BRIO RIVOLUZIONARIO
mercoledì, 7 novembre 2018
BRIO RIVOLUZIONARIO
La dittatura finanziaria condusse le destre al governo. Le
Narciso sinistre continuavano a cambiare abito, rimirandosi, senza rendersi
conto di essere canzonate da tutti come degenerate Arlecchino… La sofferenza
era profonda tra gli studenti e i disoccupati. I lavoratori, senza tutele né
punti di appoggio e orizzonti di riferimento, pur con qualche isolata e smorta
scintilla, erano in balìa del padrone. Neppure s’immaginavano i benefici del
sessantotto studentesco e dell’autunno caldo operaio. Le lotte ottennero la
previdenza sociale e la pensione in rapporto alla paga, aumenti finanziari e
normativi, prevenzione nei luoghi di lavoro, cure adeguate. Invece oggi, il
lavoratore, sotto il continuo ricatto del licenziamento, deve ingoiare rospi in
continuazione; mesto dice che non è un rivoluzionario e vuole solamente che la
Costituzione venga rispettata. Povero di tasca e di pensiero, ingenuo, ignora
che c’è di meglio per la sua liberazione. Non sa che, ancora una volta, alla
prova del nove, Marx ha ragione. Per illuminare la strada giusta per i
lavoratori, basterebbe la Sua frase: “La classe lavoratrice o è rivoluzionaria
o non è nulla”. Il povero lavoratore, pur nel minimo suo sciopero, ha
quell’atteggiamento del perdente che lo rende inefficace e quell’argomentare
simile a quei crumiri che dalla storia sono stati sbugiardati come, esempio
degli esempi, i famosi quarantamila torinesi i quali, per difendere il padrone,
vedete come si è poi ridotta la FIAT con i suoi impiegati e operai. Il poverino
non ha letto Marx ma neppure il grande “Intrepido”, avrebbe ottenuto almeno un
po’ di brio. (Ricordo di un racconto di Tommy detto Tom).
POVERA MACCHINA MORTA
Eri nella fatica assillante
che nella massacrante cadenza
ottenebrava il cervello
e affiacchiva le membra.
Al ritmo della catena di montaggio
nella fabbrica prigione
vegetavi invecchiando
e alla sera avevi già sonno
prima del “Carosello”.
Ma il tuo era un altro mondo
non quello illuso pari a te stesso
che inerme subivi inconscio
la violenza, il sopruso, l’inganno.
Mai diventasti uomo.
Neppure alla tua morte
lasciasti una briciola di conoscenza
del tuo stato di essere
che ti videro spegnere a poco a poco
senza fare alcuna domanda,
senza chiederti nessun perché.
Ed ora giaci povera macchina
povera macchina morta
senza un grido, senza un guaito.
-Renzo Mazzetti- “VERSO LEVANTE, Poesie del mio autunno
caldo” anno 2009.
Vedi:
SOLDI CHA-CHA-CHA E IL TANGO DEI BARATTATORI
SANTO SPIRITO
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