TORINO FERVENTE IGNIFUGO

TORINO FERVENTE IGNIFUGO

Il salone del libro, dinamico tempio della fervente creatività e della conoscenza, della intelligenza e del grande cuore, accoglie tutti; è la sentinella attenta e severa contro ogni forma di minaccia alle libertà democratiche ed alle evocazioni autoritarie; è ignifugo contro la barbarie passata e presente. Le pubblicazioni, sopravvissute ai roghi nazifascisti e alla recente distruzione degli ideali, regalano creazioni. Rinascita, 10 Marzo 1972, riporta da Bagheria (PA): Cari compagni, vi mando una ballata antifascista. Qui in Sicilia la cantano già i cantastorie, allego la traduzione, un abbraccio da Ignazio. (Ricordo da un racconto di Maya).

IL FASCISMO (BALLATA ANTIFASCISTA)

Quando c’era il fascismo,
camerata, ti ricordi?
Camminava con le mani
nelle tasche e senza soldi;
ora hai le tasche piene
e inneggi Mussolini.
Se avevi mille lire
le tenevi nel ritratto:
camerata, non ci pensi
che mangiavi mezzo piatto?
Che la pancia era candela
e scioglieva come cera?
Ora hai il televisore,
lo pagasti a cambiali;
e la sera ti diverti,
prima mangi e poi ti sciali;
e tua moglie, tutta occhi,
guarda il video e tu la tocchi.
Non è stanca di lavare,
di pulire il pavimento;
ora ha la lavatrice
ed avrà la cinquecento:
vive come una signora
e tu vuoi la dittatura.
Pensi sempre a Mussolini;
che lavoro non ce n’era,
e se tu ti lamentavi
ti portavano in galera:
“Traditore! Mascalzone!”
e legnate sul groppone.
Che bell’epoca il fascismo!
Si cantava “giovinezza”,
ma lo stomaco digiuno
eruttava debolezza,
e le voci erano pianto
accordato con il canto.
Si andava per le strade
come pecore al macello;
il gerarca ci spingeva
agitando il manganello:
noi le teste penzoloni,
lui il cane e il padrone.
Era un carcere l’Italia,
i gerarchi gli aguzzini;
direttore di quel carcere
era il duce Mussolini,
più feroce di Nerone
ed aveva sempre ragione!
Ora vedi gli operai
scioperare nelle piazze
e vorresti contro loro
i fascisti con le mazze;
i fascisti ed i padroni
con la frusta e gli speroni.
E vorresti, che vorresti?
Camerata, sputa l’osso!
Il fascismo era la peste
lo portavi sempre addosso,
ed il puzzo che lasciava
pure l’aria ammorbava.
Camerata, sputa l’osso!
Tu vorresti un altro impero,
massacrare altri popoli,
tutto il mondo un cimitero!
Se di sangue non sei pieno
chiama Hitler, l’altra iena.
Il compare del tuo duce;
siete tutti di una razza
e nel sangue della gente
ci nuotate senza braccia;
siete come la bufera
sulla terra e un’ala nera!
Il compare del tuo duce;
(Dio liberi noialtri!)
Che lo dico e vedo ardere
bimbi e vecchi, padri e madri:
milioni di persone
prima carne e poi sapone.
Che lo dico e qui davanti
a ferire gli occhi miei
vedo campi di sterminio,
ossa e scheletri a cataste,
non c’è tomba che gli basti!
Questo era il tuo fascismo;
camerata, esci fuori!
Noi vogliamo che la terra
sia un giardino tutto in fiore,
e la pace ed il lavoro
come il sole e l’aurora.
E vogliamo l’uomo uomo;
e padrone dei diritti
conquistati con il sangue
e poi scritti nelle carni;
l’uomo uomo e come uccelli
con i nidi sui castelli!
Camerata, esci fuori!
ogni uomo è amico nostro;
e la carne non è pietra
e il sangue non è inchiostro:
il nemico della terra
è il fascismo, è la guerra!
E’ il fascismo, è la guerra!
E tu metti bene in mente
che se esce dalla tomba
trova pane per i denti:
trova l’armi nelle mani
d’ogni vero italiano.
-Ignazio Buttitta-

Vedi:

TERGA FURTIVE


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