SETTANTASEIMILACINQUECENTO EROI

 

mercoledì, 26 aprile 2017

SETTANTASEIMILACINQUECENTO EROI

L’Armata Rossa non teme le difficoltà della Lunga Marcia. I diecimila fiumi e le mille montagne sono soltanto uno scherzo. Le Cinque Catene, un semplice sentiero di foglie secche. Gli immensi monti Wumeng, piccole palle di gomma. Le nostre armate hanno superato tutto il male, ogni volto si apre al sorriso. Il compagno Mao? Immortale! Grazie! Ribelli! (Ricordo da un racconto di Therios).

 I  MIGLIORI  FIGLI
 

Quando è nata la Resistenza italiana?
 
La risposta è facile e sicura: essa è nata col fascismo stesso.
 Fin dal primo giorno, fin dalle prime manifestazioni di violenza delle camicie nere,
 violenza organizzata e armata contro il popolo,
 il popolo si è levato alla difesa, alla resistenza e alla lotta.
 Fin dal primo giorno la resistenza popolare fu la difesa non di semplici interessi di parte,
 ma della libertà del progresso e della dignità umana, e, per ciò stesso,
 dei più vitali ed essenziali interessi nazionali.

Questa lotta del popolo durò per tutto il venticinquennio fascista;

 conobbe drammatici alti e bassi, fasi di ardente speranza e di tetro sconforto;
 improvvisi balzi in avanti e lunghi periodi di ripiegamento.
 Questa lotta si spiegò in grandiosi movimenti di massa,
 come agli inizi del fascismo e durante il periodo Matteotti,
 e si restrinse spesso all’azione sotterranea di piccoli gruppi di audaci e di eroi;
 conobbe i più grandi martiri e le abiure più abiette.
 Essa si combatté con le armi in pugno,
 come nel 1921-22 in Italia e come nel ‘36-’38 in terra di Spagna,
 e con la propaganda, i manifestini e i giornali clandestini, fatti circolare fra gli iniziati;
 e fu intessuta dei sacrifici, delle sofferenze e del sangue dei nostri figli migliori.
 Lotta di uomini e di donne, di intelligenze e di cuori, essa fu fatta di grandi audacie
 e di sottili astuzie, e seppe non disdegnare le sferzate dell’epigramma
 e nemmeno la pungente ironia della barzelletta.
 Di questa lotta, la partigianeria fu il coronamento felice e vittorioso,
 perché in essa si realizzarono e si riassunsero tutti gli aspetti
 e tutti i motivi politici sociali nazionali e umani
 apparsi durante la Resistenza antifascista del venticinquennio.
 

Perché l’Italia fosse di nuovo libera e una dalla Sicilia alle Alpi,

 presero le armi 462 mila partigiani e patrioti.
 Di essi 76.500 caddero sul campo di battaglia o nel martirio.
 Essi chiedono ai compagni di lotta sopravvissuti,
 agli italiani cui il loro sacrificio ha ridato la libertà e dignità di cittadini,
 di non frustrare il loro sacrificio,
 di restare fedeli agli ideali per cui assieme si combatté e si soffrì,
 di continuare per la strada aperta dal loro eroismo e dal loro sacrificio
 e al cui termine essi videro, morendo,
 un’Italia unita e rinnovata nella libertà e nel lavoro,
 non matrigna ma madre amorosa e premurosa di tutti i suoi figli.
 Sappiamo ricordare sempre questa consegna;
 sappiamo realizzare questo testamento dei nostri morti:
 eleveremo, così il miglior monumento alla loro gloria ed alla loro memoria.
 -LUIGI LONGO-


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