IL GRANDE CANTO

mercoledì, 15 febbraio 2017

IL GRANDE CANTO

Eravamo il fanalino di coda dell’economia. La notizia giornalistica con tutti quei “sarebbe”, “avrebbe”, “potrebbe”, per esaltare la ripresa economica e rivolti allo sviluppo, era corretta, era vera? Non è dato sapere, ma è certo, però, che generavano l’incomprensione ai più, avversione ai meno, approvazione ai più dei meno perché, dopo il pesante bombardamento di notizie, si poteva rilevare un’adesione, quasi totale, all’ottimismo del governo. La notizia giornalistica, poteva essere utilizzata dalla statistica, come fatto sociale e da menzogna poteva diventare una verità, una notizia politicamente corretta, diventare con certezza una vera notizia. Il male della notizia definita “politicamente corretta” tutto infestava senza ritegno, senza alcuna coscienza. Nel frattempo il grande canto di Francesco Gabbani esplodeva nell’intelligenza moscia con le risposte facili e la scimmia dava l’allarme, ballando cercava il pensiero. Molto tempo prima il compagno Corrado Tincolini, nell’intervento al Congresso di Marti, avversava la cancellazione del “trattino” posto tra la parola marxista e quella leninista perché s’andava nell’oscurità. Nell’oscurità? Ma non era nell’immensità? (Ricordo da un racconto di Bicefalo).

PIANTO PER GAZA
Non c’è l’arte
che immortala Gaza
moderna Guernica,
cosa avvenne?
Non solo lacrime
angoscia e sangue
per Spagna Repubblica aggredita,
sangue e distruzione mondiale.
E voi eredi, assassini di Gaza,
noi nei campi di sterminio
a noi dono salvezza
e terra dei senza Stato.
Non siete più Ebrei,
i vostri antichi martiri
si disperano e accolgono nel pianto
le spoglie dei vostri crimini.
-Renzo Mazzetti- (martedì 29 luglio 2014, ore 18)

 Vedi:   L’ORATORIO (3 Febbraio 2017)



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