IN FONDO A POESIE IL QUARTO DI COPERTINA

 

lunedì, 21 maggio 2018

IN FONDO A POESIE IL QUARTO DI COPERTINA

 

 


LODE AL GUFO
Per i tuoi occhi attenti
Per il tuo soffio ribelle
Per le tue ali libere
T ‘ammiro grande gufo
Difensore degli oppressi
Contro gli oppressori
A te soletto saggio moderno
Della Cavalleria l ‘antico fregio.
-Renzo Mazzetti-
(12 settembre 2015)

DAL MIO CRANIO
DAL MIO CUORE
“10″
Cosenza, Febbraio 1969
I TUOI OCCHI
Sarà il cielo sereno
riflesso dai tuoi occhi
a dare a questo amore
già condannato
già deluso
già combattivo nel tempo
la gioia della vita
la speranza dell’uomo.

IL CIELO
Il cielo di settembre
lascia cadere
le lacrime dell’autunno.
Il fiume minaccia
ancora l’invasione
sulla terra calpestata.
S’ingrassa il cuore
nell’amore fiorito.

RITORNO
Verrò da te
lontana
abbandonata.
Rimasta nel ricordo
sempre presente d”ogni giorno
sei divenuta grande
diversa
migliore di quello che eri.
Nella mia illusione
ritorno.

VIDI IL TUO VOLTO
Vidi il tuo volto:
universo di sogni.
Dall’adolescenza
d›ogni uomo
trascorsa nella speranza
della facile vita
senza la battaglia
ma nel diritto,
sognavo
con la mano
nella tua piccola mano.
Ma le nostre strette
non dicevano niente:
erano solo strette
di mani felici.

VENTO
Soffia
possente, timido, discreto.
Accarezza
quando la tua mano
si protende
cercando il mio volto.
È timido e caldo
nel sussurro
tuo dell’amore
al mio orecchio.

INTRODUZIONE
Vedo lontano una stella
c percepisco il suo richiamo.
Salto.
Mi proietto nell’infinito
e ai miei piedi non ho ali
né seggo sul sedile del missile.

PAESAGGIO
Frammenti di motori…
Carcasse di ordigni…
Puzza di carburanti bruciati…
Fluttuano onde nel1′etere:
richiami, segnalazioni, ordini!
Il mio udito percepisce
e ciò che non vedo
affascina maggiormente il mio io.

STELLA LONTANA
Dalla Terra
ti vedevo
Stella lontana.
Brillavi
circondata dal buio
di una breve notte terrestre.
Su di te fantasticavo.
Accovacciato ai piedi
del mio albero
paragonavo il tuo brillare
al brillare dei suoi occhi.
La tua piccolezza
alla sottigliezza della sua vita.
Il tuo calore percepito
al calore della sua bocca.
Ma non ritornavo indietro
a cercare un suo perdono.
Mentre la mano d’altra donna
si riposava sulla mia spalla:
amavo!

SEI TU
Nel paesaggio di nuvole
vedo apparire e scomparire
i tuoi capelli
i tuoi occhi
la tua bocca.
La tua voce
ancora portata
da quest’aria limpida
ritorna argentina
carezzevole
calda.

PRIMA VITA
Con la schiena curva
il capo rivolto in alto
e le braccia
le cui mani
penetrano nella bruciante terra
la forma umana
appare per la prima volta
battendo per assodare la terra
lo estremità callose divenute piedi.
Per il soffio possente dell’aria
non ancora forgiata nella parola
si apre il cielo sull’universo.
Due grandi occhi
penetrano nelle affascinanti profondità
cominciando a tessere i primi perché
portando la volontà del sapere
nell’ammasso confuso di un cervello.

DAL MIO CRANIO
Da dove
vedo quella luna
che è sotto ai miei piedi?
Volteggio nell’aria
e sento il respiro farsi affannoso
e il pulsare del mio cuore.
Dal mio cranio
esce leggero il cervello
e le gambe le corrono dietro!
Subito si fermano
si afflosciano
si spezzano
formando altri corpi
dalle forme neonascite.
Stelle Luna Mare Cielo Terra.

POTENZA
Dove volevo arrivare
se non più in alto
di quel cielo
del mio capo?
Intrínseco di pensieri.
Volevo arrivare
un pensiero prende vita.
Dove è la mia testa
tutto volteggia
tutto ormai non è
se non l’essenza.
Tu sei
fluidamente volteggi
le cose sfiori.

ARRIVEREMO
Arriveremo un giorno
vecchi ma felici
per la libertà
della nostra morte.

DAL MIO CUORE
Esce un singhiozzo
dalla gola soffocante
e il cuore leggiero
si esalta per il peso
sì tanto gravoso perduto.
Era la catena
che stringeva il mio polso.
Era l’inferriata
che oscurava la mia stanza.
Dal mio cuore
esce ora l’urlo:
fratello!
Fratello abbracciami.
Fratello ecco le mie mani.
Fratello ecco la mia forza
ecco la mia volontà:
costruiamo!

EMIGRANTE
Emigrante
partisti
per terre lontane.
Ed ora
apri le tue orecchie
al suono di lingue sconosciute
parli ma nessuno mai ti comprende
e vedi paesaggi diversi
freddi
lontani dal tuo cuore
dai tuoi ricordi.
Ritornerai ancora?
Ritornerai laggiù
al tuo mare, al tuo cielo
e all’ aria calda
a coltivare la tua grassa terra?

VENGO
Vengo mio tempo
a respirare la tua polvere
portata da questo freddo vento.

UNA DONNA
Una donna speranzosa
rivolse gli occhi verso le stelle
e vide degli scintillii
che abbagliarono i suoi occhi.

DOLORE
Il chissà di sempre
ritorna ad opprimere
un cuore vagante
attraverso le tempeste dell’amore.
T1 vero amore:
quello che come lampo
passa trafiggendo il cuore
c lascia il buco per l'innesto
mentre il fiore
sboccia e germoglia
gradatamente raggiunge il culmine
e gradatamente muore.
Bella e desiderata è la primavera
ma non quel sole
che sempre splende
putrefando tutte le cose.
Dei singhiozzi
scuotono il tuo volto?
Altri baci lo calmeranno!
Mentre questo dolore
assassino dell’amore
cd esaltazione di un cuore
è un solitario e opprimente
miscuglio di sentimenti.

CORVI
Come a un cane
lisciano il tuo capo
che penzola dalla forca.
I corvi oscurano il cielo
nell’attesa di mangiare
le tue già putride carni.
Volando sulla terra
sbattono la testa nelle nubi
rimanendo agganciati lassù
e si stirano al caldo del sole.
Fuggiamo da questo incubo
che cerca se stesso
penetrando nel nostro io.
Morte: vivi ancora!
Vita: muori ancora!
Drappi neri volteggiano.
Preannunciano la notte
i raggi di un sole
che fugge dal cuore
deluso e sanguinante.

GENTE
Volti, braccia, gambe,
parole, parole, mani.
Centinaia di diti si stringono
e nell’abbraccio
delle braccia si spezzano.
Occhi: tanti occhi.
Occhi che guardano
tanti altri occhi.
L’aria lambisce
ammassi di carne umana
che si scompone
e a suo piacimento
prende le forme:
volti, braccia, gambe.
Cappelli,
sono dappertutto
e formati i mille colori
il cielo ritorna
ad essere quello dell’essere.
Movimenti stupidi.
Giusti movimenti.
Nel ritorno
un cuore cammina solo
mentre il corpo:
volto, braccia, gambe,
parole, parole, mani,
sono laggiù rimasti.
Mani morte:
non potranno più stringere
Corpo morto:
non potrà più tornare.
Cuore vive!
Ritorna ancora, ancora.

L’ULTIMA GUERRA
Il mondo è stato conquistato
ma il ritorno del soldato
che ha conquistato questo mondo
è triste nel ritrovare
l'unico e vero suo mondo
distrutto in polvere.
Un nuovo sole splende
e la sua luce artificiale
non basta per illuminare
tutto il mondo distrutto.
Nella semioscurità
il soldato ritornato uomo
toglie le macerie
e cerca le fondamenta
ma non trova nulla.
Con il cuore palpitante
i nuovi occhi cercano
e trovano degli occhi sperduti
su dei volti scarni
che non donano un sorriso
ma solo gridi di angoscia
e lacrime di speranza.

MISERIA
La miseria si avvicina
e nel bere l'ultimo bicchiere
anche la mente
viene lasciata dalla fantasia.
I pensieri si concretizzano
e nello sguardo si vede
l’odio più legittimo
e il cuore dimentica il nome.
Il ricordo di ragazzo
se spegne nel presente
e l’uomo rimane solo.
Solo lui si protende
a cercare con gli occhi.
Tante porte si schiudono
altre si richiudono
ma una sola rimane aperta.
Non è forse la migliore
quella che più sa dare
e la peggiore la ritrosa?
Poi un giorno stringi
la sua sottile vita
scoprendo tutto di lei
mentre un altro giorno
ne dimentichi persino il nome.
Con una parola forse correrebbe
e di nuovo sarebbe con te
e il suo nome
sarà ricordato dai baci suoi.
A una parola
l’importanza di un discorso
a una frase
quella di potere ogni cosa.

PAESAGGIO TERRESTRE
Una vecchia
posato il manico
della falce sul fianco
ne arrota la lama.
Taglia il grano
alle parti del campo
per far posto
al traballante trattore
che rombando viene
con le sue possenti ruote.
Il grano cade, si appacchetta
e si mette da parte.
I forconi
mossi da braccia abbronzate
vengono disponendo il grano
in covoni alti sotto il sole.
Il cuore comanda quelle braccia.
La fame dei figli
che dentro al nido cinguettano
fanno volare la madre
su quei covoni a rubare il chicco.
I peschi ornano i campi
e il buon tempo monotono
rispecchia il loro splendore.

PRINCIPIO DI VITA
Questa enorme distesa
che avete sotto ai piedi
è vostra.
Seminate il vostro grano
e piantate le vostre viti:
Mangerete pane vostro
e berrete vino vostro.
Il mare è lì vicino
ed ecco qui le reti
pescate il pesce:
Arricchirete il vostro pasto.
Enormi distese di alberi
formeranno i vostri fuochi
e le montagne
saranno le vostre grotte.
Il sole è vostro
ma è troppo lontano
riceverete da lui
il calore e la luce
e un lume di speranza
che splenderà nella notte
riflettendosi nella luna.

ECCOMI FRATELLI
Eccomi
fratello bianco
fratello nero
fratello giallo.
Eccomi
e calpesto
gli sbarramenti
i fili spinati il
i campi di concentramento.
Eccomi
e annullo le frontiere
e cancello
l’asprità nelle parole
la violenza negli avvenimenti.
Eccomi
e protendo le mie mani
stringendo mani multicolori.
Saliamo sul missile
e voliamo nel cielo terrestre
e entriamo nell’universo fantastico
incontro a mondi sconosciuti .
ma visti, sognati:
Troveremo altri esseri.
Nella consapevolezza ¦
della terra
e dell’universo
che sempre ci circonda
troveremo la verità
non solo della vita
ma della libertà
nella fratellanza universale.

MUOIO
Come un cavallo
lanciato sul rettilineo
di questo mio mondo
cavalca sulle mie spalle
l'amazzone vita
che ha fretta di arrivare
per concludere il lavoro
ricevendo un premio:
l’ambita morte!
Vedo il paesaggio
che fugge ai miei occhi
e in un attimo si trasforma
da felice a triste a tetro:
Muoio.

ATIV
Quando farai 1′inventario
dei giorni ormai passati
ti accorgerai che erano tutti uguali
e che non valeva la pena di viverli.
Correrai per le strade la notte
gridando alla gente che splende il sole
mentre le tue braccia vangheranno
l’enorme distesa del1′oceano
che diverrà un’enorme piantagione
di misteri
di verità
di fedi.
Sbuffando e strisciando
porterai un treno
e sulla tua schiena
innumerevoli persone
cammineranno cercandoti.
I tuoi occhi guarderanno il cielo
e tu vedrai un mondo nuovo
mai visto prima
e dirai che è la terra.
È cercando questa terra
che ramingo passeggerai nello spazio
e abbracciando una stella
infinite volte le dirai
che è bella quanto una donna.

COME QUEL RUSCELLO
Dell’acqua limpida
dall’alto della montagna
felicemente vola scendendo
cercando l’afose acque
che basse e sporche
sono morte
fra i verdi prati
in mezzo alle canne marcite.
Le parole significanti
perdono la concretezza
nel vertiginoso svolgersi dei pensieri.
Si dice l’amo
e il mondo canta.
Si dice la odio
c il mondo vive ancora
mentre col suo progresso
viene regredendo la massa umana.
Un laccio stringe
e la gola soffoca
mentre la lingua parla
c il sangue scorre
come quel ruscello
sul suolo e dentro la carne.
Vive ancora!

UOMO
.Dal lieve fragore di un ruscello
al forte crepitare delle mitraglie:
fra i proiettili e l’acqua pura
guardava il cielo
risplendente per il sole
dove si acutizzavano le ombre
della bassa terra.
Non credeva
che la terra era terra
e che il cielo era cielo.
Pensava che tutto
era il tutto che cercava
invece era il niente.
Il cuore correva felice
fra i verdi prati pieni di fiori
che gonfiavano ancor di più il suo cuore
che voleva troppo bene.
Come un ragno
apposta la sua tela
apposto la sua tela
ma nessuna mosca
venne a dargli nutrimento
c solo delle nubi di veleno
rimasero impigliate nella trappola.
Ed ora è morto.

ALBERO
Rumore di foglie
secche
cadute dall’albero
ormai spoglio.
Nudo
al freddo inverno
le sue radici
nasconde nella terra.
Come morto
non sente
né vento né gelo
né le leggere zampe
di un passerotto
che cerca il fogliame verde.

SCRICCHIOLIO
Il cielo oscurato
dalle nubi della pioggia
getta nell’animo
l’apprensione.
Sulla terra
cade ora la pioggia.
E fredda
fine e uggiosa
penetra nelle ossa.
Scricchiolio di arti
nei movimenti
di tutti i giorni.

“VERSO LEVANTE,
Poesie del mio autunno caldo”
anno 2009.

MARINA DI LEVANTE
Il Sole si vede e non si sente
M’abbaglia riflesso dal mare multiforme
Gli scogli paiono fatti con la neve
La Tramontana tagliente entra
In tasca manca la tua mano
Mentre la berretta cornicia sulle zeronove il capo
S’illude di proteggere un orecchio
Una Luna tonda silenziosa è quasi invisibile
Percepita calda cammina al mio fianco
Un gabbiano solitario libra e rimbalza alto
Vola verso levante il mio pensiero
Dove le colline sono scolpite nel cielo
Risplende serena la neve.

PASSIONE
Siamo di nuovo nati
nel pomeriggio
ricorrenza di amori.
Sembrava un bacio
contatto lieve intimo
usuale espressione d’affetto.
Invece esplose passione
il sentire intenso
divenne supersonico percorso.
Strada sul cui cammino
quanto più complesso è umano
questo nostro indefinito destino.
Celestiale vortice vissuto
arcobaleno in cielo stellato
profondo universo penetrato.
Calore fondente carne
di cuori e anime congiunte
via lattea fluttuante.
Dopo si plana
ritrovando il letto
sulla concreta terra.
Caldo delle coltri
che raffreddi i corpi
doni profondo sonno.
Nel risveglio
tutto non ricordiamo
come fosse sogno.

MAGGIO
Il maggio ritorna
portando l’azzurro cupo del mare
che su nel cielo affoga il sole.
Al tramonto
un’intimità di stelle marine
getta sui campi
la luce che fa vedere
il giusto colore delle cose.
Le lucciole navigano
nell’aria fatta di profondità
vigilano il futuro raccolto.
Tutti i rumori giungono attutiti
mentre una ragazza canta
le onde portano la sua voce
trasformata in carezze.

TUTTO TACE
E tutto tace
nel silenzio
ritroviamo il passato.
Il sentimento premonitore
di un tempo
dove l’inesperienza
cercava cose nuove
è ormai avvenuto.
Arrivano idee
tramontano sogni vecchi
e nel presente
una spinta impellente
porta già nel futuro.
Tutto non è più oscuro
e 1′alba di un giorno
urla nuove verità.
Ma nel cuore tutto tace
il sentimento primordiale
solo rimane
e dalla procreazione
brulicano su questa terra
gambe, braccia e teste.

PRIMA VITA
Sei tutto natura selvaggia
che orgogliosa guardi
con occhi animaleschi
l’universo lontano.
Gli elementi scatenati
nella contesa dei domini.
che la terra offriva
gettavano nell’animo
quelle prime paure
che la mente umana
mai riuscì a capire.
Del1′ignoranza
che tutto tramutava in fantasia
quella realtà meravigliosa
in speranza scaturiva
come quei primi ruscelli
limpidi e freschi.
L’uomo,
uscito dalla terra,
come fosse un prodotto,
forgiò i suoi sentimenti
e nel vedere gli alberi frondosi
l’erba verde e i cespugli,
il cielo sui monti
tanto immobili quanto maestosi
senti finalmente di vivere
e la sua mano protese
trovando una mano di donna

RINGRAZIAMENTO
lo ti ringrazio.
Ti ringrazio
non come
ringrazia un mendico
che furtivo
torna alla tana.
Io ti ringrazio
a cuor aperto.
Era spaccato
proprio nel centro
e sgorgava il sangue
rosso e denso.
L’aveva posto
tolto dal mio petto
sopra un sasso.

PRECIPITA IL MONDO NELL’UNIVERSO
Il mondo precipita nell’universo
e ora non e più rotondo
come quando girava lassù
intorno a se stesso.
E’ divenuto più snello
ed elastico fa mille smorfie
e sorride per la gente
che testarda ancora si tiene
strettamente salda alle sue code.
La sciocca luna
finalmente più non si vede
e le parole
dette al suo chiarore
più non si ripetono.
Esistevano tante e tante cose
ed ora sono rimaste lassù
dove rimaneva attaccato il mondo
e girano per inerzia
cercando di attirare vecchie attenzioni.
Solo una fantasia perfida
può pensare ancora a quelle cose
che sono state lasciate perché inutili.
Uno stato affettivo
piuttosto violento
provoca nella memoria
rimasta lassù imprigionata
un sentimento di angoscia e ripugnanza.

E’ SETTEMBRE
Non saprei esprimere
quel sentimento sconosciuto
affascinante, caldo, umano.
E’ settembre
e le nubi
oscurano il cielo
mentre già cade
la fine pioggia
preannunciando tempeste future.
Eppure il sole splende!
Ovattato
nel silenzio dell’universo
con i raggi
fulminei come lame
traspare
ogni qual volta
il bizzarro vento
apre uno spiraglio
nel cielo coperto.
Primavera passata
verrai ancora.
Rivivendo sorridente
nella freschezza del primo fiore
ascolterai l’uccello cantare.
Balzando
di ramo in ramo
di albero in albero
il seme d’ogni frutto
diverrà anch’esso fiore
dai colori che nessun pittore
potrà mai inventare o ritrarre.
L’uomo
liberato dall’oscuro letargo
riconosce quel sentimento.
Toglie dalle sue mani
il guanto di pelle riparo dal freddo
e con il tatto tutto percepisce
ascoltando con il cuore in subbuglio
il calore affascinante emanato dalle mani
nelle carezze di una donna.

COME URAGANO
A chi distrattamente cammina
lungo la catena del montaggio
il movimento può apparire fermo
l’officina come un’isola lontana
e le menti sembrare
al sentimento che vede superficiale
in numeri di matricola catalogate.
Eppure vi sono arti e corpi
che si muovono frenetici
come gli arti ed i remi
al ritmo ossessivo dei tamburi
sui grandi legni antichi
e le menti studiano utopie
dove i poveri appaiono in sogni ricchi.
Poi
goccia goccia
come benzina nel motore
l’impegno alimenta
il moto della conoscenza:
Fieri alzano lo sguardo
l’un nell’altro vedono se stessi
e gli enormi perché
diventano risposte precise
prospettive reali e vicine
vere ed efficaci garanzie.
Così
nello slancio fiducioso
in bisbigli di zanzare
esce l’aria dalle bocche
poi le parole come abbaiare
infine come uragano
in urlo prorompe.

ARCOBALENO
Dopo la tempesta
l’arcobaleno splende
nell’aria purificata.
Continuano a parlare:
Gigli bianchi come lame
rose rosse come sangue.
Di bianco
c’è la schiuma del mare
di rosso anche il sole
poi l’amore di mille colori.
il verde come gli occhi amati:
Verde come le fronde degli alberi
Nero come la tempesta passata.
Grigio e viola
come il tuo vestito.
Azzurro come fumo di sigaretta
il tuo profumo si dissolve nell’aria:
Aria incolore
come l’animo senza amore.
Giallo come l’oro
amata ricchezza infinita
dei tuoi capelli.
Bacio lieve e soave
come farfalla
che si posa sul fiore.

DODICESIMA “STAZIONE”
(Un minuto e 46 secondi)
L’aratro fitto nell’amata terra
seguiva silenzioso
le orme lasciate dalle vacche
ansanti nelle fatica.
il contadino seguiva
curvo e attento incitatore
manipolando, scansando, allineando.
E alla sera trovava vicino al fuoco
il centenario suo padre
dal quale ascoltava
l’insegnamento della natura.
Questo accadeva un tempo
ma oggi il contadino è diventato operaio
e l’aratro è catena di montaggio.
Prima v’era la natura, oggi tutto e tecnologia
Nulla in contrario
per quel che riguarda la tecnologia
ma tutto contro, e per questo io lotto,
il potere tecnocratico
che istruisce i cervelli
trasformandoli in computers
i quali a loro volta trasformano
altri uomini in altrettante macchine
che costruiscono altre macchine metalliche.
l-lo visto un giovane che era già vecchio
e un vecchio quasi morto
estraniato, sommessamente vegetante.
Ma non era vecchio:
Aveva appena cinquanta anni!
Ed è già passata una vita:
Alzati ragazzo alle cinque del mattino
poi un’ora di viaggio.
Alle sei suona la sirena
parte la catena di montaggio
e alla dodicesima “stazione”
lavori alla velocità
di un minuto e 46 secondi.
Primo:
montare la ruota anteriore
usando l’apposita “zeppa”
dopo essersi assicurati
che sia del tipo richiesto
e non presenti ossidazioni.
Secondo:
centrare il parafango anteriore
rispetto alla ruota.
Terzo:
montare: (prendere il bulloncino,
infilarvi la rondella e lo spessimetro.
Prendere il filo e infilarvi la bussolina
curvandolo nell’apposito supporto
e infilarlo nel foro del mozzo,
infilare la rondella e il dadino.
Prendere la pinza e la chiave
e bloccare il tutto tirando il filo).
E registrare il freno anteriore
senza che la ruota risulti frenata
assicurandosi che il freno sia teso il più possibile.
Torna a casa
e dopo cena
accendi il televisore
e guardati “Carosello”
ma già dormi prima che sia finito
Alzati ragazzo
sono le cinque del mattino
e tra un’ora
ti aspetta la catena di montaggio.
Alzati marito
sono le cinque del mattino
e tra un’ora
ti aspetta la catena di montaggio.
Alzati padre
sono le cinque del mattino
e tra un’ora
ti aspetta la catena di montaggio.
Alzati nonno
sono le cinque del mattino
e tra un’ora
ti aspetta la catena di montaggio.
Dopo l’ultimo viaggio
nella monotona assillante alba
finalmente riposa in pace.
Si dice che è morto bene
che non si è accorto proprio di niente
e non ha sofferto neppure un poco.

POVERA MACCHINA MORTA
Eri nella fatica assillante
che nella massacrante cadenza
ottenebrava il cervello
e affiacchiva le membra.
Al ritmo della catena di montaggio
nella fabbrica prigione
vegetavi invecchiando
e alla sera avevi già sonno
prima del “Carosello”.
Ma il tuo era un altro mondo
non quello illuso pari a te stesso
che inerme subivi inconscio
la violenza, il sopruso, l’inganno.
Mai diventasti uomo.
Neppure alla tua morte
lasciasti una briciola di conoscenza
del tuo stato di essere
che ti videro spegnere a poco a poco
senza fare alcuna domanda,
senza chiederti nessun perché.
Ed ora giaci povera macchina
povera macchina morta
senza un grido, senza un guaito.

PROTAGONISTI
Perché morire senza la vita?
Nel tutto che ti s’avanza
nel presente sei già futuro
proiettato dalla profondità
dei sentimenti fraterni perenni
non trovi l’albagica versione
ma la concretezza delle verità.
La battaglia umana diventa realtà
perché della dignità porta l’impronta
di una vita discussa e lottata.
E per le “lacrime amare
inghiottite dagli occhi lontano guardanti”
Stringi la mano e sferra il pugno!
E il cuore già batte più forte
e le gambe già corrono lontano.
Ma è qui
che l’avvenimento di vita assume
dove l’occhio dall’alto più non vede
negli orizzonti dell’intimo indomito
sofferente e uguale nelle aspirazioni
figura di sommi capi protagonisti.

ORE ZERO TRE
L’orologio nel silenzio
batte forte ogni secondo.
L’usignolo trilla un verso.
La notte m’è compagna.
Penso.
Torturo con timori la mente.
Subbuglio completo.
Agitazione.
Ore zero tre: Notte insonne.
Ripenso.
Avvezzo non alle gioie
ma alle sconfitte
nel cuore il dolore
ancor convive con speranze.
Un cane abbaia
chissà a che cosa
o forse perché è legato a catena
altri gli rispondono in canea.
Stranamente desidero
una catena
da stringere alla banchina
quale riparo all’amaro
del tumultuoso salato.
Un gallo canta
ripetutamente stridulo
gli risponde un altro
ripetutamente rauco
e un altro ancora
risponde ridicolo.
L’immagino spennacchiati
senza cresta né coda
perché mi fanno rabbia.
Imbucherò questa lettera
indirizzata alla fata
e dopo
in barba all’alba
proverò a coricarmi
nel letto troppo grande
per me che mi sento
piccolo piccolo
deluso
inutilmente solo.
Ritroverò nel sogno
il Mulino d’Era
col ponte inconfondibile
trepidando nel1′incontro?

SINTESI
E’ turchino il cielo.
Questa sera s’affoga nel pianto
di un sole gocciolante
che ancora non vuol morire.
Ed è in contrasto
alla vita che pulsa e germoglia
quella potente e sicura montagna.
E’ nero il cielo.
Questa notte trascorrendo sospira.
Sogni di primi baci:
Cerini che accendono sigarette,
sigarette che accendono falò,
ululati di sirene umane nelle selve avvampanti.
Strette fulminee di mani.
Teste che si intrecciano.
Capelli che si legano.
Labirinti di sentimenti
in sensazioni di abissi profondi
che appaiono luminosi
nell’esplodere dell’intimo e reciproco sole.
Poi,
l’alba di tutti.

L’EROINA
La si può immaginare
come sogno fantastico invocare
quando ogni volontà d’avvenire
non è scoperta
né voluta
né combattuta
né perseguita
in quell’epica scommessa
che è la vita,
dove la cultura, l’intelletto,
l’amore, il dolore, la lotta,
la speranza, la fratellanza
diventano duri cimenti
di menti e corpi
nello sforzo d’essere umani.
L’eroina non è fata né mago
ma semplice orrido suicidio
e non vale la pena
darsi sogno in quell’angoscia
perché nell’artificiale l’umano scompare
e il loro sporco mondo s’ingrassa
ingollando sporca carta moneta
Aspettiamo l’altra morte naturale
a compimento di vita veramente vissuta
quale esperienza umana
nell’ultima emozione terrena.

FRATELLI
Ed era sulla terra
dove già gli elementi
erano materia
e dalla materia
venivano forgiandosi
già i sentimenti
intrinseco di nuove volontà.
Non era il nulla
quel nulla che sapeva del nulla.
Era aria e vento, era pioggia e fulmine,
era gelo e neve, era tumulto dei fiumi,
era il restringersi dei laghi, erano i primi monti,
era il formarsi dei mari, e degli oceani,
erano le stelle, erano gli altri pianeti,
era l’universo: è natura tutta da scoprire.
E l’essere divenne uomo:
Sentimento, cervello, pensiero,
volontà, coscienza, morte.
Amiamo la vita prima della morte!
Già da troppo tempo
l’uomo crede di vivere
ma
succube di un giogo da pochi inventato
da sempre sta morendo.
Per lo sfruttamento, l’ingiustizia, l’ignoranza,
è cosa nel potere altrui
come fosse macchina
con un cervello addomesticato.
Fratelli di ogni giorno
nella pace lottiamo
e il presente non sarà il passato
ma diverrà reale futuro
se insieme costruiremo
qualcosa di nuovo e diverso.

LO “STRANIERO AMICO”
Ho sentito
lo sferragliare dei carri armati
giungere da lontano
per calpestare il Suolo altrui.
Ho visto
i giovani di quel popolo orgoglioso
scrivere sulle strade, sui muri
e su quei mezzi d’offesa.
Ho sentito lo sbraitare
dei falsi democratici
e dei falsi liberisti
qui, nel mio Paese
che inneggiavano alla loro libertà
e mentre una fiamma umana
faceva la sua prima comparsa
ho scorto un sorriso:
“Che si brucino tutti!”
Io guardo l’Italia
e vedo lo “straniero amico”
con le sue basi e le sue armi
calpestare il mio Suolo
calpestare il mio pensiero;
ma non mi brucio:
Combatto!

POVERTA’
Eccola che cammina
e nell’illusione vive
da quando ormai nacque.
Tutto lo splendido contorno
non vale più niente
e rimane il centro
di quello che l’occhio vede
ed il cuore ancora sente
percepisce e piange.
Povertà nell’animo spoglio!
Povertà nell’anello d’oro!
Povertà nel lindo vestito!
Fuggiamo da questo noi stesso
e con le scimitarre
facciamo a pezzetti il cielo
e gettiamoci dentro i missili
evadendo da questo mondo.
Le radici però rimangono
e abbarbicate nell’oscurità della terra
ancora trovano un po’ di nutrimento
Illusione che vive
e già cammina
da quando ormai nacque
e cercando solo la morte
attanaglia coi denti sporchi
putride carni animali.

CREATURE
Camminano nuotano volano
Terrestri marini celesti
Ansiosi immersi dispersi
Desiderosi soddisfare sensazioni.
Viventi esseri diversi
Istinti passioni aspirazioni
Speranza serenità conoscenza
Prelude generazione nuova.
E.
Molteplici attività sensibili
Splendide espressioni creative
Generose percezioni spirituali
Gioiose affettività universali.
L’amore diversità eguaglia!

RIVIVE PER LE NOSTRE MANI
La materia
rubata all’utilità dell’armonia
dal suo essere nel voler essere
con altre materie nell’ambiente naturale
appare alla superficie
per un’arte che il silenzio-chiasso
del tempo secco o piovoso,
ventoso, assolato o nuvoloso
vede la montagna, la ghiaia, la sabbia
la terra, l’albero, l’acqua,
gli animali, l’uomo e la donna.
L’uomo e la donna:
materie e spiritualità,
istinti e sentimenti,
cervelli e pensieri;
intelligenze da decenni costruite
nelle esperienze tramandate
ricercate, scoperte e studiate
costruiscono facendo rivivere.
Ed ecco il lavoro
l’arte più valida
dal potente sfruttata
nel dare ricchezza solo alla ricchezza
nel dare fatica e alienazione
e morte per sopravvivere
all’uomo e alla donna poveri
semplici artisti inconsapevoli.
Non è forse arte
arte sfruttata viva
quando il minatore estrae,
il siderurgico cola,
il metallurgico modella,
il metalmeccanico costruisce?
E muove, ferma, riparte.
L’artista genio
dal blocco di marmo
con scalpello e mazzuolo
liberò un angelo!

QUALE?
Quale sconsolata tristezza
emana quell’albero abbattuto?
Quale volto serio e impassibile
accoglie le sue membra squartate?
Quale cuore batte
per un cuore che non batte?
Quale cielo nuovo
cerca l’uccello migrante?
Quali luoghi lontani
cercano gambe stanche?
Forse solo l’eco dell’eco
dei giorni ormai perduti
nella sconfitta del tempo
riesce a far dimenticare?

QUESTO SILENZIO
Non ci dirà niente
questo silenzio
che da noi voluto
nel rimpianto
presage la solitudine.
Non dirà:
Abbracciatevi
stringetevi
voletevi bene.
Questo silenzio
non ci dirà niente
per ritrovare l’amore.
Solo una cosa ci dirà:
Piangete!
Ma io non voglio
piangere.
Per questa nostra vita
voglio trovare altra vita
da donare all’altra.
E tu rivivrai
ancora
in un sogno diverso.

LACRIME
Bianche gocce lacrime
rigano il vetro della finestra
Dalle fessure
entrano fiati
sconosciuti
freddi.
Chi piange stanotte?
Sarà forse il cielo
maestoso superbo infinito?
Sarà forse un solitario nuvolo
sensibile alla brezza che lo porta
in parte a coprire la Luna?
Un lampo silenzioso
illumina un riflesso
conosciuti occhi sorpresi
subito risvaniscono vergognosi

DAREMO LA NOSTRA MANO
Sì, daremo l’inferno
all’albagia e a chi
da vivo
conoscerà l’arcano regno
di Dio.
Ma daremo la nostra mano
a chi nella ricerca
e nello studio profondo
cercherà la conquista
non atea ma scientifica
e non calpesterà la Luna
o gli altri pianeti
come avventuriero.
Ma come uomo libero
cercherà lassù nell’universo
la conoscenza che affratella
nella consapevolezza senza paura.

NELL’OSCURITA’
Nell’oscurità canteremo
le canzoni dei ricordi
dei sorrisi passati
e gli occhi
di nuovo splenderanno.
Se una luce
rischiarerà l’oscurità
vedremo i nostri volti
rigati dalle lacrime.
Ma non saranno
lacrime amare.
Saranno le lacrime
dello sfogo
da tanto tempo trattenuto
che soffocava le parole
prima sussurrate
alle orecchie sorde.
Queste lacrime
urleranno parole
e come ruscelli
fra tutti gli uomini
daranno all’utopia
di quella libertà
la concretezza dovuta
per la verità della fratellanza

RICORDO DI UNA POESIA
Sentivo qualche cosa
poco tempo fa
mentre pioveva.
Sentivo con l’udito
battere le gocce:
della fredda pioggia
contro i vetri
della mia finestra.
Mi sentivo solo poco tempo fa
e il mio cuore batteva
assieme alle mie palpebre
al rombo dei tuoni.
Sentivo qualche cosa
poco tempo fa
mentre pioveva.

ZEROQUARANTADUE
Senza alcuna ragione ragionata
le braccia e le gambe
frenetiche si muovono precise
e le mani attente, veloci, lontane
si attaccano ai pezzi
innestandoli opportunamente.
In questo non vivere
nell’ammasso di ferro lavorato
di viti e rondelle e bulloni
e trapani e chiavi e motori
il cervello diventa piombato
tenta di fuggire la realtà
nella testa disturba.
Uomini e donne protagonisti
consapevoli della fatica alienante
assorbono grammo su grammo nocività
sopravvivono ai tempi di produzione
costruiscono utilità.

RASSEGNA DI GIORNI CAMPESTRI
Dai campi
il sudore del giorno passato
evapora solitario
nel cielo rischiarato
dal primo sole
del giorno dopo.
Nella notte
stagnava sulle verzure
quale paterna mano
callosa, ruvida, sincera
che cura e veglia.
Tutti dicono
che e rugiada
senza calore né anima
ma è sudore stagnante
ed è trasformato in vapore
nell’aria fresca del mattino.
E mentre le lacrime
affogano gli occhi della fatica
nel cielo sfrecciano i missili, i
si plana sulla luna,
si penetra nel mistero profondo
che silenzioso e impalpabile
è divenuto vicino universo.
Poi ritorna.
Nell’altro tramonto
un belletto da donna sorpassata
porpora di rosa l’orizzonte.
Ed è la luce viva e splendente
che si smorza nel contrasto
di un’altra primavera sopraggiunta.
Ed è un altro sorriso
al crepuscolo apparso
che splende sul cammino
dove stanchi uomini
e stanchi armenti
dondolano le teste sotto al giogo
insieme al trattore
dal metallo divenuto rovente.

VOLESSERO PER UN POCO FUGGIRE
Se gli uni o gli altri
volessero per un poco fuggire
dai loro forse e perché
prenderebbero una rivoltella
e certamente si sparerebbero.
Ucciderebbero tutti i forse e perché
e la risposta sarebbe quella che è.
Una fossa viene scavata
una lapide costruita
e una croce nel marmo incisa.
Dovesse una ribellione
stroncare tutte le cose
come stronca la povertà, la ricchezza
saremmo tutti dei ribelli
e correremo per le strade
prendendo tutto a fucilate.
Non è possibile scagliare un sasso
contro un altro sasso più grande
e per far questo
bisognerebbe prendere un mondo
e scagliarlo contro il mondo.
L’esattezza dell’universo
utilizza tutto lo spazio
e non esiste un sol passaggio stretto.

PENSIERI
Un sorriso non più bianco
non più nero né giallo
aprirà la strada alla vita.
Quando il padrone
più non esisterà
nelle officine il proletario
diverrà libero uomo:
Così avverrà la fratellanza!
Certamente altre parole
dovranno scaturire diversamente
per comunicare le sensazioni,
per dire dell’economia, della scuola
del lavoro, della letteratura,
delle ricerche, delle esplorazioni ultraterrestri
Cosa diranno quelle parole?
Per i sentimenti
basterà dire: Amore.

STORIA DELL’EMIGRANTE
Della terra non tua tutto sapevi e amavi
fin da quando le tue mani infantili già erano callose
e sapiente curavi i raccolti, i frutti, le verzure.
Nella tua calda aria sicula avesti le prime ingiustizie
ma ancora non capivi nascondendo la rabbia
che cieca e succube nel tuo sangue fermentava
come il buon vino fermenta nel tino del contadino.
E domandasti al vecchio che le storia aveva vissuto
e discutesti col giovane che sarebbe stato nella storia
e imparasti a guardare te stesso e come vivevi.
Così, nei ritagli di tempo, cominciasti e studiare.
Nella caparbietà degli intenti e del sapere
ritornarono gli entusiasmi soffocati alle elementari
ed ora uomo che ritorni bambino leggi e finalmente scrivi.
E il bambino domanda un perché
e l’uomo che studia riesce e dare una risposta
fino a che è l’uomo che domanda ed è l’uomo che
risponde. Ora sai l’origine delle ingiustizie:
il latifondista che non ama e tanto meno lavora la terra
ingordo di soldi e di potere feudale in tutto specula
e prima di tutto sulla gente onesta, misera, ignorante.
Poi, costretto come migliaia e migliaia di altri uomini
abbandoni la moglie e i figli e la terra del tuo sudore
emigrando triste e sconfitto nella speranza.
Ti avevano promesso un buon lavoro e un buon salario,
e dopo poco tempo la possibilità di alloggio per le famiglia.
Ma già sono tre anni che vivi vegetando martoriato
dalla catena di montaggio nella fabbrica prigione
e nell’unica stanza dove mangi e dorali e mezzo
con un altro il groppo alla gola ti prende nel pensare ai
A mo’ di macchina automatica sei trasformato
dall’ingranaggio che di uomo tutto frantuma
mentre la televisione propina “carosello”
e fa vedere il mondo dei ricchi per far dimenticar noi stessi
Ma sai e non ti illudi mentre costruisci
nella lotta partecipa il tuo granello
utile nel dar senso al mosaico di un mondo diverso.
“E loro
retrogradi di ogni razza
già tinti nel verde della muffa
dei castelli feudali
già larve disumane che odiano l’uomo
più niente hanno da dire
altro che confessar le loro colpe
al Tribunale della Povera Gente”.

GENTI
Sia il soffio possente
gettato dal fiato operaio
a spazzare monti di cenere
di un passato che non rinasce.
Parlate poveri:
Perché non sapete parlare
insegnate agli avvocati.
Scrivete poveri:
Perché non sapete scrivere
insegnate agli scrittori.
Costruite poveri:
perché non sapete costruire
insegnate agli architetti.
La nuova era e vostra!
Non più la storia
è fatta dai generali
non più la scienza è fatta dai geni.
Ed è questo già rivoluzione.

RITORNERAI
Lontano dalla tua terra
lontano dal cuore
della tua amata gente
straniero tra stranieri
vendi giorno dopo giorno
la tua forza senza amore.
Fratello emigrante
scacciato dal tuo paese
dalle tue officine
e dai tuoi campi
ritornerai:
La dove il cuore
si rigonfia d’amore
per le lacrime della tua gente
avrai la vita nuova e vera.
La dove la tua mano
forte, callosa, sincera
stringerà le nostre mani
forti, callose, sincere
troverai altri fratelli.

OSSERVEREMO
Osserveremo ciò che avremo fra le mani
e vedremo altre tante mani tre le mani.
Delle impressioni sfuggevoli
ci faranno ricordare
quelle altre mani vuote
che stringevano l’aria
che portava ancora impressa la sua figura.
Ricordi scolpiti nella mente
diverranno nuove realtà
mentre la mente sarà cosa occulta
volatilizzata fra le particelle del cervello.
Verranno altri nuovi pensieri
e formeranno nuove menti
che cercheranno l’altra mente nel cervello.
Tutto ci sembra già accaduto
e a niente più faremo caso
e solo il presente sarà il passato.
Prendere tutto e fuggire
da tutte le particelle, da tutto il sangue
e trovare altre nuove strade
che non incise da altri passi
docilmente si faranno percorrere
senza dire che quei passi sbagliano.
E l’uomo certamente è uomo
con perché e forse
e vive, e vive, e muore sempre.

UN CUORE
Un cuore
batte nel corpo vuoto.
Non più il sangue
riscalda le membra vizze
ma il cuore batte
batte l’aria!
Il sangue
seminato dalle ferite
dagli amori lasciate
ha riempito le impronte
che una vita
per il proprio cammino
riuscì ad imprimere.
La terra
spugna mai sazia
ha assimilato
quelle orme ricolme
e al mattino
solo v’è rimasto
quel colore rosso
che brilla al sole.
Rugiada della notte
che al giorno fuggi
nasconderai per la cecità
agli occhi donata
da un sole troppo vivo
le immagini dei ricordi.

SERENO
Uno spiraglio
nel cielo si apre:
sorrisi sinceri
e nuovi occhi splendenti.
La tempesta è passata
trascorsa nel vortice
di lampi e tuoni e pioggia.
L’acqua stagna
nelle asperità del terreno
e nelle conche delle strade
mentre le nubi fuggono lontano
a gettare vecchie paure
nel cuore che piange
a gettare vecchie felicità
nel cuore arido.
Ma l’arcobaleno
cosa vuole?
Arriva il sereno!

IDEE
Il peso di questa aria
sostiene le idee
che vivono cibandosi di menti.
Rimangono crani vuoti
e le idee volano da altri crani
cibandosi di altre nuove sostanze.
Le menti vuote
dondolano dentro ai crani vuoti
e le idee rimangono sospese, appesantite
Delle bocche si aprono
mangiano queste idee
e gli stomachi si gonfiano
ma i crani rimangono vuoti.
Dei pupazzi
si vanno a poco a poco formando
mentre le idee si moltiplicano
vivendo staccate dalle menti
che cercano invano di afferrare.
Le pupille degli occhi
sono formate
da innumerevoli puntini luminosi
che si confondono con altri puntini
sostenuti dal peso di questa aria.

PRIMO MAZZETTI
Gli operai del Comune
con vanghe e piccone
hanno rotto la lapide
e riscavato la fossa
hanno trovato il logoro legno:
Così ho visto “resuscitare” mio padre.
Ho visto tutte le sue ossa
e il suo cranio rotto.
Oltre al suo lavoro
dette anche la vita
e ancora
non è stata fatta giustizia.
(Vive ancora la società capitalista!)
Ma il cervello ragiona
e il sentimento percepisce
già nel sangue utopie
dove i poveri sono ricchi
e realtà trasformate scientificamente
diventano nuove realtà da sviluppare.
Con la compagine che poco gioisce
ma tanto lavora e soffre
la fierezza consapevole avanza
a milioni di volti sorride
e lotta dura senza paura
in modo di vivere
e non più morire.

LA VITA
Senza il sogno
la vita cosa sarebbe?
Sarebbe una vita
troppo, troppo terrestre.
E tu sei
la parte di vita
dove il sogno fantastico
illumina il mio cielo nuvoloso

L’IDEALE
Il numero degli anni non determina
il superamento dell’Ideale.
E’ l’Ideale che scandisce anche il tempo
e il tempo è continuamente vecchio e superato.
 
Quarto di copertina: Renzo Mazzetti – operaio comunista – nasce a San Miniato in provincia di Pisa il 25.11.1948. Mentre frequenta la quinta elementare, suo padre Primo muore lavorando nella conceria di Ponte a Egola, mentre la madre Rita Rossi muore nel 1983 a Fucecchio dopo un intervento chirurgico. Inizia a lavorare all’età di 15 anni nel calzaturificio a Castelfranco di Sotto e poi nella conceria a Santa Croce sull’Arno. Per 20 anni dipendente della Piaggio di Pontedera, lavora alla catena di montaggio del ciclomotore “CIAO”. Nella CGIL partecipa alle lotte dell`autunno caldo. Subisce la cassa integrazione. Nella Casa di Riposo di San Miniato assiste per 15 anni le persone anziane. Nel contempo, negli anni 1970-90, eletto nelle Istituzioni locali, è Sindaco (per una legislatura) del Comune di Montopoli in Val d’Arno. Dal 2004 lavora a Careggi di Firenze in qualità di Operatore Scio Sanitario nel comparto operatorio del Pronto soccorso e nella Medicina Generale. Nell’agosto 2007 si ritira dal lavoro dipendente, continua a coltivare con entusiasmo i propri intimi sentimenti, gli ideali, gli studi filosofici e letterari.
- FINE -



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