WROCLAW

 

giovedì, 19 aprile 2018

WROCLAW

Intellettuali erano profondamente nell’anima e Jorge Amado, uno dei tanti creatori, è al Congresso per la Pace nel quarantotto del dopo seconda guerra mondiale. Non ricordo da quale parte del pianeta si trovasse, certamente sulle ali della fantasia, per sentieri futuri verso i risorti, non certificati ma fortemente avversati dai poteri ogni-presenti locali e dai mondiali fondi dei soldi onnipotenti, certamente inumani. Però il germe ribelle ribolle nell’umano sangue: * Vi ricordate quel diciotto Aprile in Famosi Aprile? E, seppur della tremolante e debole consumata candela, il lume? (Ricordo da un racconto di Vasco).

 

 

 

SIMON LEGREE FAVOLA NEGRA

La casa di Simon Legree era bianca e verde.

I suoi campi di cotone erano i più rigogliosi.

Aveva i cavalli robusti e gli armenti ingrassati,

e cani superbi legati a grosse catene.

La soffitta della sua casa era piena di cose strane:

C’erano libri di magìa, sacchi pieni d’oro,

e zampe di conigli infilate a uno spago.

Ma se ne andò all’inferno col Diavolo.

Legree portava un vestito con i bottoni d’oro,

un colletto di pelle di serpente, una camicia rosso sangue,

Legree aveva una barba che sembrava di capra,

un collo grasso e peloso, gli occhi sporchi,

e aveva un dente lungo, e sempre molto appetito.

Quasi a ogni pasto mangiava carne cruda

e rotava gli occhi finché il gatto strillava.

Il suo pugno era enorme e faceva male

ai poveri negri che gli dicevano bugie.

Era certamente uno stregone travestito

ma se ne andò all’inferno col Diavolo.

Portava stivali alti fino alle natiche

perché ogni giorno passava nel guado

per catturare gli schiavi fuggiti.

Ma se ne andò all’inferno col Diavolo.

Bastonò a sangue il povero zio Tom

e lui implorò Legree fino all’ultimo respiro.

Poi zio Tom se ne andò all’altro mondo

dove ci sono santuari luminosi.

Simon Legree stette fisso a guardare,

digrignò il dente, batté a terra i talloni,

e se ne andò all’inferno col Diavolo.

Attraversò il cortile sotto un’oscura tempesta,

arrivò nella sua stanza e disse:

“L’ho ucciso, non me ne importa”.

Dette un calcio al cane, cominciò a bestemmiare,

si strinse la cintura, prese in mano una lampada,

scese nella cantina piena di ragnatele

e in mezzo al pavimento ammuffito

sollevò una tavola, ruppe una porta,

e se ne andò all’inferno col Diavolo.

La lampada si spegneva, i suoi occhi brillavano,

Simon Legree scendeva nella notte

all’inferno, all’inferno col Diavolo.

Simon Legree finalmente arrivò

dove c’era una metà di tutto il genere umano.

Vide il Diavolo seduto su un trono

che rosicchiava un osso di prosciutto.

Allora disse al signor Diavolo:

“Vedo che hai parecchio da mangiare.

Un osso di prosciutto è una cosa molto dolce.

Vedo che hai i piedi di leone,

vedo che sei molto grasso e distinto,

vedo che bevi il vino avvelenato

fatto di trementina e di sangue”.

E il Diavolo disse a Simeon Legree:

“Il tuo modo di parlare mi piace.

Vieni a sederti e dividiamoci il trono:

urleremo e faremo baldoria”.

Così si sedettero e digrignarono i denti

e si misero in testa una corona di viticci.

Adesso giocano a soldi, si divertono al poker,

e il vecchio Legree è molto grasso e distinto:

mangia fuoco e beve vino

fatto di trementina e di sangue.

All’inferno, all’inferno col Diavolo

All’inferno, all’inferno col Diavolo

All’inferno, all’inferno col Diavolo.

-Vachel Lindsay-

Vedi: EGUAGLIANZA (3 Aprile 2018)

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