IL TRONO
mercoledì, 20 dicembre 2017
IL TRONO
La qualifica che si dettero i Savoia fu: Re d’Italia per
grazia di Dio e per volontà della nazione. La “grazia di Dio” era per casa
Savoia e ribadiva l’affermazione del diritto divino, secondo cui il trono
veniva concesso da Dio a famiglie o privilegiati. La “volontà della nazione” fu
una menzogna perché, di fronte alla creazione del regno in Italia, le larghe
masse popolari non ebbero possibilità di esprimere la loro opinione essendo
escluse, di fatto, dal diritto di voto. Perché? Il re, con i tanti diritti
riservatisi, si riservò anche quello di fare la legge sull’elettorato. Con la
legge del marzo 1848, potevano votare i cittadini (non le cittadine!) di anni 25
compiuti, possessori di titolo di studio e capaci di poter pagare in un annuo
un censo non minore di lire quarantanove di Piemonte, di saper leggere e
scrivere. Perciò, oltre al reddito non “indifferente” c’era l’esclusione quasi
completa del popolo dal voto, per la povertà dilagante e per l’analfabetismo
che partiva dal 50% nella popolazione del Nord fino ad arrivare al 90% in
quella della Sicilia. La Camera dei Deputati ebbe una composizione
conservatrice e retriva, figurarsi com’era quella del Senato, di nomina regia e
con il censo se raggiungeva certe notevoli cifre, era bastevole, di per sé
solo, a costituire titolo per la nomina a senatore. (Ricordo da un racconto di
Rita).
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