UN RUGGITO ULTRATERRENO
giovedì, 2 ottobre 2014
UN RUGGITO ULTRATERRENO
L’elmo che viene fissato sulla testa del pilota non solo è
munito di microfono e di cuffia, ma anche di una visiera cui è annesso un
apparecchio di riscaldamento contro le improvvise incrostazioni di ghiaccio, di
un apparecchio per l’ossigeno e di un registratore che segnala le deficienze di
ossigeno. Questo complicato sistema di “cordoni ombelicali” è collegato al
sistema elettrico dell’apparecchio e così, incorporato nel meccanismo stesso
del suo aereo, in continuo contatto-radio con la terra, l’uomo parte per il
cielo. Charlie Chaplin, che alla catena di montaggio insorge contro la
tirannide della macchina, gettando lo scompiglio nell’organizzazione del
lavoro, ci appare, quando si pensi al pilota supersonico, come il simbolo di
una rivolta che oggi non sarebbe più possibile. Infatti questo “uomo
supersonico”, sebbene gli sia ancora concesso un minimo di libertà e di facoltà
di ribellione, non è più un contrapposto della macchina, bensì un essere già
completamente incorporato a sé dalla sua stessa creatura, ridotto a una parte
di essa. Si direbbe tuttavia che la macchina per parte sua vada evolvendosi
sull’esempio dell’uomo, affinando le proprie caratteristiche a sua somiglianza,
man mano che l’uomo la perfeziona diventa nevrotica e capricciosa, sfugge al
calcolo di ogni previsione. Chi ha sentito il rombo immane di un aereo a
reazione in partenza, quell’urlo quasi bestiale, a paragone del quale il
fragore dei soliti vecchi motori a scoppio è una bagattella, non può sottrarsi
all’impressione che là, sotto i suoi occhi, un essere vivo è venuto alla luce
con un ruggito disarticolato, ultraterreno.
Vedi: LEBUSTARELLE E IL MALTEMPO (23 giugno 2014).
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