CORO DI PACE
giovedì, 22 ottobre 2015
CORO DI PACE
L’orto vuole l’uomo morto: è il detto ricorrente in cui la parola “morto” è il significato metaforico che raffigura una grande fatica; eppure esprime una naturale gioia di vivere unica, ineguagliabile in altri ambienti; il canto degli uccelli che svolazzano di ramo in ramo, che saltellano di zolla in zolla; è canto perfino il rumore di un pomodoro e di una gemma che cadono a terra sotto una beccata. La totalità del vivere, l’universale miracolo di morire e rinascere, farsi seme e riprodursi, con i cicli delle stagioni, esalta la fecondità della terra, madre di tutti. E quello strano contadino che pur nella fatica cantava? Semplice simbiosi o empatia? No, qualcosa di più: Libertà individuale vissuta nell’essenza armonica con i gatti e gli uccellini, le lucertole, gli insetti e le lumache, i pomodori e le melanzane, i cavoli e i carciofi, il fico, il pesco, il susino, il pero e il mandorlo: coro di pace nell’amore. (Tratto dai racconti di Maya).
COS'E' LA POESIA?
Cos’è la poesia?
Cos’è questo momento che racchiude in sé il succo di un’anima, il frutto di una coscienza, la storia di un sentimento?
Forse è come un quadro. Uno splendido quadro da penetrare con ardore e semplicità. Da assecondare e assimilare.
Sì forse. Ma più di tutto la poesia è una lingua, una misteriosa e magica lingua. E’ il linguaggio che si sprigiona dall’animo più profondo. Quel sublime fluido che si trasforma in frasi, parole, sospiri. E’ una lingua difficile a comprendersi perché non esistono vocabolari, dizionari o traduttori vari. E’ una lingua misteriosa e per molti impenetrabile. E’ lingua della coscienza, della vita di una persona. E solo con una chiave magica è possibile sprofondare nei meandri della poesia. Solo con la chiave rara chiamata AMORE!
Poiché solo amando chi usa la POESIA, si può capirla divenendo noi stessi parte di essa, divenendo così anche noi POESIA.
-Francesco Mannucci (Checco)-
Vedi: OLISTICO SAPERE (9 settembre 2015)
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