VIVA LANDINI

 

sabato, 15 novembre 2014

VIVA LANDINI

Tutto il paese passava le serate alla Casa del Popolo. Nella grande sala si guardava e si giocava a carte ascoltando anche la televisione: “…in Italia ci sono tanti sindacati e non sono tutti uguali, così come non è tutta uguale la politica. Difronte alla complessità dei problemi bisogna distinguere perché semplificare non serve a nulla e le generalizzazioni sono dannose. Frequentando le fabbriche e i lavoratori, una situazione così difficile e complicata non l’ho mai vista e soprattutto ciò che io vedo è una competizione tra le persone che per vivere dovono lavorare che non c’è mai stata. L’obiettivo di fondo, in particolare per un sindacato, è impedire che ci sia competizione tra lavoratori e persone per poter lavorare e vivere. Lavorare dovrebbe essere un diritto, perché dovresti essere una persona anche nei luoghi di lavoro. Aggiungo anche un’altra cosa che va chiarita, ed è che io non sono il sindacato, io sono una persona che ha cominciato a lavorare, che poi ha fatto il delegato sindacale e che oggi fa il sindacalista. Ma il sindacato non sono io né la Camusso né qualcun altro. Il sindacato esiste se le singole persone che lavorano chiedono collettivamente di organizzarsi per provare a cambiare la propria condizione. Io continuo a pensare che il singolo lavoratore, la singola persona che deve lavorare che di per se è dipendente non è uguale all’imprenditore. L’imprenditore, proprio perché è imprenditore, ha dei poteri talmente alti…” ci vuole un difesa collettiva -interrompe la Innocenzi-. Poi Landini prosegue: “… o ci si organizza insieme collettivamente, anche cambiando l’organizzazione sindacale se così com’è non va bene, o il lavoratore e la persona da soli non contano nulla…”. Albertino posa le carte sul tavolino, alza il bicchiere e brinda: “Viva Landini”. Silenzio, grida uno seduto davanti al televisore. (Ricordo da un racconto di (Tirella).

    SOGNAI UN MONDO
Sognai un mondo senza deboli e grassi
senza dollari, senza franchi e pesete,
dove non c'erano frontiere,
non c'erano governi bugiardi,
non c'erano missili e giornali che puzzano.
Sognai un mondo dove ancora tutto primordialmente
si arriccia come il ciliegio selvatico alla rugiada
gremito di usignoli e di tordi;
dove tutti i popoli erano in fratellanza e parentela,
dove non c'era la calunnia,
non c'era l'oltraggio,
dove l'aria era pulita come di mattina sul fiume...
-Eugenij Aleksandrovic Evtushenko- 

Vedi: DALLA FOCE ALLA MONTAGNA (7 novembre 2014).

 

 

 


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