi professano apertamente fede liberista, e di
esaltazione del non interventismo pubblico. Non vi è però fatto economico di
rilievo, né mercato, in cui la presenza dello Stato non sia, sullo sfondo
dettando norme o in primo piano dedicando risorse, determinante o almeno
rilevante. Da questa esperienza tedesca, ma non solo da questa, traggo quel
messaggio, che turba una certa ideologia, che il progresso economico va letto
dagli effetti e non dagli strumenti, ad esempio il mercato, o dalle
dichiarazioni rese, ad esempio il liberismo. La stretta interdipendenza
Banca-industria è uno dei principali fattori di sviluppo dell’economia tedesca.
Nell’esame della interdipendenza, la compenetrazione è nelle partecipazioni
delle banche in imprese industriali e non viceversa. La dominanza delle banche
nel capitale produttivo assume anche forme monopolistiche; le banche
considerano l’esercizio di tale funzione come un servizio reso ai piccoli
azionisti. Nell’economia tedesca prevale la percezione della realtà più che la
realtà stessa: un paese che si sente liberista, e quindi non statalista; e che
è convinto d’avere mercati concorrenziali ha invece, in forme diverse dagli
altri paesi, una forte dose di dirigismo, d’intervento pubblico e di mercati
oligopolistici.
INDOVINA L'INDOVINELLO: CHI E' L'AUTORE ?
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Gli economisti assomigliano ai teologi,
i quali stabiliscono due sorta di religioni:
ogni religione che non sia la loro
è un’invenzione degli uomini,
mentre la loro è un’emanazione di Dio.
-Karl Marx-
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