EVVIVA IL SINDACO DI NAPOLI
domenica, 12 marzo 2017
EVVIVA IL SINDACO DI NAPOLI
Pasolini scrisse una volta di preferire “la povertà dei napoletani al benessere della Repubblica italiana”, posso essere d’accordo con Pasolini se per “povertà” intendeva non già una coazione della storia ma un modo di vivere che rinnegasse quel falso e fraudolento benessere degli anni passati; però, a Napoli, la povertà è tutt’altra cosa che una libera scelta: è miseria e fame e condanna e sopruso dei pochi che hanno tutto sui molti che non hanno niente; inoltre, uno può rifiutare sia l’ignoranza dei napoletani sia le scuole della Repubblica italiana, perché fra le due negatività si può respingere tranquillamente, anzi con disperazione, sia l’una sia l’altra. E poi l’ignoranza, al contrario di un certo tipo di analfabetismo innocente, è sempre la figlia imputtanita di tragici imbrogli sociali. (Meditazione su: “Undici sonetti napoletani” di Luigi Compagnone, Almanacco P.C.I. ‘78).
Vènghino e apprezzino: Rione Traiano.
Il meglio della nostra civiltaglia,
la grande reggia della Vermicaglia.
Passa il sacrista con l’incenso in mano.
Viva il sacrista e viva il parrocchiano.
Viva la fanga che ci dà l’erbaglia
per l’insalata di questa marmaglia.
Viva la puzza del Rione Traiano,
pregiata fogna d’urbanisticaglia,
ed evviva il rachitico ed il nano
e l’acqua santa per la puttanaglia
e la fame e la rogna e la scippaglia
e la giustizia di Castelcapuano.
-Luigi Compagnone-
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