CENTO PASSI

mercoledì, 23 marzo 2016



ANEMONE


CENTO PASSI

Sei andato a scuola, sai contare? Si so contare. E sai camminare? So camminare. E contare e camminare insieme lo sai fare? Credo di sì. Allora forza, conta e cammina… 1, 2, 3, 4…  Ma dove stiamo andando? … conta e cammina… 95, 96, 97, 98, 99, 100… Lo sai chi ci abita qui? Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi. Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio. Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare. Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell’ambiente da lui poco onorato. Si sa come si nasce ma non come si muore e non se un’ideale ti porterà dolore. Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura contando cento passi lungo la tua strada. Noi ci dobbiamo ribellare. Poteva come tanti partire. Lui decise di restare e lottare. Peppino, i compagni, la politica, lotta continua. Piansi: i cento passi, uno dei pochi film dove entrai nello schermo e, a sorpresa, piansi, piansi per l’impotente rabbia. Il pianto dello spettatore, del comunista ugualmente colpito, che non può fare niente. Piansi con lacrime scroscianti alla vista della pietra che colpiva, micidiale, criminale. Piansi alla vista delle mani assassine, inumane. (Ricordo da un racconto di Therios).

VIA  DEI   GEORGOFILI
(poesia scritta per commemorare le vittime dell’attentato del 1993)
Nessuna stella in cielo, solo una nube nera
In quella notte calda di fine Primavera.
Lei ti guarda stanca, seduta sul tuo letto;
in piedi nella stanza finivi un tuo progetto.
”Ancora qualche istante, cinque minuti appena,
poi sarò lì con te, ti gratterò la schiena
e sogneremo insieme per una notte intera,
in questa notte calda di fine Primavera
io e te, io e te, io e te”.
Stringevi forte in pugno la tua matita nera
In quella notte calda di fine Primavera
E lei ti sorrideva sdraiata sul tuo letto
Vedendoti giocare a fare l’architetto
”Studiare e disegnare è questa la mia vita
ancora qualche esame e poi sarà finita
e sogneremo insieme per una notte intera…”
era una notte assurda di fine Primavera…
D’un tratto nella stanza salì una nube nera
in quella notte calda di fine Primavera
e tutti i tuoi disegni sulla tua scrivania,
figli dei tuoi sogni della tua fantasia
bruciarono in lampo senza nessun preavviso
sparirono nel fumo insieme al tuo sorriso…
E il cielo fu squarciato dall’urlo che saliva
E tanta gente in piazza piangeva ed applaudiva
La notte che Firenze s’accorse d’esser viva.
Viva, viva, viva.
 -Francesco Mannucci (Checco)-

Vedi: CONCEZIONI (8 marzo 2016) 

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